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Per ora meglio il Gop

Tra le due, meglio la convention repubblicana

Stefano Pistolini

I dem poco emotivi, Trump prende gli americani per le viscere. Sfoghi e paranoie da entrambe le parti

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“Attenti!”. State attenti a ciò che fate, a chi scegliete, perché il futuro dell’America passa per questa scelta capitale. E il vostro è un voto a un bivio: se sbagliate, consegnate la nazione alla rovina. E’ l’unico punto in comune che le convention dei partiti in corsa per la Casa Bianca hanno palesato, nella sostanziale diversità di approccio alla competizione elettorale.

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“Attenti!”. State attenti a ciò che fate, a chi scegliete, perché il futuro dell’America passa per questa scelta capitale. E il vostro è un voto a un bivio: se sbagliate, consegnate la nazione alla rovina. E’ l’unico punto in comune che le convention dei partiti in corsa per la Casa Bianca hanno palesato, nella sostanziale diversità di approccio alla competizione elettorale.

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A riprova che il paese sia in crisi psicologica come mai prima, il tono degli appelli ha sfiorato a più riprese la comunicazione paranoica: “se non cacciamo Trump sarà il disastro” vs. “se consegnamo il paese a Biden sarà la morte del sogno americano”. La paura è la protagonista di questa fase del confronto: da un lato il “badate a ciò che svanirà, non confermando Trump, vera anima dell’America”, qualsiasi sia quest’impalpabile anima e i peccati che la macchiano. Dall’altra parte: “Se Trump vincerà, il paese sprofonderà negli impresentabili errori” di cui sarebbe disseminato l’ultimo quadriennio, smantellamento della salute pubblica, disfatta del Covid, l’oscena rappresentazione del razzismo e la sua crescente polarizzazione. Non più promesse e programmi, solo ammonizioni assolute: il “difendete ciò che avete” contro il “riappropriatevi di ciò che avevate”.

 

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Dal punto di vista formale e della rappresentazione, le due convention si sono presentate subito diverse. Quella democratica è stata il frutto della attenta progettazione e regia d’un prodotto pensato per la tv, o comunque per il consumo digitale, su qualsiasi piattaforma disponibile. Interventi più brevi di quelli repubblicani, ritmo e intervalli d’intrattenimento, contributi coreografati con un effetto di perfezione che ha comunicato però una percepibile freddezza. Ciascuno speaker parlava da casa sua, su testi accuratamente provati e registrati in un evento posato, organizzato, studiato a tavolino. Un effetto conclusivo di chiarezza, ma anche di limitato impatto emotivo. E forse un’occasione perduta in uno dei principali obbiettivi alle viste: il coinvolgimento dell’elettorato.

 

I repubblicani si sono presentati in modo più confusionario ma più veemente, come un plotone d’assediati, impegnati nella difesa del forte. I discorsi più importanti – quelli che William Kristol ha definito il prodotto non più della linea del partito repubblicano, ma del “culto di Trump” – in particolare quelli di Donald Trump Jr. e di Nikki Haley (star della prima serata) sono stati tutti pronunciati dal palco imbandierato al Mellon Auditorium di Washington, alternati ai contributi pre-registrati di vari sostenitori della causa, dai più diversi angoli della geografia fisica e sociale della nazione.

 

Poi ha fatto la sua prima apparizione Trump, che ogni giorno andrà in scena da autentico caudillo del movimento, fino al discorso di accettazione della nomination che pronuncerà dal prato della Casa Bianca (forzatura etica non trascurabile), atto finale di una controffensiva che non farà prigionieri e che sta giocando su un piano assai meno strategico, ma più emotivo della comunicazione – com’è nello stile del presidente “bugiardo”, quello che le spara grosse pur sapendo che il fact checking lo inchioderà poco dopo.

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Quindi Trump (e familiari assortiti) in tutte le salse e caoticamente, a scaricare montagne di fango su coloro che vogliono distruggere i tradizionali valori americani, sui fautori del socialismo a stelle e strisce, su chi pretende di insegnare agli americani come vivere e cosa pensare. Questa è l’aria che tira.

 

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E l’intervento più caratterizzante della contrapposizione tra mobilitazione (democratica) e propaganda (repubblicana), è stato quello dei coniugi McCloskey, la coppia di St.Louis salita alle cronache il giorno in cui venne filmata nel giardino di casa, armata fino ai denti per tener lontani i dimostranti del Black Lives Matter: “Ciò che è successo a noi, potrebbe capitare a ciascuno di voi” ha detto il pistolero Mark McCloskey. “I democratici difendono i criminali dagli onesti cittadini” gli ha fatto eco la moglie Patricia. Distillato di paranoia, appunto. Zero politica, pure emozioni, spudoratamente esposte agli occhi di chi guarda. Demonizzazione dei radicalismi e delle rivoluzioni culturali, invocazione dello status quo e del “legge e ordine”, a dispetto di qualche erroruccio. Una tattica elementare e disperata, ma non scriteriata. Il pacato discorso di accettazione di Biden, al confronto, impallidisce. Trump vuole di nuovo prendere gli americani per le viscere, trascurando i ragionamenti. E di qui in avanti sarà un’escalation. Dal punto di vista degli spin doctor è una mossa tutt’altro che sbagliata.

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