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Come procede il governo di unità nazionale in Israele?

Beatrice Guarrera

Gerusalemme ha detto di essere pronta a dare il suo aiuto a Beirut. Nel frattempo le divisioni tra il premier Netanyahu e il ministro della Difesa Gantz, su budget e gestione della pandemia, aumentano

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Gerusalemme. "Condividiamo il dolore del popolo libanese e ci rivolgiamo sinceramente per offrire il nostro aiuto in questo momento difficile". Con un tweet in arabo, pubblicato nella notte di ieri, il Presidente israeliano Reuven Rivlin ha commentato la drammatica vicenda dell’esplosione che a Beirut ha provocato centinaia di morti. Anche il portavoce dell'esercito per i media arabi Avichay Adraee ha twittato: "Abbiamo grande esperienza su come affrontare queste situazioni. È il momento di mettere da parte le controversie". Controversie che, infatti, erano aumentate sempre di più nelle scorse settimane. Soltanto il 27 luglio si erano verificati scontri armati al confine tra Israele e Libano, quando nei pressi dell’avamposto militare Har Dov, un commando di cinque uomini di Hezbollah aveva tentato di infiltrarsi in territorio israeliano. Qualche ora prima dell’esplosione di Beirut, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu aveva inoltre lanciato un chiaro avvertimento a Hezbollah: “Abbiamo prima colpito una cellula e ora i mandanti. Faremo il necessario per difenderci. Invito tutti, Hezbollah compreso, a pensarci. Non sono parole al vento”. Il premier israeliano si riferiva agli scontri di domenica che hanno portato alla morte di quattro uomini, appartenenti a una cellula militante e sorpresi a piantare ordigni esplosivi nelle alture del Golan. I mandanti, secondo Israele, sarebbero l’Iran e Hezbollah. In molti hanno sollevato l’ipotesi di un coinvolgimento di Israele nell’esplosione di Beirut, che è stata fermamente negata dallo stato ebraico.

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Gerusalemme. "Condividiamo il dolore del popolo libanese e ci rivolgiamo sinceramente per offrire il nostro aiuto in questo momento difficile". Con un tweet in arabo, pubblicato nella notte di ieri, il Presidente israeliano Reuven Rivlin ha commentato la drammatica vicenda dell’esplosione che a Beirut ha provocato centinaia di morti. Anche il portavoce dell'esercito per i media arabi Avichay Adraee ha twittato: "Abbiamo grande esperienza su come affrontare queste situazioni. È il momento di mettere da parte le controversie". Controversie che, infatti, erano aumentate sempre di più nelle scorse settimane. Soltanto il 27 luglio si erano verificati scontri armati al confine tra Israele e Libano, quando nei pressi dell’avamposto militare Har Dov, un commando di cinque uomini di Hezbollah aveva tentato di infiltrarsi in territorio israeliano. Qualche ora prima dell’esplosione di Beirut, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu aveva inoltre lanciato un chiaro avvertimento a Hezbollah: “Abbiamo prima colpito una cellula e ora i mandanti. Faremo il necessario per difenderci. Invito tutti, Hezbollah compreso, a pensarci. Non sono parole al vento”. Il premier israeliano si riferiva agli scontri di domenica che hanno portato alla morte di quattro uomini, appartenenti a una cellula militante e sorpresi a piantare ordigni esplosivi nelle alture del Golan. I mandanti, secondo Israele, sarebbero l’Iran e Hezbollah. In molti hanno sollevato l’ipotesi di un coinvolgimento di Israele nell’esplosione di Beirut, che è stata fermamente negata dallo stato ebraico.

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Le divisioni tra Netanyahu e Gantz

 

Nel frattempo Israele si trova ad affrontare un momento non facile. Uno dei punti più urgenti riguarda l’approvazione del bilancio, su cui si stanno scontrando il primo ministro Netanyahu e il ministro della Difesa Benny Gantz. Secondo la legge israeliana, un governo che entra in carica in un anno in cui non è stato approvato alcun bilancio, avrebbe cento giorni per approvarne uno, pena la caduta del governo. Se entro il 25 agosto non verrà approvato un bilancio, infatti, il Parlamento israeliano verrebbe sciolto automaticamente e si dovrebbero tenere nuove elezioni a novembre, per la quarta volta nel giro di due anni.

 

Secondo l’accordo di governo tra il Likud di Netanyahu e il Blu e Bianco di Gantz, dovrebbe essere approvato un documento per il bilancio fino al 2021, come rivendica anche Benny Gantz. Netanyahu vorrebbe invece che venisse approvato il bilancio soltanto per il 2020. Se entro il 31 marzo 2021 non dovesse essere approvato un nuovo bilancio, infatti, il Parlamento israeliano verrebbe sciolto e si dovrebbero tenere nuove elezioni in estate, con Netanyahu come primo ministro. Se il governo crollasse in qualsiasi altro scenario, invece, sarebbe Gantz a essere investito del ruolo di primo ministro fino a nuove elezioni. Per uscire dalla crisi, martedì alcuni membri della coalizione di Gantz hanno presentato un compromesso che potrebbe essere la soluzione: il governo approverebbe un bilancio di due anni, come richiede Gantz, ma la Knesset, il Parlamento israeliano, voterebbe solo sulle parti rilevanti per il 2020, come inizialmente voleva Netanyahu.

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Le proteste contro Bibi e la gestione del Covid

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Il primo ministro in carica, intanto, sta affrontando una forte ondata di critiche che dall’inizio di luglio è sfociata in manifestazioni diffuse in molte città, a partire da Gerusalemme. Erano 30mila secondo gli organizzatori della protesta (e 10mila secondo la polizia) i manifestanti che si sono riuniti sabato scorso sotto la residenza del primo ministro nel quartiere Rehavia a Gerusalemme. Oltre un migliaio di persone hanno manifestato fuori dalla casa privata di Netanyahu nella città di Cesarea, mentre altre migliaia in tutto il paese hanno bloccato ponti e cavalcavia delle autostrade. “Crime Minister” e “Bibi Go home” sono solo alcuni degli slogan con cui i cittadini hanno chiesto le dimissioni di Netanyahu a causa del suo processo per corruzione, e per quella che ritengono una inefficace gestione dell’emergenza Covid-19. Da oltre un mese, infatti, il diffondersi della pandemia sembra fuori controllo, con i centralini del ministero della Salute costantemente sovraccarichi e gli infetti che hanno superato quota 76.600. La scorsa settimana, su chiamata del Ministro della Difesa, è stata istituita una nuova task force all’interno dell’esercito per gestire la lotta al Covid-19. Il cosiddetto “Comando Coronavirus” dovrà cercare di "spezzare la catena di infezione" migliorando la capacità del paese di individuare i portatori della malattia e ordinare la quarantena a coloro che hanno avuto contatti con gli infetti.

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