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Il piano di Macron

France Relance

I dettagli del piano di ripartenza presentato da Macron per “riprendere in mano il nostro destino” dopo la pandemia. I settori coinvolti, le tasse tagliate e la competitività

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Pubblichiamo alcuni stralci del piano “France Relance” presentato dal governo francese per rilanciare l’economia e “riprendere in mano il nostro destino”.

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Pubblichiamo alcuni stralci del piano “France Relance” presentato dal governo francese per rilanciare l’economia e “riprendere in mano il nostro destino”.

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Il commento del presidente Emmanuel Macron

Con la pandemia del Covid-19, la Francia, come tutti i paesi del mondo, ha attraversato e continua ad attraversare una crisi sanitaria mai vista prima. Questa crisi ha avuto delle conseguenze economiche immediate e inedite. Per superare il confinamento, è stato necessario indennizzare i lavoratori che non potevano più lavorare, accompagnare le imprese che hanno dovuto chiudere, sostenere i settori che, come quello dell’aeronautica, dell’automobile, del turismo, come quello alberghiero, della ristorazione e della cultura, hanno sofferto maggiormente. Secondo tutti gli osservatori, la risposta francese – 470 miliardi mobilitati, una delle più potenti dei paesi sviluppati – è stata esemplare. Oggi entriamo in una nuova fase: quella del rilancio e della ricostruzione. Per superare la crisi più importante della nostra storia moderna, per evitare che diventi stabile il cancro della disoccupazione di massa, di cui purtroppo il nostro paese ha sofferto per molto tempo, abbiamo deciso di investire in maniera massiccia. 100 miliardi, 40 dei quali provengono dai finanziamenti ottenuti con molti sforzi presso l’Unione europea, saranno iniettati nell’economia nei prossimi mesi. E’ una somma inedita che, rapportata alla nostra ricchezza nazionale, fa del piano francese uno dei più ambiziosi. Ma la vera ambizione di France Relance non sta tanto nell’importanza delle risorse mobilitate per sostenere l’attività a breve termine, quanto nella filosofia di trasformazione che sottende al piano. 

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Ci sono due modi per concepire un piano di rilancio. Il primo: riprodurre esattamente lo stesso sistema, versando miliardi di sovvenzioni, anche nei settori che sappiamo che non potranno operare come prima. Il secondo: trasformare il rischio in chance, la crisi in opportunità, investendo prioritariamente nei settori più trainanti, quelli che guideranno l’economia e creeranno i lavori di domani. E’ la nostra scelta, quella del futuro, della proiezione. 

 

Con France Relance, vogliamo costruire oggi la Francia del 2030. La Francia del 2030 dovrà essere più verde, più rispettosa del clima. E’ per questo motivo che France Relance mira ad accelerare la conversione ecologica della nostra economia e del nostro tessuto produttivo. La trasformazione delle nostre aziende agricole verso il bio e la qualità, l’investimento nelle energie di domani come l’idrogeno sono pertanto all’ordine del giorno. Perseguiamo anche un obiettivo semplice: mettere fine a questa situazione assurda in cui importiamo energia, in particolare gli idrocarburi, laddove abbiamo gli strumenti per consumarne meno e in modo migliore. E’ per questa ragione che ci sarà un maggior impegno sul rinnovamento termico degli edifici pubblici e degli alloggi, e sulla decarbonizzazione della nostra industria. Faremo di più e con più forza anche nello sviluppo dei trasporti sostenibili: il treno, le auto elettriche, ma anche i mezzi pubblici e le bici. La Francia del 2030 dovrà essere più indipendente, più competitiva, più attrattiva. Significa non dipendere più dagli altri per i beni essenziali, non correre più il rischio di penurie di approvvigionamento critiche. Significa produrre e creare posti di lavoro in Francia. France Relance è stato concepito come un acceleratore di sovranità. Programmi di rilocalizzazione dei beni essenziali nel campo della sanità, delle materie prime industriali, dell’agroalimentare; progetti di sviluppo delle tecnologie critiche per il futuro come il 5G o la quantistica; sostegno della produzione in Francia attraverso la riduzione delle imposte sulla produzione: con France Relance, la nostra nazione riprende in mano il proprio destino economico. 

 

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La Francia del 2030, infine, dovrà poter contare su donne e uomini ben formati. France Relance investe dunque in modo massiccio in ciò che rappresenta la ricchezza della nostra nazione: l’umano. Piani di mantenimento della competenza per non perdere il savoir-faire nelle imprese che attraversano difficoltà transitorie, nuove formazioni per i giovani nei settori del futuro, programmi di inserimento attraverso l’attività economica o associativa: France Relance è un progetto per le francesi e i francesi. Prima della crisi, il nostro paese aveva ritrovato la strada del dinamismo economico: la disoccupazione aveva registrato un calo inedito da dodici anni a questa parte, la nazione aveva ricreato dei posti di lavoro nell’industria, era tornata a essere attrattiva per l’attività economica. Con France Relance, ci dotiamo degli strumenti per tornare ancora più forti rispetto al periodo che ha preceduto la pandemia. Il decennio che si apre davanti a noi può essere un periodo in cui la Francia e l’Europa saranno l’avanguardia di un’economia prospera, ecologica e umana. E’ questa oggi la posta in gioco.
   

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Il finanziamento del piano

Le spese di rilancio (100 miliardi di cui 40 di contributi europei) saranno distribuite su due anni (2020-2022) e finanziate da diversi strumenti:
- la terza legge finanziaria di rettifica per il 2020
- il progetto di legge finanziaria per il 2021 e il programma di investimenti sul futuro (Pia4)
- il progetto di legge sul finanziamento della sicurezza sociale per il 2021
- il piano di rilancio europeo.

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L’Unione europea finanzierà il 40 per cento del piano di rilancio francese. Queste sovvenzioni dirette saranno versate alla Francia sulla base di una strategia di investimenti e di riforme che il governo presenterà all’inizio del 2021 ai suoi partner europei e alla Commissione europea. Questa strategia, chiamata “piano nazionale per il rilancio e la resilienza”, coprirà il periodo 2020-2023.

I finanziamenti europei verranno concessi per sostenere investimenti e riforme che avranno un effetto duraturo sulla produttività, che accompagnano e accelerano la transizione ecologica e digitale e che facilitano la convergenza delle economie europee. 

 

 

Il presidente della Repubblica è stato chiaro: il debito legato al piano di rilancio non sarà rimborsato da un aumento delle tasse, ma dalla crescita e dalle trasformazioni che avviamo.

Il piano di rilancio punta a un rimbalzo dell’economia francese dopo una recessione senza precedenti. Il nostro obiettivo è chiaro: ritrovare nell’arco di due anni il livello di attività economica pre crisi. 

Dal 2021, il piano di rilancio produrrà una crescita di un punto e mezzo, attraverso il sostegno del potere d’acquisto delle famiglie e attuando investimenti pubblici ambiziosi. Grazie alla ripresa dell’economia e al sostegno per le assunzioni, il piano deve permettere di ridurre la disoccupazione in tutti i territori a partire dal prossimo anno. 

Il piano di rilancio verte anche sulle trasformazioni che renderanno la nostra economia più competitiva, più innovativa e più prospera sul lungo periodo. Investendo in modo massiccio per rendere il nostro modello economico più rispettoso del pianeta, formando i francesi ai mestieri del futuro, ridando alle imprese i mezzi per investire nel capitale produttivo e la ricerca, il rilancio prepara la crescita del prossimo decennio.

   

La competitività

Nel quadro del piano di rilancio, le imposte sulla produzione saranno tagliate per un valore di 10 miliardi di euro a partire dal 1° gennaio 2021 e come soluzione duratura. Si tratta quindi di 20 miliardi di tagli alle tasse sulla produzione per il 2021-2022. La Francia ha una sua particolarità per il numero e il livello delle imposte sulla produzione, cioè quelle imposte messe sui fattori di produzione delle aziende indipendentemente dai loro benefici: i salari, gli investimenti, il capitale di produzione soprattutto. Queste imposte pesano molto sulla competitività delle aziende francesi: 77 miliardi di euro nel 2018 e il 3,2 per cento del pil, contro l’1,6 per cento della media europea. L’industria ne risulta parecchio penalizzata: rappresenta meno del 14 per cento del valore aggiunto nazionale, ma ha il 20 per cento delle imposte sulla produzione. Queste tasse pesano allo stesso modo sull’attratività del territorio e diventa un elemento di dissuasione per la creazione di nuove aziende. 

L’abbassamento delle tasse sulla produzione decisa all’interno del piano di rilancio si fonda su tre misure:

- Cvae (contributo sul valore aggiunto delle aziende): riduzione della metà per tutte le aziende indebitate per questa imposta, che corrisponde alla soppressione della parte regionale: -7,25 miliardi di euro;
- Tfpb (tasse sulle proprietà costruite) e Cfe (contributo per le aziende): riduzione della metà delle imposte sugli stabilimenti per circa 32 mila aziende e 86 mila stabilimenti: -1,75 miliardi di eurp di Tfb e -1,54 miliardi di Cfe;
- Cet (contributo economico territoriale): abbassamento delle tasse in funzione del valore aggiunto che sarà portato dal 3 al 2 per cento per evitare che tutta o parte del guadagno per le aziende per l’abbassamento della Cvae e delle imposte locali sia neutralizzata.

Durante la crisi sanitaria, le imprese francesi hanno beneficiato di ingenti finanziamenti concessi dallo stato, e in particolare dei prestiti garantiti da esso. Al fine di portare avanti il loro sviluppo e di continuare a investire, alcune imprese hanno ormai bisogno di un sostegno al capitale. Il piano di rilancio apporta una garanzia pubblica a dei fondi di investimento responsabili chiamati “France Relance” e a dei prestiti partecipativi a lungo termine. In totale, sono 3 i miliardi consacrati al sostegno del finanziamento delle imprese. 

Dinanzi al deterioramento dei bilanci delle Tpe, delle Pme e delle Eti, e al di là del sostegno a breve termine della loro tesoreria, occorre un apporto di equity o quasi-equity per restaurare la loro capacità di investimento. La mobilitazione degli investitori istituzionali (banche, assicuratori, fondi di venture capital) con il sostegno dello stato potrà contribuire a questi bisogni di finanziamento. 

Verranno adottate due grandi misure per rafforzare i bilanci delle Tpe, delle Pme e delle Eti attraverso la mobilitazione del risparmio finanziario: in primo luogo, potrà essere concessa una garanzia pubblica agli investimenti finanziari che riceveranno un label “France Relance”. Questo label selezionerà i fondi più pertinenti per una ripresa duratura dell’economia che permetta ad ognuno di orientare il suo risparmio verso i finanziamenti a lungo termine utili alle Pme e alle Eti. 

In secondo luogo, potranno essere concessi alle Tpe, alle Pme e alle Eti dei prestiti partecipativi tra i 10 e i 20 miliardi. Le reti bancarie potranno erogare dei prestiti partecipativi, ossia dei prestiti a lungo termine, subordinati o assimilati a dei finanziamenti quasi-equity. 

Le risorse di Bpifrance (Banca pubblica d’investimento) saranno consolidate per permetterle di accrescere la sua azione di finanziamento delle imprese. 

Infine, lo stato contribuirà ai fondi di investimento istituiti dalle regioni, che permettono di rafforzare il capitale delle Pme nei territori. 

Il piano di rilancio consacra 1 miliardo alla rilocalizzazione industriale: 600 milioni per sostenere l’investimento in cinque settori strategici e 400 milioni per favorire lo sviluppo di progetti industriali nei territori. La sfida è quella di sostenere degli investimenti che permetteranno alla Francia di assicurare la sua indipendenza economica e tecnologica. La crisi sanitaria ha evidenziato delle difficoltà di approvvigionamento in alcuni settori quando le imprese francesi dipendevano da fornitori provenienti da paesi terzi.

E’  stato creato un fondo di 400 milioni di euro per il periodo 2020-2022, di cui 150 a partire dal 2020, al fine di sostenere dei progetti di investimento industriale nei territori. L’iniziativa è condotta congiuntamente dallo stato e dalle regioni e presentata nel quadro del programma Territoires d’industrie. L’istruzione finanziaria sarà realizzata da Bpifrance

Uno stanziamento di 600 milioni di euro da qui al 2022, di cui 100 a partire dal 2020 verrà sbloccato per sostenere in modo particolare degli investimenti mirati nei cinque settori strategici seguenti: la sanità, le materie prime critiche, l’elettronica, l’agroalimentare e le applicazioni industriali  5G.

Il quarto programma di investimenti sul futuro (Pia) mobilita 11 miliardi di euro da qui al 2022 per sostenere l’innovazione e in particolare l’investimento nelle tecnologie del futuro. Il nuovo Pia, detto Pia4, con un obiettivo stimato di 20 miliardi nel periodo 2021-2025, mobiliterà 11 miliardi nel quadro del piano di rilancio da qui al 2022. Coniugherà due logiche di intervento che puntano ad accelerare l’innovazione in tutti i settori per: 

- finanziare degli investimenti eccezionali in alcune filiere industriali o tecnologiche del futuro: le tecnologie digitali, la ricerca medica e le industrie sanitarie, le energie rinnovabili, l’agricoltura responsabile e la sovranità alimentare, i trasporti e le mobilità sostenibili, le città di domani, l’insegnamento digitale, le industrie culturali e creative;
- garantire un finanziamento strutturale perenne e affidabile agli ecosistemi dell’insegnamento superiore, della ricerca e dell’innovazione, per fare della Francia il terreno più fertile in Europa per i ricercatori e gli imprenditori. 

 (Traduzione a cura di Mauro Zanon)

 

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