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E se per recuperare energia e voti Macron chiudesse En Marche?

Mauro Zanon

Il partito che lo ha portato alla vittoria nel 2017 non basta più, serve una nuova alleanza per unire la galassia moderata. Nomi e sigle per le prossime presidenziali

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Alcuni la chiamano “coalizione”, altri preferiscono parlare di “confederazione”, altri ancora di una “grande alleanza”. “Ma poco importa il nome”, ha detto Stanislas Guerini, presidente della République en marche (Lrem), il partito del presidente francese Emmanuel Macron. Il feroce regolamento di conti consumatosi lunedì tra i gueriniani e i fedelissimi di Pierre Person, numero due di Lrem dimessosi in polemica, è il preludio di un big bang che condurrà il partito macronista a far parte di una galassia centrista più ampia e inclusiva, che sosterrà l’attuale inquilino dell’Eliseo alle presidenziali del 2022. “L’obiettivo è costituire una forza centrale aperta e capace di allargarsi”, ha spiegato al Journal du dimanche il presidente dell’Assemblea nazionale Richard Ferrand, che in questa nuova organizzazione dovrebbe avere un ruolo di primo piano assieme a Guerini e soprattutto a François Bayrou, leader del MoDem e principale alleato di governo di Macron.

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Alcuni la chiamano “coalizione”, altri preferiscono parlare di “confederazione”, altri ancora di una “grande alleanza”. “Ma poco importa il nome”, ha detto Stanislas Guerini, presidente della République en marche (Lrem), il partito del presidente francese Emmanuel Macron. Il feroce regolamento di conti consumatosi lunedì tra i gueriniani e i fedelissimi di Pierre Person, numero due di Lrem dimessosi in polemica, è il preludio di un big bang che condurrà il partito macronista a far parte di una galassia centrista più ampia e inclusiva, che sosterrà l’attuale inquilino dell’Eliseo alle presidenziali del 2022. “L’obiettivo è costituire una forza centrale aperta e capace di allargarsi”, ha spiegato al Journal du dimanche il presidente dell’Assemblea nazionale Richard Ferrand, che in questa nuova organizzazione dovrebbe avere un ruolo di primo piano assieme a Guerini e soprattutto a François Bayrou, leader del MoDem e principale alleato di governo di Macron.

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La promozione di quest’ultimo ad Alto commissario alla pianificazione, organismo fondato da De Gaulle che Macron ha resuscitato per preparare la Francia dei prossimi dieci anni, “si iscrive in questo programma” di grande coalizione, ha confidato una fonte vicina all’esecutivo al Jdd. Senza il MoDem, la formazione macronista non avrebbe più la maggioranza assoluta in Parlamento. E Bayrou, forte di questo dato, ha chiesto delle contropartite adeguate. Come rivelato dal Jdd, all’Assemblea nazionale verrà ufficializzata nei prossimi giorni la nascita di un “intergruppo” che comprenderà Lrem, MoDem, ma anche Agir, la destra Macron-compatibile che fa capo al ministro della Cultura Franck Riester. L’intergruppo preparerà progetti di legge condivisi, ma l’ambizione degli strateghi di Macron è anche quella di convergere su investiture comuni in vista delle elezioni dipartimentali e regionali del prossimo anno.

 

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Nella macronia si parla di un “superamento” necessario di Lrem. Il partito che ha portato Macron alla vittoria nel 2017 non basta più, sia nella forma che nei contenuti. Una realtà che è emersa dalle ultime elezioni amministrative e che il capo dello stato francese ha riassunto con queste parole nel corso di un pranzo di inizio settembre: “Non mi occuperò delle questioni interne al partito, ma è ora di ricordare che il presidente ha bisogno di una maggioranza presidenziale. Dobbiamo allargarci, tornare all’energia collettiva degli inizi e andare ben al di là di En Marche”. Oltre al MoDem e ad Agir, le forze suscettibili di essere inglobate nella nuova galassia sono il Mouvement radical di Laurent Hénart, la République des maires del sindaco di Angers, Christophe Béchu, l’associazione Territoires de progrès formata da ex socialisti vicini al ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, ma anche alcuni sindaci in quota Républicains come il primo cittadino di Nizza Christian Estrosi.

 

Una delle menti della missione presidenziali 2022 ha detto al Jdd che si tratta di riunire “i moderati e i ragionevoli”, approfittando del solito spezzatino della sinistra, dei verdi che bisticciano e delle divisioni di una destra post gollista che non si è più ripresa dai tempi di Sarkozy. Dietro al progetto, stando alle informazioni del Jdd, ci sarebbe la figura di Philippe Grangeon, il consigliere speciale di Macron, un uomo “con il peso del mondo sulle spalle e una scintilla negli occhi”, come lo dipingono tra i marcheurs. In attesa di capire quali saranno le intenzioni di Pierre Person, Sacha Houlié e Aurore Bergé, i tre del “golpe mancato”, come lo chiama l’Obs, che hanno lasciato la direzione di Lrem, nel partito è già iniziata la riorganizzazione. Al posto di Person, ci sarà un duo formato dall’ex juppeista Marie Guévenoux e da Jean-Marc Borello. Al polo Idee, a sorpresa, è stata richiamata Sibeth Ndiaye, ex portavoce del governo, che sarà affiancata dall’attuale segretario di stato per gli Affari europei Clément Beaune.

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