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Editoriali

Cosa vuol dire essere francese

Redazione

Il discorso di Macron sulla libertà, anche quella di “far ridere, fare caricature”

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Il 4 settembre 1870, il figlio di un droghiere italiano di Genova proclamava la nascita della Terza Repubblica dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan. Era Léon Gambetta, “figlio di un immigrato, un francese di sangue misto, fu lui che resuscitò la République, questo regime politico di libertà sotto il quale viviamo da 150 anni”, ha detto ieri il presidente francese, Emmanuel Macron, in un discorso al Pantheon, a Parigi, per celebrare la proclamazione della Repubblica. Ci sono tanti altri Léon Gambetta, ha aggiunto, “tante figure, francesi non per discendenza, ma per le battaglie condotte, che hanno scolpito la nostra storia” e che sono “un esempio di vita” per tutti, soprattutto per i “loro eredi”, Matthew, Noura, Patricia, Catherine, Rana, i ragazzi che ieri sono stati naturalizzati sotto la cupola del Pantheon.

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Il 4 settembre 1870, il figlio di un droghiere italiano di Genova proclamava la nascita della Terza Repubblica dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan. Era Léon Gambetta, “figlio di un immigrato, un francese di sangue misto, fu lui che resuscitò la République, questo regime politico di libertà sotto il quale viviamo da 150 anni”, ha detto ieri il presidente francese, Emmanuel Macron, in un discorso al Pantheon, a Parigi, per celebrare la proclamazione della Repubblica. Ci sono tanti altri Léon Gambetta, ha aggiunto, “tante figure, francesi non per discendenza, ma per le battaglie condotte, che hanno scolpito la nostra storia” e che sono “un esempio di vita” per tutti, soprattutto per i “loro eredi”, Matthew, Noura, Patricia, Catherine, Rana, i ragazzi che ieri sono stati naturalizzati sotto la cupola del Pantheon.

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Essere francese, ha detto Macron, “è prima di tutto amare appassionatamente la libertà”, la libertà di partecipare alle scelte dei dirigenti politici, “dunque il diritto di voto”, la libertà di coscienza e la laicità, “che garantisce la libertà di credere e non credere” e che “non è separabile da una libertà d’espressione che va fino alla libertà di blasfemia”, ha detto in riferimento alle polemiche suscitate dalla ripubblicazione delle vignette di Maometto da parte di Charlie Hebdo: la libertà “di far ridere, di schernire, di deridere, di fare delle caricature” va difesa strenuamente.

 

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Le frasi più dure sono state sul separatismo islamista. “La Repubblica è sempre fragile, sempre precaria, deve essere la battaglia di ogni alba, la conquista di ogni giorno. E’ ciò che io chiamo il ‘patriottismo repubblicano’”, ha detto Macron, aggiungendo che la Francia “non tollera nessuna avventura separatista”, “perché è indivisibile”, e “non ci sarà mai posto in Francia per quelli che, spesso in nome di Dio, talvolta con l’aiuto di potenze straniere, vogliono imporre la legge di un gruppo”. Questo discorso è il preludio di annunci importanti, a partire da un progetto di legge contro il separatismo islamista che sarà presentato a novembre.

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