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Phil Hogan si dimette per il GolfGate, ma i rischi per la Commissione sono ancora tanti

David Carretta

Il commissario al Commercio lascia. Per von der Leyen sia la sostituzione sia il rimpasto sono due strade complicate

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Bruxelles. Ursula von der Leyen rischia di trovarsi di fronte a un grosso problema, dopo le dimissioni di Phil Hogan da commissario al Commercio a seguito dello scandalo provocato in Irlanda per aver apparentemente violato le regole sanitarie per limitare la diffusione di coronavirus. A innescare quello che è stato battezzato il “GolfGate” è stata una cena di gala, a cui Hogan ha partecipato il 19 agosto, in un hotel di Clifden nella contea di Galway, per celebrare il cinquantesimo anniversario della Oireachtas Golf Society, il club del Parlamento irlandese. Il giorno prima il governo di Dublino aveva imposto nuove restrizioni per contenere l’aumento delle infezioni di Covid-19, vietando gli eventi in hotel con più di sei persone. Alla cena erano presenti 81 persone, ben più delle 50 consentite prima dell’introduzione delle nuove regole, anche se gli organizzatori si sono difesi sostenendo che la stanza era separata da un divisorio. Il ministro dell’Agricoltura, Dara Calleary, e il vice presidente del Senato irlandese, Jerry Buttimer, entrambi presenti alla cena si sono dimessi per il “GolfGate”. Hogan aveva reagito spiegando di aver chiesto rassicurazioni agli organizzatori sul rispetto delle regole, si è scusato pubblicamente e ha ammesso di aver commesso un errore a non andarsene dalla cena. Ma aveva rifiutato di cedere alle pressioni dell’opinione pubblica – e dello stesso governo di Dublino – per abbandonare il suo posto di commissario. La presidente della Commissione aveva preso tempo, chiedendo a Hogan un resoconto scritto di quanto accaduto. Poi la stampa irlandese ha scoperto un’altra serie di potenziali violazioni delle regole Covid-19, legate alla quarantena per chi proviene da paesi a rischio (Hogan era arrivato il 31 luglio dal Belgio per le sue vacanze) e i mini-lockdown per le contee con più contagi (tra una partita di golf e un negoziato con gli Usa sul taglio di alcune tariffe, Hogan è passato due volte dalla sua casa nella zona rossa di Kildare per recuperare documenti e passaporto). Le ulteriori spiegazioni (come un intervento in ospedale a inizio agosto per il quale si è sottoposto a un test Covid-19) alla fine hanno peggiorato la sua posizione. Venendo dall’estero avrebbe dovuto rispettare la quarantena di 14 giorni anche dopo essere risultato negativo al test. L’Irish Times ha infine scoperto che Hogan ha cenato in un ristorante la sera del suo ritorno da Bruxelles. Martedì sera la maggioranza al governo a Dublino – il primo ministro Micheál Martin, il suo vice Leo Varadkar e il leader dei Verdi Eamon Ryan – ha pubblicato un duro comunicato per dire che le loro “preoccupazioni” rimangono, sostenendo che “è chiaro che il commissario Phil Hogan ha violato linee guida sanitarie”.

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Bruxelles. Ursula von der Leyen rischia di trovarsi di fronte a un grosso problema, dopo le dimissioni di Phil Hogan da commissario al Commercio a seguito dello scandalo provocato in Irlanda per aver apparentemente violato le regole sanitarie per limitare la diffusione di coronavirus. A innescare quello che è stato battezzato il “GolfGate” è stata una cena di gala, a cui Hogan ha partecipato il 19 agosto, in un hotel di Clifden nella contea di Galway, per celebrare il cinquantesimo anniversario della Oireachtas Golf Society, il club del Parlamento irlandese. Il giorno prima il governo di Dublino aveva imposto nuove restrizioni per contenere l’aumento delle infezioni di Covid-19, vietando gli eventi in hotel con più di sei persone. Alla cena erano presenti 81 persone, ben più delle 50 consentite prima dell’introduzione delle nuove regole, anche se gli organizzatori si sono difesi sostenendo che la stanza era separata da un divisorio. Il ministro dell’Agricoltura, Dara Calleary, e il vice presidente del Senato irlandese, Jerry Buttimer, entrambi presenti alla cena si sono dimessi per il “GolfGate”. Hogan aveva reagito spiegando di aver chiesto rassicurazioni agli organizzatori sul rispetto delle regole, si è scusato pubblicamente e ha ammesso di aver commesso un errore a non andarsene dalla cena. Ma aveva rifiutato di cedere alle pressioni dell’opinione pubblica – e dello stesso governo di Dublino – per abbandonare il suo posto di commissario. La presidente della Commissione aveva preso tempo, chiedendo a Hogan un resoconto scritto di quanto accaduto. Poi la stampa irlandese ha scoperto un’altra serie di potenziali violazioni delle regole Covid-19, legate alla quarantena per chi proviene da paesi a rischio (Hogan era arrivato il 31 luglio dal Belgio per le sue vacanze) e i mini-lockdown per le contee con più contagi (tra una partita di golf e un negoziato con gli Usa sul taglio di alcune tariffe, Hogan è passato due volte dalla sua casa nella zona rossa di Kildare per recuperare documenti e passaporto). Le ulteriori spiegazioni (come un intervento in ospedale a inizio agosto per il quale si è sottoposto a un test Covid-19) alla fine hanno peggiorato la sua posizione. Venendo dall’estero avrebbe dovuto rispettare la quarantena di 14 giorni anche dopo essere risultato negativo al test. L’Irish Times ha infine scoperto che Hogan ha cenato in un ristorante la sera del suo ritorno da Bruxelles. Martedì sera la maggioranza al governo a Dublino – il primo ministro Micheál Martin, il suo vice Leo Varadkar e il leader dei Verdi Eamon Ryan – ha pubblicato un duro comunicato per dire che le loro “preoccupazioni” rimangono, sostenendo che “è chiaro che il commissario Phil Hogan ha violato linee guida sanitarie”.

 

Il “GolfGate” aveva messo von der Leyen di fronte a un dilemma. Hogan è stato paragonato a Dominic Cummings, il consigliere di Boris Johnson che aveva violato le regole britanniche in pieno lockdwon malgrado i sintomi del Covid-19. In Irlanda le restrizioni sono particolarmente dure e c’è un forte risentimento da parte della popolazione per la classe politica che sgarra. “La gente è giustamente arrabbiata per queste azioni (di Hogan) visti i sacrifici che così tante persone hanno fatto per rispettare le linee guida sanitarie”, hanno detto Marin, Varadkar e Ryan nel loro comunicato. Di fatto Dublino ha invitato von der Leyen a licenziare il suo commissario. Ma farsi imporre il licenziamento da un governo nazionale significava mettere in pericolo l’indipendenza della Commissione, cosa che von der Leyen difficilmente poteva accettare. E’ vero che i suoi rapporti con Hogan non erano idilliaci. La presidente della Commissione era stata colta di sorpresa a giugno quando l’irlandese aveva annunciato di voler correre per il posto di direttore dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Tuttavia Hogan era considerato un peso massimo e un abile negoziatore, con un portafoglio strategico in un momento molto delicato: Bruxelles deve gestire i conflitti commerciali con gli Stati Uniti, spingere per il rilancio del Wto e riformare le regole Ue per far fronte alla Cina. Sarà difficile trovare un sostituto di Hogan all’altezza (a Bruxelles circola il nome di David O’Sullivan, un ex alto funzionario della Commissione). Ancor più complicata per von der Leyen è un rimpasto nel collegio dei commissari, senza spostare altre pedine chiave della squadra. Le dimissioni di Hogan permettono a von der Leyen di non decidere. Ma la sua Commissione corre il rischio di uscire comunque indebolita.

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