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La sagra dell’illegalità di Trump

Michele Masneri

Il presidente dice di votare due volte, non si sa mai, così da truffatore in proprio diventa profeta della truffa

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Prima l’idea di spostare le elezioni (illegale) poi l’uso della Casa Bianca come palcoscenico elettorale (illegale), adesso anche l’incitazione a votare due volte (illegalissimo). Non si sa cosa potrà architettare Trump di qui a novembre in questo felony tour che finora lo aveva portato a frodare in proprio ma adesso gli fa fare il salto di qualità, in qualità di istigatore-in chief (di truffe). Finora Trump era un illegalista passivo, nel senso che le sue frodi, vere e presunte, civili e penali, se le faceva per sé, dal non consegnare i fatidici redditi agli aiuti e aiutini russi alle minacce a stati terzi per far fuori “slow” Joe Biden; ma a un certo punto è diventato velocissimo a passare alla più innovativa figura del profeta della truffa, profeta in utroque, che appunto non si limita a violare la legge ma ne diventa teorico. Così col passare del tempo ha ipotizzato un possibile slittamento delle elezioni “fino a che saranno sicure” (sottinteso freudiano: dalle sue stesse frodi), poi ha fatto la famosa convention pre-registrata alla Casa Bianca. Infine, in visita in North Virginia ecco l’ideona. Uno stress test del sistema elettorale, provare a votare due volte, una per posta e una di persona, per vedere come funziona (sottinteso: male) il sistema e con l’obiettivo di deprimere l’elettorato, scoraggiandolo a votare in entrambe le modalità.

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Prima l’idea di spostare le elezioni (illegale) poi l’uso della Casa Bianca come palcoscenico elettorale (illegale), adesso anche l’incitazione a votare due volte (illegalissimo). Non si sa cosa potrà architettare Trump di qui a novembre in questo felony tour che finora lo aveva portato a frodare in proprio ma adesso gli fa fare il salto di qualità, in qualità di istigatore-in chief (di truffe). Finora Trump era un illegalista passivo, nel senso che le sue frodi, vere e presunte, civili e penali, se le faceva per sé, dal non consegnare i fatidici redditi agli aiuti e aiutini russi alle minacce a stati terzi per far fuori “slow” Joe Biden; ma a un certo punto è diventato velocissimo a passare alla più innovativa figura del profeta della truffa, profeta in utroque, che appunto non si limita a violare la legge ma ne diventa teorico. Così col passare del tempo ha ipotizzato un possibile slittamento delle elezioni “fino a che saranno sicure” (sottinteso freudiano: dalle sue stesse frodi), poi ha fatto la famosa convention pre-registrata alla Casa Bianca. Infine, in visita in North Virginia ecco l’ideona. Uno stress test del sistema elettorale, provare a votare due volte, una per posta e una di persona, per vedere come funziona (sottinteso: male) il sistema e con l’obiettivo di deprimere l’elettorato, scoraggiandolo a votare in entrambe le modalità.

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L’apice del suo felony tour è stato però la convention nella sede del governo: non solo una cosa mai vista, ma che viola l’Hatch Act, una legge del ’39 che puntava a impedire che i dipendenti federali facessero politica nelle stanze del potere. E chissà cosa avranno pensato i cinque immigrati prescelti per la cerimonia di naturalizzazione, anche questa faceva parte dello show, un segmento di quella produzione sgangherata con costumi e sceneggiature tra “Dynasty” e Leni Riefenstahl. La concessione della cittadinanza veniva data in favore di telecamera a cinque disgraziati provenienti da India, Libano, Ghana, Bolivia e Sudan, i quali oltre a essere probabilmente gli unici immigrati a essere regolarizzati in un’America ormai inchiavardata che rimarrà composta solo di suprematisti, hanno vissuto la strana situazione d’essere messi in regola con una cerimonia illegale.

 

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Trump usa il governo per la sua campagna elettorale: è indicativo di qualcosa di molto pericoloso per la democrazia”, ha detto Richard W. Painter, già consigliere per l’Etica del presidente George W. Bush. E’ vero che Trump alla fine è coerente col suo personaggio, frodatore era e frodatore è rimasto. Però, forse tutte queste truffe alla lunga stuferanno: e alla fine nell’America messa a fuoco, tra gli sguardi di Melania, le coreografie grottesche, il fuoco d’artificio da boss delle cerimonie e gli adolescenti dotati di Ak-47 che sparacchiano risentiti su neri qualunque, dopo insomma questa botta di regressione tipo sabba dell’America notturna, dopo le prossime trovate del felony tour si diffonderà magari nelle tribù più subalterne una voglia di buona educazione, rispetto delle regole, doppipetti, noiosi servitori dello stato (insomma di sleepy Joe: e speriamo che tutto ciò avvenga entro novembre, e che nel frattempo gli americani non si siano sparati tutti tra loro, vabbè).

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