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Barbara Lagoa alla Corte suprema sarebbe per Trump la scelta più logica

Donna, ispanica di Miami, conservatrice e giovane. Se il presidente scegliesse la giudice della Florida complicherebbe non poco gli agguerriti piani dei Dem

Matteo Matzuzzi

La favorita è Amy Coney Barrett, che però avrebbe difficoltà a passare in Senato. Puntare su Lagoa significherebbe avere un'arma in più per la campagna elettorale in Florida, stato conteso 

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Donald Trump ha assicurato che la nomina del nuovo giudice della Corte suprema è questione di giorni, “venerdì o sabato”, perché si deve rispettare il lutto e attendere che abbiano luogo i funerali di Ruth Bader Ginsburg, morta venerdì sera. Non si andrà oltre, visto che “chi ha i voti fa quello che vuole”. I conti, però, i repubblicani li stanno facendo, con il leader Mitch McConnell che si è assicurato il sostegno degli incerti Lamar Alexander, Rob Portman e Roy Blunt a fronte del no delle moderate Susan Collins – che in Maine si sta giocando una complicata rielezione – e Lisa Murkowski. I repubblicani possono permettersi di perdere tre voti, in caso di parità infatti deciderebbe tutto il voto del vicepresidente Mike Pence. Mitt Romney, che si oppone al presidente, non ha ancora fatto sapere cosa farà.  Trump ha promesso che sceglierà una donna, “perché preferisco loro agli uomini” e subito i giornali hanno tirato fuori dai cassetti le biografie di Amy Coney Barrett, già docente alla Notre Dame University, cattolica, sette figli di cui due adottati, amata dai movimenti pro life e meno dalle senatrici liberal, che quando si trattò di dare il via libera alla sua nomina come giudice federale andarono a rispolverare i suoi commenti ostili alla sentenza  Roe vs Wade che rese legale l’aborto negli Stati Uniti. Particolare non di scarso rilievo, anche Collins e Murkowski non manifestarono entusiasmo rispetto al profilo di Barrett, tant’è che due anni fa Trump preferì all’ultimo non nominarla per il posto lasciato vacante da Anthony Kennedy, e puntò su Brett Kavanaugh. 

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Donald Trump ha assicurato che la nomina del nuovo giudice della Corte suprema è questione di giorni, “venerdì o sabato”, perché si deve rispettare il lutto e attendere che abbiano luogo i funerali di Ruth Bader Ginsburg, morta venerdì sera. Non si andrà oltre, visto che “chi ha i voti fa quello che vuole”. I conti, però, i repubblicani li stanno facendo, con il leader Mitch McConnell che si è assicurato il sostegno degli incerti Lamar Alexander, Rob Portman e Roy Blunt a fronte del no delle moderate Susan Collins – che in Maine si sta giocando una complicata rielezione – e Lisa Murkowski. I repubblicani possono permettersi di perdere tre voti, in caso di parità infatti deciderebbe tutto il voto del vicepresidente Mike Pence. Mitt Romney, che si oppone al presidente, non ha ancora fatto sapere cosa farà.  Trump ha promesso che sceglierà una donna, “perché preferisco loro agli uomini” e subito i giornali hanno tirato fuori dai cassetti le biografie di Amy Coney Barrett, già docente alla Notre Dame University, cattolica, sette figli di cui due adottati, amata dai movimenti pro life e meno dalle senatrici liberal, che quando si trattò di dare il via libera alla sua nomina come giudice federale andarono a rispolverare i suoi commenti ostili alla sentenza  Roe vs Wade che rese legale l’aborto negli Stati Uniti. Particolare non di scarso rilievo, anche Collins e Murkowski non manifestarono entusiasmo rispetto al profilo di Barrett, tant’è che due anni fa Trump preferì all’ultimo non nominarla per il posto lasciato vacante da Anthony Kennedy, e puntò su Brett Kavanaugh. 

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Ecco perché, nelle ultime ore, sta scalando posizioni Barbara Lagoa, giudice federale della Florida, 53 anni, di origini cubane. La logica, ammesso che il presidente ne segua una, indica che per il Partito repubblicano non potrebbe esserci scelta migliore: studi alla Columbia, nel 2019 è stata nominata giudice della Corte suprema del suo stato  (la più giovane di sempre), prima di essere designata da Trump quale giudice d’appello federale per l’undicesimo circuito. Il Senato  diede il via libera con una maggioranza trasversale, 80 a 15. Al di là del curriculum, è la storia di Lagoa a renderla il candidato più logico: in una contesa che a Capitol Hill si preannuncia senza precedenti, con il leader democratico Chuck Schumer che avverte “ogni opzione è sul tavolo”, è più agevole mandare davanti al temibile comitato incaricato di vagliare i nomi proposti per le cariche giurisdizionali federali chi davanti a quel tavolo c’è già stato. E Barbara Lagoa passò indenne l’esame.

 

Il suo nome è sponsorizzato nelle ultime ore dai membri repubblicani della Florida, non per mero campanilismo. Molto più banalmente, hanno spiegato alla Casa Bianca che puntare su una giudice donna originaria di Cuba darebbe respiro alla campagna del partito (e del presidente) in uno stato da sempre decisivo per la vittoria finale e che anche stavolta, stando ai sondaggi, è diviso a metà tra Biden e Trump. Inoltre, Lagoa complicherebbe il piano di battaglia approntato dai democratici: la più agguerrita e competente tra i membri della commissione senatoriale è Kamala Harris, che fece sudare non poco Kavanaugh nel 2018 con un interrogatorio degno delle migliori serie tv. Stavolta, il lavoro sarebbe più difficile: attaccare un’ispanica, e poi andare a fare campagna elettorale tra gli ispanici in stati incerti, risulterebbe molto complicato. I repubblicani lo sanno, e il governatore della Florida Ron DeSantis ha già dato la sua benedizione: “Barbara Lagoa rappresenta l’essenza di ciò che un giudice dovrebbe essere”. Trump inizia a farci più d’un pensierino: “E’ una persona straordinaria. Ho sentito parlare molto di lei. E’ ispanica e molto rispettata… Miami… Molto rispettata”. 

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