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EDITORIALI

Barbados rinuncia a Elisabetta per Xi

Redazione

Il paese dei Caraibi vuole uscire dal Commonwealth. Dietro ci sarebbe la Cina

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La notizia dello stato di Barbados che rinuncia al riconoscimento della regina Elisabetta II per diventare una repubblica entro novembre non avrebbe a che fare soltanto con l’emancipazione dal Commonwealth. Secondo Tom Tugendhat, presidente conservatore del Comitato per gli Affari esteri della Camera dei comuni inglese, dietro ci sarebbero le pressioni di Pechino.  Tugendhat ha detto al Times che “la Cina usa gli investimenti nelle infrastrutture e la diplomazia del debito” per influenzare le posizioni politiche dei paesi tradizionalmente alleati di Londra, ma non ha dato altri dettagli a sostegno di questa convinzione. Abbiamo però degli indizi, che riguardano la strategia cinese finora adottata soprattutto con i paesi più piccoli. E specialmente nei Caraibi, dove da anni va avanti una campagna di Pechino per isolare diplomaticamente la Repubblica di Cina – cioè Taiwan.

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La notizia dello stato di Barbados che rinuncia al riconoscimento della regina Elisabetta II per diventare una repubblica entro novembre non avrebbe a che fare soltanto con l’emancipazione dal Commonwealth. Secondo Tom Tugendhat, presidente conservatore del Comitato per gli Affari esteri della Camera dei comuni inglese, dietro ci sarebbero le pressioni di Pechino.  Tugendhat ha detto al Times che “la Cina usa gli investimenti nelle infrastrutture e la diplomazia del debito” per influenzare le posizioni politiche dei paesi tradizionalmente alleati di Londra, ma non ha dato altri dettagli a sostegno di questa convinzione. Abbiamo però degli indizi, che riguardano la strategia cinese finora adottata soprattutto con i paesi più piccoli. E specialmente nei Caraibi, dove da anni va avanti una campagna di Pechino per isolare diplomaticamente la Repubblica di Cina – cioè Taiwan.

 

A riconoscere Taipei sono rimasti ormai una quindicina di stati sovrani, quasi tutti concentrati nei Caraibi: tra loro ci sono Haiti, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine e Santa Lucia. L’obiettivo del governo di Pechino è avvicinarsi quanto più possibile a questi paesi anche per poi dettare condizioni diplomatiche, per esempio il riconoscimento della “One China Policy”, cioè che esiste una sola Cina, ed è quella che fa capo a Pechino. Barbados è sempre stata più vicina a Pechino che a Taipei, ma negli ultimi anni i rapporti si sono rafforzati: l’anno scorso, per esempio, Barbados è entrata nella Via della Seta cinese, e come scrive Barbados Today, ci sono state da parte della Cina delle donazioni di tipo tecnologico, come i tablet per le scuole, e aiuti per affrontare l’emergenza Covid. E poi investimenti, in infrastrutture e commercio. Strappare all’influenza inglese  un piccolo paese come Barbados non è un gran risultato economico, ma di sicuro lo è come segnale geopolitico. E’ per questo che, al di là degli estremismi anticinesi e della teoria del nuovo “pericolo rosso” propugnata da Trump, ci sono dei piccoli segnali, in giro per il mondo, che andrebbero osservati con più attenzione. 

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