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Così è cambiato il populismo tedesco, ora più piccolo e più estremo

Daniel Mosseri

I risultati dello studio della Fondazione Bertelsmann sugli ultimi venti mesi dell’AfD e sul sentimento antisistema in Germania

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Berlino. Secondo uno studio diffuso dalla Fondazione Bertelsmann, in Germania l’apice del populismo è già stato superato. Tornando sulla ricerca condotta nel 2018, gli studiosi dell’istituto di Gütersloh hanno dato una misura precisa del fenomeno: “Se a novembre 2018 un elettore su tre aveva un atteggiamento populista (33 per cento), a giugno 2020 ce l’aveva solo un elettore su cinque (20 per cento)”. Nello stesso periodo, la percentuale di elettori non populisti è passata dal 31,4 al 47,1 per cento. Ma come si misura il populismo? Assieme al Centro di scienze sociali di Berlino (WZB), la Bertelsmann ha sviluppato un “barometro” affidando poi a YouGov l’incarico di condurre diecimila interviste.

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Berlino. Secondo uno studio diffuso dalla Fondazione Bertelsmann, in Germania l’apice del populismo è già stato superato. Tornando sulla ricerca condotta nel 2018, gli studiosi dell’istituto di Gütersloh hanno dato una misura precisa del fenomeno: “Se a novembre 2018 un elettore su tre aveva un atteggiamento populista (33 per cento), a giugno 2020 ce l’aveva solo un elettore su cinque (20 per cento)”. Nello stesso periodo, la percentuale di elettori non populisti è passata dal 31,4 al 47,1 per cento. Ma come si misura il populismo? Assieme al Centro di scienze sociali di Berlino (WZB), la Bertelsmann ha sviluppato un “barometro” affidando poi a YouGov l’incarico di condurre diecimila interviste.

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Il barometro è composto da otto affermazioni del tipo: “Preferirei essere rappresentato da un cittadino che da un politico di professione”, “Le differenze politiche tra élite e il popolo sono molto più grandi che all’interno del popolo”, e ancora “Un compromesso in politica significa in realtà svendere un principio”. L’intervistato ha quattro possibilità di risposta: dall’accordo totale al disaccordo più completo. Per un massimo di cautela, solo chi sostiene tutte e otto le posizioni viene contato tra i populisti, laddove il non populista è chi respinge almeno la metà delle otto asserzioni. Capita la metodologia, resta da capire cosa sia successo in Germania negli ultimi venti mesi per avere risultati così diversi.

 

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Tra le principali cause del calo, i ricercatori mettono la buona gestione della crisi del coronavirus da parte del governo di Angela Merkel. Un lavoro senza allarmismi, con il portafoglio aperto e la sicurezza degli operatori sanitari al primo posto, che ha permesso di rafforzare il sentimento anti populista, percepito già in declino dall’inizio del 2019. A beneficiarne è stato soprattutto il centro dello schieramento politico. In termini politici, i nuovi accenti democratici, scrivono i ricercatori, hanno impedito alle forze moderate di scivolare verso destra; Cdu-Csu e Liberali hanno anzi riconosciuto come un errore le fughe del passato a rincorrere AfD (come fatto per esempio dai cristiano-sociali in Baviera nel 2018, senza successo).

Ecco dunque spiegata l’ira funesta della cancelleria quando lo scorso febbraio in Turingia i suoi elessero un premier regionale liberale votando assieme ai deputati di AfD. La mossa andava contro la strategia del partito e dell’esecutivo per recuperare consensi governando dal centro. La cancelleria reagì ottenendo le dimissioni immediate del premier regionale, quindi quelle dello stato maggiore della Cdu nel Land orientale e infine il passo indietro della presidente nazionale della Cdu, Annegrett Kramp-Karrenbauer. Mentre anche i radicali della Linke hanno scelto leader più moderati avvicinandosi ai socialdemocratici, la caduta dell’AfD su posizioni sempre più radicali emerge con forza dalla misurazione WZB-Bertelsmann.

 

Anzi, “con un risultato di 5,9 punti su un massimo di 6,5 per il populismo (i Verdi hanno 3,6 punti, ndr) e di 6,5 punti su 7 per l’orientamento sinistra-destra (la Linke ha 2,9 e la Cdu 5,3 punti, ndr), l’AfD ha addirittura incrementato la sua caratterizzazione come partito populista di estrema destra”. A malincuore e contro il parere degli eletti locali, alcune settimane fa l’AfD ha estromesso il presidente del partito in Brandeburgo, Andreas Kalbitz, dopo che l’intelligence tedesca aveva rivelato la sua appartenenza in passato alla formazione neonazista illegale Heimattreue Deutsche Jugend (Gioventù fedele alla patria tedesca).

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Oggi il candidato più forte per succedere a Kalbitz è Cristoph Berndt, leader dell’organizzazione complottista ed estremista Zukunft Heimat (Futuro Patria), già sotto osservazione dei servizi di intelligence. La conclusione dei ricercatori? A meno di un anno dalle elezioni e al netto dell’avvitamento in corso nell’AfD, il panorama politico in Germania appare molto più resistente al populismo di quanto fosse prima e dopo le elezioni del 2017.

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