PUBBLICITÁ

l'incendio a lesbo

La risposta dell'Ue all'incendio di Moira è non cambiare nulla

David Carretta

Le dichiarazioni di condanna, il piano di redistribuzione dei migranti, in realtà portano a una riedizioni degli accordi con la Turchia: evitare che chi scappa dalla guerra metta piede nel continente europeo

PUBBLICITÁ

Bruxelles. Dieci paesi volontari che accoglieranno 400 minori non accompagnati, l'invio di navi per migranti che dormono all'addiaccio e la promessa di finanziare e sostenere la costruzione di un nuovo campo più moderno: la risposta dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri all'incendio di Moria è di perseverare nella politica che ha condotto alla tragedia di mercoledì, ma che trova origine nell'accordo Ue-Turchia del marzo 2016 che impone alla Grecia di tenere i richiedenti asilo sulle sue isole. Le parole di dispiacere e condanna, la retorica delle buone intenzioni, le promesse di fare qualcosa di diverso, in realtà portano a Moria 2.0. Il campo più grande e scandaloso d'Europa – dove si sono ammassate fino a 25.000 persone, cinque volte la sua capienza, dormendo per terra dentro a delle tende e facendo la fila anche per andare in bagno, dove negli ultimi anni ci sono stati innumerevoli incendi e episodi di violenza, compresa la morte di bambini di meno di dieci anni – rinascerà dalle sue ceneri. “Moria ci ricorda brutalmente di ciò che dovrebbe cambiare in Europa", ha detto solennemente il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas, venerdì durante una conferenza stampa con il ministro dell'interno tedesco Horst Seehofer. Cosa cambierà? “E' chiaro che le autorità greche dovranno costruire rapidamente un campo più moderno che permetta di identificare e procedere le richieste di asilo", ha spiegato Schinas. "L'Ue è pronta non solo a finanziare e sostenere la costruzione di questo nuovo campo, ma anche considerare qualsiasi richiesta greca per un ruolo più attivo nella gestione del nuovo campo". Secondo Schinas, la Commissione può giocare un ruolo per coordinare l'attività dei molti attori già presenti sull'isola per la gestione del flusso di migranti dalla Turchia.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Bruxelles. Dieci paesi volontari che accoglieranno 400 minori non accompagnati, l'invio di navi per migranti che dormono all'addiaccio e la promessa di finanziare e sostenere la costruzione di un nuovo campo più moderno: la risposta dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri all'incendio di Moria è di perseverare nella politica che ha condotto alla tragedia di mercoledì, ma che trova origine nell'accordo Ue-Turchia del marzo 2016 che impone alla Grecia di tenere i richiedenti asilo sulle sue isole. Le parole di dispiacere e condanna, la retorica delle buone intenzioni, le promesse di fare qualcosa di diverso, in realtà portano a Moria 2.0. Il campo più grande e scandaloso d'Europa – dove si sono ammassate fino a 25.000 persone, cinque volte la sua capienza, dormendo per terra dentro a delle tende e facendo la fila anche per andare in bagno, dove negli ultimi anni ci sono stati innumerevoli incendi e episodi di violenza, compresa la morte di bambini di meno di dieci anni – rinascerà dalle sue ceneri. “Moria ci ricorda brutalmente di ciò che dovrebbe cambiare in Europa", ha detto solennemente il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas, venerdì durante una conferenza stampa con il ministro dell'interno tedesco Horst Seehofer. Cosa cambierà? “E' chiaro che le autorità greche dovranno costruire rapidamente un campo più moderno che permetta di identificare e procedere le richieste di asilo", ha spiegato Schinas. "L'Ue è pronta non solo a finanziare e sostenere la costruzione di questo nuovo campo, ma anche considerare qualsiasi richiesta greca per un ruolo più attivo nella gestione del nuovo campo". Secondo Schinas, la Commissione può giocare un ruolo per coordinare l'attività dei molti attori già presenti sull'isola per la gestione del flusso di migranti dalla Turchia.

PUBBLICITÁ

 

La proposta di Schinas equivale a quello che era stato fatto nel 2016 dopo l'accordo con la Turchia per bloccare i flussi. L'intesa prevedeva che i migranti sbarcati sulle isole greche sarebbero rimasti lì a tempo indeterminato in attesa di sapere se le loro richieste di asilo sarebbero state accettate oppure se sarebbero stati rispediti in Turchia. I cosiddetti “hotspot” in Grecia non servivano solo per identificare chi sbarcava, ma come strumento coercitivo e dissuasivo: l'obiettivo era di impedire ai migranti di arrivare sulla terra ferma per imboccare la rotta dei Balcani e di scoraggiare quelli in Turchia che speravano di poter seguire gli oltre un milione che erano riusciti a arrivare in Germania nel 2015.

 

PUBBLICITÁ

La Commissione, consapevole del rischio di ammassare decine di migliaia di rifugiati nelle isole e dell'incapacità della burocrazia di gestire una quantità enorme di domande di protezione internazionale, aveva promesso un aiuto senza precedenti alla Grecia. All'epoca alcune fonti Ue parlavano esplicitamente di un “esercito di funzionari Ue” pronti a sbarcare nelle isole per dare una mano a Atene. Il piano prevedeva: 1.500 guardia frontiere e 50 esperti di rimpatri di Frontex; 400 esperti di asilo e 400 interpreti di Easo; 30 giudici per aiutare quelli grechi con gli appelli in caso di rigetto delle domande di protezione internazionale; 3 traghetti per oltre mille persone; più di 10 autobus; 1 aereo. Gran parte dell'esercito Ue arrivò nelle isole. Venne nominato un generale (ufficialmente un “coordinatore” della Commissione, l'olandese Maarten Verwey) e un comando (un gruppo di coordinamento tra istituzioni Ue, Grecia, Turchia e alcuni Stati membri). Fu attivato lo strumento del Sostegno umanitario d'emergenza dell'Ue. Dal 2015 in poi la Commissione ha stanziato oltre 2,6 miliardi di euro per la crisi migratoria in Grecia. I soldi sono andati al governo di Atene, a varie organizzazioni internazionali, a istituzioni Ue e a diverse Ong.

 

Le condizioni del campo di Moria, e di altre installazioni simili in altre isole, non sono migliorate, malgrado le denunce di organizzazioni internazionali, ong e giornalisti. Anno dopo anno l'Agenzia dell'Ue per i diritti umani ha pubblicato rapporti per condannare le "condizioni deplorevoli" dei vari campi sulle isole greche. Il 6 novembre del 2019 il capo dell'Agenzia con sede a Vienna, Michael O'Flaherty, ha detto davanti all'Europarlamento che i migranti intrappolati nelle isole sono "la questione più preoccupante per i diritti fondamentali a cui siamo confrontati in tutta l'Ue".Mercoledì 9 settembre 2020 un incendio ha spazzato via Moria lasciando in condizioni ancora più disperate più di 12 mila persone, tra cui 4 mila minori.

 

I bambini di Moria hanno provocato un'ondata di emozione. Dieci paesi europei si sono offerti di accoglierne complessivamente quattrocento: Germania, Francia, Finlandia, Lussemburgo, Slovenia, Paesi Bassi, Croazia, Portogallo, Belgio e Svizzera. L'Italia non c'è, malgrado giovedì il presidente del Consiglio Giuseppe Conte avesse annunciato di essere "disponibile a dare sostegno per i minori di Lesbo". Nel frattempo Schinas – che è membro dello stesso partito del premier Kyriakos Mitsotakis, Nuova Democrazia – è andato in Grecia, dove ha annunciato l'invio di navi finanziate dall'Ue per ospitare i migranti più vulnerabili, senza portarli sul continente greco, nonostante gli appelli a evacuare l'isola di Lesbo. Il 30 settembre la Commissione presenterà il suo nuovo “Patto su migrazioni e asilo” che conterrà la proposta di un meccanismo di ridistribuzione dei rifugiati (ma probabilmente non obbligatorio), mettendo l'accento soprattutto sulla gestione della frontiera esterna attraverso Frontex, espulsioni, rimpatri e hotspot. Per Moria 2.0 l'idea di Schinas è di farla come Moria 1.0: un campo dove rinchiudere i disperati che fuggono da guerre e persecuzioni per impedire che mettano piede sul continente europeo.

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ