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Macron il Libanese

Mauro Zanon

Bagno di folla a Beirut per il presidente francese, che vuole riforme subito e manderà aiuti “ma non ai corrotti”

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Lo ha scritto in francese e subito dopo in arabo: “Il Libano non è solo”. Emmanuel Macron si è recato oggi a Beirut per manifestare la vicinanza della Francia al popolo libanese, vittima martedì di una terribile esplosione nella zona del porto della capitale, che ha provocato, secondo un bilancio provvisorio, più di 150 morti e 5mila feriti, ed è finita in un bagno di folla in strada. “Sono venuto a portare un messaggio di sostegno, di amicizia, di solidarietà”, ha detto il presidente francese, atterrato attorno alle undici all’aeroporto di Beirut, dove è stato accolto dal presidente libanese Michel Aoun. “Nei prossimi giorni, aiuteremo a organizzare degli aiuti supplementari a livello francese e a livello europeo. Desidero organizzare la cooperazione europea, e più in generale la cooperazione internazionale”, ha dichiarato il leader francese.

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Lo ha scritto in francese e subito dopo in arabo: “Il Libano non è solo”. Emmanuel Macron si è recato oggi a Beirut per manifestare la vicinanza della Francia al popolo libanese, vittima martedì di una terribile esplosione nella zona del porto della capitale, che ha provocato, secondo un bilancio provvisorio, più di 150 morti e 5mila feriti, ed è finita in un bagno di folla in strada. “Sono venuto a portare un messaggio di sostegno, di amicizia, di solidarietà”, ha detto il presidente francese, atterrato attorno alle undici all’aeroporto di Beirut, dove è stato accolto dal presidente libanese Michel Aoun. “Nei prossimi giorni, aiuteremo a organizzare degli aiuti supplementari a livello francese e a livello europeo. Desidero organizzare la cooperazione europea, e più in generale la cooperazione internazionale”, ha dichiarato il leader francese.

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Dinanzi alla folla che urlava “il popolo vuole la caduta del regime”, lo slogan delle rivolte arabe contro i vecchi regimi, Macron ha risposto di essere a Beirut “anche per lanciare una nuova iniziativa politica, un nuovo patto. Lo comunicherò questo pomeriggio ai dirigenti e alle forze politiche libanesi”. A un certo punto ha scostato le guardie del corpo per abbracciare una donna e ha promesso che gli aiuti “non andranno ai corrotti”, un tema sul quale c’è parecchio scontento. Mercoledì, alla vigilia della sua visita, si è insistito molto sul bisogno di una “messa a punto” con le autorità libanesi. L’esasperazione di Parigi, nelle ultime settimane, è cresciuta di intensità nei confronti della classe politica libanese, accusata di non riformare il paese. “Noi dal lato nostro siamo disposti ad aiutare, ma allo stesso tempo le autorità libanesi devono prendere la situazione in mano”, ha detto l’entourage di Macron. Jean-Yves Le Drian, in visita a Beirut due settimane fa, aveva già avvertito le autorità libanesi che senza riforme la Francia non avrebbe fornito un nuovo aiuto finanziario al Libano, in preda alla più grave crisi economica dai tempi della guerra civile finita trent’anni fa. Il capo della diplomazia francese aveva utilizzato toni fermi per manifestare la posizione di Parigi. E oggi Macron l’ha ribadita con nettezza. Ai responsabili politici libanesi ha chiesto “di procedere con le riforme, di cambiare il sistema, di mettere fine alla divisione del Libano e di lottare contro la corruzione”.

  

  

   

Le dichiarazioni del presidente francese sulla necessità di un piano di riforme hanno fatto reagire in maniera scomposta Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise. “Metto in guardia contro un’ingerenza nella vita politica del Libano. Non sarà accettata. Il Libano non è un protettorato francese”, ha twittato Mélenchon, prima di aggiungere: “Metto in guardia i libanesi a proposito delle riforme di Macron: proteggete le rivendicazioni della vostra rivoluzione civile”. Ma al di là delle polemiche, l’inquilino dell’Eliseo vuole rispondere in maniera concreta alla tragedia che ha colpito il Libano, fornendo un aiuto materiale a breve termine e un aiuto diplomatico-istituzionale a lungo termine. Oggi, assieme all’aereo presidenziale, sono decollati due aerei militari, un A400M Atlas e un A330 Phénix, con a bordo personale del ministero dell’Interno, della Salute e degli Esteri francesi, oltre a 20 tonnellate di materiale sanitario. Nei prossimi giorni, secondo quanto comunicato dall’Eliseo, Macron organizzerà una “mobilitazione internazionale” in videoconferenza. La prima vittima francese accertata delle due deflagrazioni di martedì è Jean-Marc Bonfils, architetto molto amato dai libanesi perché aveva ridato vita a numerosi palazzi di importanza storica rasi al suolo durante la guerra civile. “Bonfils è morto nella terribile catastrofe di Beirut. Rendo omaggio al suo grande lavoro, come il restauro degli edifici storici distrutti dalla guerra in Libano. Francia e Libano sono uniti nel dolore per la sua morte”, ha twittato la ministra della Cultura francese Roselyne Bachelot. I libanesi, da sempre, chiamano la Francia la “tendre mère”, una madre tenera, dolce, affettuosa. La Francia di Macron vuole continuare a esserlo, ma a condizione di un cambio di passo da parte dei dirigenti libanesi. 

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