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Editoriali

La normalizzazione galoppa in medio oriente

Altri “cinque o sei” paesi arabi pronti a fare accordi di pace con Israele

Redazione

E' probabile che il prossimo sia l'Oman, che ha già ottimi rapporti con Gerusalemme.  I palestinesi sono allibiti e ieri hanno minacciato di uscire dalla Lega araba, ma che possono dire? Cade la maschera della grande ipocrisia, i paesi arabi scoprono che si può fare la pace con Israele anche se è governata dal detestatissimo (dalla piazza araba) Netanyahu

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Ieri durante la cerimonia alla Casa Bianca per la firma del trattato di normalizzazione fra Israele e due stati arabi, gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, il presidente Trump ha annunciato che ci sono “altri cinque o sei paesi arabi” pronti a fare lo stesso passo. Effetto domino dunque, ci si aspetta che arriveranno altri a firmare accordi di pace storici, un paese dopo l’altro, con gli occhi sul gigante silenzioso, l’Arabia Saudita, che per ora non ha promesso nulla (anche se ha dato il permesso di sorvolo agli aerei di linea israeliani). E’ probabile che il prossimo sarà l’Oman, che ieri aveva mandato un suo rappresentante alla cerimonia e che in ogni caso ha già ottimi rapporti con Israele – il primo ministro Benjamin Netanyahu è andato in visita a Muscat nel 2018. I palestinesi sono allibiti e ieri hanno minacciato di uscire dalla Lega araba, ma che possono dire? Cade la maschera della grande ipocrisia, i paesi arabi scoprono che si può fare la pace con Israele anche se è governata dal detestatissimo (dalla piazza araba) Netanyahu. La Turchia inviperita accusa gli Emirati di avere tradito la causa palestinese perché apriranno un’ambasciata in Israele – ma è un’accusa poco seria perché la Turchia ha già un’ambasciata in Israele, che affaccia sulla bella spiaggia di Tel Aviv. Anche il Qatar, che è avversario di Emirati e Bahrein e quindi non è allineato a questa svolta per ora, ha dato segnali importanti e ha detto che Hamas nella Striscia di Gaza non potrà fare conto sui  soldi qatarini per sempre – quando hanno sentito queste parole, quelli di Hamas hanno subito rinnovato la tregua con gli israeliani.  Il fatto che i sauditi siano gli ultimi in questo effetto domino in parte è scontato, il paese non è così pronto e i Saud devono gestire con cura il loro posizionamento, che ha un valore simbolico enorme nel mondo arabo. In parte è il segno che questa pace passa per il prato della Casa Bianca ma è negoziata altrove, il fattore unificante è altrove. Anche se Trump ha una presa indubbia sul principe Mohamed Bin Salman, sospettato di avere ordinato l’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi. “Gli ho salvato il culo”, dice Trump ai suoi – come racconta il solito imperdibile Woodward. 

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Ieri durante la cerimonia alla Casa Bianca per la firma del trattato di normalizzazione fra Israele e due stati arabi, gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, il presidente Trump ha annunciato che ci sono “altri cinque o sei paesi arabi” pronti a fare lo stesso passo. Effetto domino dunque, ci si aspetta che arriveranno altri a firmare accordi di pace storici, un paese dopo l’altro, con gli occhi sul gigante silenzioso, l’Arabia Saudita, che per ora non ha promesso nulla (anche se ha dato il permesso di sorvolo agli aerei di linea israeliani). E’ probabile che il prossimo sarà l’Oman, che ieri aveva mandato un suo rappresentante alla cerimonia e che in ogni caso ha già ottimi rapporti con Israele – il primo ministro Benjamin Netanyahu è andato in visita a Muscat nel 2018. I palestinesi sono allibiti e ieri hanno minacciato di uscire dalla Lega araba, ma che possono dire? Cade la maschera della grande ipocrisia, i paesi arabi scoprono che si può fare la pace con Israele anche se è governata dal detestatissimo (dalla piazza araba) Netanyahu. La Turchia inviperita accusa gli Emirati di avere tradito la causa palestinese perché apriranno un’ambasciata in Israele – ma è un’accusa poco seria perché la Turchia ha già un’ambasciata in Israele, che affaccia sulla bella spiaggia di Tel Aviv. Anche il Qatar, che è avversario di Emirati e Bahrein e quindi non è allineato a questa svolta per ora, ha dato segnali importanti e ha detto che Hamas nella Striscia di Gaza non potrà fare conto sui  soldi qatarini per sempre – quando hanno sentito queste parole, quelli di Hamas hanno subito rinnovato la tregua con gli israeliani.  Il fatto che i sauditi siano gli ultimi in questo effetto domino in parte è scontato, il paese non è così pronto e i Saud devono gestire con cura il loro posizionamento, che ha un valore simbolico enorme nel mondo arabo. In parte è il segno che questa pace passa per il prato della Casa Bianca ma è negoziata altrove, il fattore unificante è altrove. Anche se Trump ha una presa indubbia sul principe Mohamed Bin Salman, sospettato di avere ordinato l’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi. “Gli ho salvato il culo”, dice Trump ai suoi – come racconta il solito imperdibile Woodward. 

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