Battaglie navali tra il buono (Merkel), il brutto (Macron) e il cattivo (Erdogan)
Nel Mediterraneo orientale continuano le provocazioni tra Francia e Turchia. La Germania tenta di ricucire e parla di rischio "disastro"
Roma. “Poliziotto buono, poliziotto cattivo”, ha scritto il quotidiano turco filogovernativo Daily Sabah per spiegare in modo semplice a che gioco stanno giocando Germania e Francia con Recep Tayyip Erdogan. Si tratta delle strategie parallele che Berlino e Parigi stanno applicando alla partita delle esplorazioni energetiche nel Mediterraneo orientale, contese da Grecia e Turchia. Una è quella dei tedeschi, che sono l’arbitro imparziale dello scontro; l’altra è quella francese, che invece è apertamente schierata al fianco di Atene. Ed è proprio il ruolo attivo giocato da Emmanuel Macron nella contesa a preoccupare la cancelliera Angela Merkel. Tanto che ieri il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha messo in guardia: il continuo scambio di provocazioni tra Parigi e Ankara potrebbe portare al “disastro” e sta già rendendo vano ogni tentativo di sedersi a un tavolo e discutere. Lo dimostra l’escalation degli ultimi mesi: lo scorso luglio una fregata francese ha rischiato di essere ingaggiata da una turca; poi una nave turca ha ripreso le esplorazioni in un’area che però era rivendicata dai greci; infine è arrivato l’accordo tra Grecia e Egitto che dichiarava confinanti le rispettive zone economiche esclusive (sono quelle in cui uno stato costiero ha diritti sovrani per la gestione delle risorse naturali) e che era a sua volta una risposta a un accordo analogo siglato dalla Turchia e dal governo di unità nazionale libico di Tripoli. Per non parlare della querelle sulle aree di pesca, contese da Grecia, Italia e Turchia, della questione cipriota e di quella libica. Nel Mediterraneo orientale tutte queste crisi si sovrappongono.
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- Luca Gambardella
Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.