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C'è posta per Trump

Daniele Ranieri

Il presidente americano vuole minare il voto via posta, ma i democratici hanno un contropiano

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Roma. L’opposizione al presidente Trump negli Stati Uniti ha un contropiano per salvare il voto via posta degli americani il prossimo 3 novembre e vuole realizzarlo in tempi strettissimi perché considera questa faccenda un’emergenza nazionale. Da mesi funzionari statali e nazionali dicono ai cittadini americani che alle elezioni presidenziali potranno votare con una scheda mandata via posta, secondo regole certe che impediscono brogli, per evitare di esporsi al contagio da Covid-19. Il voto via posta ha anche altri vantaggi, come evitare le lunghe file ai seggi e il non dover saltare un giorno di lavoro e per questo motivo la percentuale di elettori che sceglie di votare così cresce a ogni giro.

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Roma. L’opposizione al presidente Trump negli Stati Uniti ha un contropiano per salvare il voto via posta degli americani il prossimo 3 novembre e vuole realizzarlo in tempi strettissimi perché considera questa faccenda un’emergenza nazionale. Da mesi funzionari statali e nazionali dicono ai cittadini americani che alle elezioni presidenziali potranno votare con una scheda mandata via posta, secondo regole certe che impediscono brogli, per evitare di esporsi al contagio da Covid-19. Il voto via posta ha anche altri vantaggi, come evitare le lunghe file ai seggi e il non dover saltare un giorno di lavoro e per questo motivo la percentuale di elettori che sceglie di votare così cresce a ogni giro.

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Tre elettori americani su quattro hanno il diritto di votare via posta e si calcola che, anche per colpa della pandemia, a novembre circa ottanta milioni di elettori potrebbero esercitare quel diritto. Comunque vada, si tratta di un numero che senz’altro deciderà il risultato delle elezioni. Ma negli ultimi giorni è diventato chiaro che l’Amministrazione Trump vuole ostacolare il più possibile il voto via posta e vuole minarne la credibilità – il presidente su Twitter ha contestato questo modo di votare molte volte negli ultimi mesi ed è convinto a torto che avvantaggi i democratici.

  

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Lo scopo è fare in modo di diminuire il numero totale di americani che andranno a votare e di rendere lo spoglio più lungo, macchinoso e contestabile (ieri un sondaggio Washington Post-Abc confermava un vantaggio temporaneo di Joe Biden di più di dieci punti su Trump). Per rendere il voto via posta più difficile, il capo del servizio postale nominato da Trump, Louis DeJoy, ha ordinato una serie di cambiamenti che rallentano molto il lavoro e vanno dalla rottamazione di alcune macchine che smistano in modo automatico la posta fino all’eliminazione della paga straordinaria.

  

In pratica ha creato un collo di bottiglia nel servizio postale che causa un accumulo di ritardo nella distribuzione e ci sono già state conseguenze molto concrete – perché il servizio postale si occupa anche della consegna di medicinali e degli assegni dei sussidi per chi è in difficoltà. Questa campagna aggressiva è stata notata. Ed ecco che si è reso necessario un contropiano d’urgenza, perché ormai restano soltanto settantasei giorni alle elezioni – in realtà meno, perché chi vota via posta manda la sua scheda qualche giorno prima. Nancy Pelosi, la leader dei democratici al Congresso, ha richiamato tutti dalle vacanze per votare una legge che dovrebbe ripristinare il servizio postale com’era prima dei tagli. Inoltre i democratici avevano già fissato un’audizione con il capo del servizio postale DeJoy per fine settembre ma adesso l’hanno anticipata al 23 agosto, per chiedergli conto dei tagli e sollevare il caso a livello nazionale.

 

L’idea è smontare la sensazione fra gli elettori che il voto via posta non funzionerà (e quindi, in molti casi, che sia del tutto inutile andare a votare). I procuratori generali (quindi i funzionari più alti in grado che si occupano di Giustizia) in almeno sei stati stanno per lanciare una causa legale per bloccare DeJoy e far funzionare le poste. Infine, molti stati stanno lavorando per cambiare le regole che riguardano il voto postale. Uno dei cambiamenti più ovvi è anticipare il giorno nel quale gli elettori riceveranno la scheda per votare, in modo da dare loro più tempo per spedirla e compensare gli eventuali ritardi nelle poste che potrebbero annullare milioni di voti validi (il voto è nullo se non arriva entro un termine preciso). Questo vuol dire che le elezioni potrebbero di fatto decidersi molti giorni prima del 3 novembre e che gli ultimi giorni di campagna potrebbero contare meno, ma in ogni caso i risultati si cominceranno a sapere dal giorno del voto in avanti.

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