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The Trump UltraShow

Daniele Ranieri

La convention repubblicana rompe le regole, la sfida è vedere se funziona. Dal mondo trumpiano rumori di sfascio

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La convention repubblicana cominciata ieri sera parte svantaggiata rispetto a quella quella democratica perché Donald Trump si è rassegnato più tardi rispetto a Joe Biden al fatto che, per colpa del Covid-19, non avrebbe potuto avere un grande evento dal vivo. E quindi c’è stata una corsa finale a organizzare in un mese soltanto quello che di solito, dice una fonte al sito Politico, prende un anno di tempo.

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La convention repubblicana cominciata ieri sera parte svantaggiata rispetto a quella quella democratica perché Donald Trump si è rassegnato più tardi rispetto a Joe Biden al fatto che, per colpa del Covid-19, non avrebbe potuto avere un grande evento dal vivo. E quindi c’è stata una corsa finale a organizzare in un mese soltanto quello che di solito, dice una fonte al sito Politico, prende un anno di tempo.

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Sarà un Trump Show, con il presidente che occupa tutta la scena e tiene indietro il partito, perché, come spiega un’altra fonte a Axios, “Trump è la star e le quattro serate saranno come quattro episodi di una serie, si è mai visto un episodio senza la star?”. Le convention americane sono ovviamente costruite sempre attorno alla figura del candidato, ma di solito si prova a dare uno spettacolo corale di unità e di grande partecipazione del partito e di tutto il paese, con un progressivo avvicinamento all’incoronazione del candidato che arriva soltanto all’ultimo giorno.

 

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Questa volta, invece di parlare durante la serata finale per accettare la candidatura come vuole la tradizione, Trump interverrà tutte le sere. I suoi aiutanti dicono ai giornali che al presidente non piaceva per nulla il format in stile videochiamata della convention democratica e che pensava che i discorsi fossero troppo lunghi. Inoltre vuole che l’atmosfera da convention sia ricreata il più possibile, anche se non si può più avere la folla.

 

C’è un’altra rottura con le tradizioni: Trump questa volta vuole far sentire tutto il peso del fatto che è lui il presidente americano in carica e quindi il discorso d’accettazione sarà fatto dal prato della Casa Bianca – la qualifica di presidente al primo mandato conferisce sempre un certo vantaggio di posizione nelle elezioni americane e Trump vuole sfruttarlo al meglio.

 

E’ anche previsto che il suo segretario di stato, Mike Pompeo, parli da un luogo non meglio specificato mentre è in missione a Gerusalemme, anche questa è una cosa mai vista prima ma il significato è chiaro: il governo siamo noi, dateci altri quattro anni. La campagna di Trump ha comprato dieci milioni di dollari di pubblicità digitale – sono molti – da mandare su Facebook, Google, YouTube e su piattaforme in streaming come Hulu per tutti e quattro i giorni della convention, in modo da saturare i canali internet con più accessi.

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Come la campagna democratica ha voluto insistere molto sull’idea di un pericolo esistenziale per il paese – se Trump vince di nuovo l’America è finita – anche quella repubblicana punterà sullo stesso effetto speculare: se vincono i democratici, l’America è finita perché Trump è l’unico in grado di difenderla.

 

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Uno dei temi che secondo le anticipazioni sarà molto battuto è quello di Trump come argine all’anarchia e al crimine che minacciano le città.

 

In teoria è un tentativo di dipingere l’intera ondata di proteste del movimento Black Lives Matter seguita all’omicidio di George Floyd alla fine di maggio come una rivolta criminale che mette a rischio la legge e l’ordine, lo slogan preferito di recente da Trump – e “Law and order” potrebbe prendere il posto di “Make America Great Again”, il motto del 2016. In pratica però ieri è arrivato un nuovo video di un attacco contro un nero da parte della polizia nello stato del Wisconsin, sette colpi di pistola nella schiena mentre apriva la portiera della sua macchina. C’è il potenziale per una nuova ondata di proteste e disordini in contemporanea con le quattro serate di Trump.

 

La convention si apre mentre alcuni pilastri del mondo trumpiano cedono. Dopo l’arresto per frode dell’ex consigliere e ideologo Steve Bannon pochi giorni fa, adesso Kellyanne Conway, consigliera, abbandona l’incarico per problemi con la figlia, che non sopporta il suo lavoro alla Casa Bianca.

 

La rete Fox non è più così ossequiosa con il presidente come invece è stata per tutti questi anni e ha commentato con favore il discorso di Biden – e infatti Trump ormai preferisce il più piccolo network Oann per una questione di lealtà incondizionata. Ieri uno scandalo ha colpito Jerry Falwell, il predicatore evangelico molto noto che guida quello schieramento religioso che garantisce il suo appoggio a Trump perché, anche se il suo comportamento personale non è irreprensibile, difende i loro valori. Secondo l’agenzia Reuters, Falwell è coinvolto in una storia di tradimenti coniugali durata sette anni.

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