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Call the police

Daniele Ranieri

Trump gongola, le violenze nelle grandi città americane gli danno ragione. “Abolish the police” non funziona

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Roma. Picchi di violenza spettacolare nelle grandi città americane danno all’Amministrazione Trump molto materiale da usare nella campagna elettorale. Nella notte tra domenica e lunedì a Chicago centinaia di persone hanno assaltato e razziato i negozi di lusso nel Loop, il grande distretto finanziario, dopo che sui social media si era diffusa la notizia della sparatoria tra la polizia e un afroamericano – i social davano informazioni sbagliate e molti credevano in un nuovo episodio di brutalità poliziesca. La città è stata costretta ad alzare i ponti e a bloccare i bus e i treni che da Southside, abitato in maggioranza da afroamericani, portano verso il centro per tentare di contenere i saccheggi. Ci sono stati più di cento arresti e il sindaco, l’afroamericana Lori Lightfoot, in tv ha detto ai saccheggiatori: “Vi veniamo a prendere, non c’è alcuna giustificazione per quello che state facendo”. A Portland in Oregon i manifestanti nel fine settimana hanno bruciato la sede del sindacato di polizia, c’era stato un breve periodo di relativa calma dopo che l’Amministrazione Trump aveva ritirato gli agenti federali – il loro uso nelle strade aveva scatenato polemiche – ma adesso c’è di nuovo violenza. “Quando lanciate liquido infiammabile contro un edificio in cui sono intrappolate delle persone non state manifestando, è tentato omicidio”, ha detto il sindaco di Portland, Ted Wheeler, “questa è tutta roba che finirà nelle pubblicità elettorali di Donald Trump”. Entrambi i sindaci hanno respinto l’offerta di Donald Trump di mandare la Guardia nazionale per controllare la situazione, ma è chiaro che il caos e le violenze fanno brillare l’immagine di Trump che da sempre proclama di essere il candidato “Law and order”. A New York, che da anni era diventata una città molto più sicura che in passato, il numero di sparatorie a giugno e a luglio è più che raddoppiato rispetto al 2019.

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Roma. Picchi di violenza spettacolare nelle grandi città americane danno all’Amministrazione Trump molto materiale da usare nella campagna elettorale. Nella notte tra domenica e lunedì a Chicago centinaia di persone hanno assaltato e razziato i negozi di lusso nel Loop, il grande distretto finanziario, dopo che sui social media si era diffusa la notizia della sparatoria tra la polizia e un afroamericano – i social davano informazioni sbagliate e molti credevano in un nuovo episodio di brutalità poliziesca. La città è stata costretta ad alzare i ponti e a bloccare i bus e i treni che da Southside, abitato in maggioranza da afroamericani, portano verso il centro per tentare di contenere i saccheggi. Ci sono stati più di cento arresti e il sindaco, l’afroamericana Lori Lightfoot, in tv ha detto ai saccheggiatori: “Vi veniamo a prendere, non c’è alcuna giustificazione per quello che state facendo”. A Portland in Oregon i manifestanti nel fine settimana hanno bruciato la sede del sindacato di polizia, c’era stato un breve periodo di relativa calma dopo che l’Amministrazione Trump aveva ritirato gli agenti federali – il loro uso nelle strade aveva scatenato polemiche – ma adesso c’è di nuovo violenza. “Quando lanciate liquido infiammabile contro un edificio in cui sono intrappolate delle persone non state manifestando, è tentato omicidio”, ha detto il sindaco di Portland, Ted Wheeler, “questa è tutta roba che finirà nelle pubblicità elettorali di Donald Trump”. Entrambi i sindaci hanno respinto l’offerta di Donald Trump di mandare la Guardia nazionale per controllare la situazione, ma è chiaro che il caos e le violenze fanno brillare l’immagine di Trump che da sempre proclama di essere il candidato “Law and order”. A New York, che da anni era diventata una città molto più sicura che in passato, il numero di sparatorie a giugno e a luglio è più che raddoppiato rispetto al 2019.

 

Una parte del grande movimento di protesta che all’inizio dell’estate era sceso nelle strade dopo l’omicidio di George Floyd da parte di quattro poliziotti chiedeva di togliere fondi alla polizia oppure addirittura di abolirla. Il sindaco democratico di Minneapolis, Jacob Frey, era stato cacciato da una manifestazione perché non si era impegnato a togliere tutti i fondi alla polizia cittadina. L’idea aveva riscosso successo: il sindaco di New York, Bill De Blasio, ha tagliato un miliardo di dollari dal budget della polizia, il Consiglio comunale di Minneapolis si è impegnato a smantellare la polizia e quello di Seattle ha annunciato un taglio del budget della polizia del cinquanta per cento. Questi gesti ideologici però sono molto criticati da chi in teoria dovrebbe essere d’accordo. Molti rappresentanti democratici dei distretti dove afroamericani e latinos sono la maggioranza dicono che tagliare così tanto il budget della polizia è roba da bianchi, da borghesi anime belle che non hanno problemi di sicurezza, da colonizzatori. Questa è “gentrificazione politica”, è una delle formule usate. Come a dire: voi volete smantellare la polizia, ma qui ci viviamo noi. Il New York Times, la voce liberal per eccellenza, ha pubblicato un reportage devastante da Seattle, dove i negozianti ora faranno causa alla città perché li ha abbandonati durante le settimane della “zona autogestita senza polizia”. Oltre al danno economico, le interviste sono racconti horror con milizie armate e accuse davanti alla folla.

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