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L’intervista al presidente

Trump esce dal corpo a corpo con un giornalista con (almeno) quattro bernoccoli

<p>La conversazione con&nbsp;Jonathan Swan per &ldquo;Axios on Hbo&rdquo; &egrave; un'eccezione rispetto alle solite interviste del presidente. Ecco perch&eacute; va vista&nbsp;</p>

Paola Peduzzi
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Milano. Ci siamo abituati a non guardare più le interviste di Donald Trump perché sono diventate degli spot elettorali in cui il presidente degli Stati Uniti ripete dati non ufficiali (nel migliore dei casi) o teorie del complotto (nel peggiore) e li condisce con il suo vittimismo: nessuno mi capisce, dev’essere per via della mia personalità. Poi ci sono le eccezioni. La conversazione tra Trump e Jonathan Swan per “Axios on Hbo” è una di queste, e va vista – c’è chi ha suggerito al Lincoln Project e a tutti i gruppi che fanno campagna contro Trump di trasmettere clip di questa intervista fino a novembre e non fare altro, ché come spiega il trumpismo Trump, nessuno.

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Alcuni dettagli: il broncio. Il presidente arriva scocciato e se ne va più scocciato, me se sul finale il broncio è comprensibile, quello dell’inizio è tipico di Trump (e chi lo ha convinto a sedersi con Swan probabilmente non ha un futuro stellare nell’entourage presidenziale).

   

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Il Covid. Trump difende la propria gestione della pandemia con alcune argomentazioni: nessuno si aspettava una progressione del contagio di queste proporzioni, la Cina ci ha fregati e io la colpirò molto forte anche per questo, i dati comunque migliorano, e ci sono paesi che vanno molto peggio dell’America. Con Swan, Trump ha ripetuto il copione; soltanto che il giornalista australiano (e gli australiani sui social ieri festeggiavano il fatto che Swan fosse uno di loro con un’enfasi un po’ surreale) lo ha contraddetto. Trump tirava fuori dei grafici, Swan li guardava e in sostanza ripeteva: stiamo parlando di morti, non di contagi. Di morti per il coronavirus, non di picchi di marzo, di giugno o del prossimo autunno. Più di 155 mila persone morte in America. Trump svicolava, Swan insisteva, Trump rispondeva “you can’t do that”, non puoi fare così (intendeva i calcoli, e forse anche le domande), Swan ha portato il caso della Corea del sud, 51 milioni di abitanti, 300 morti, Trump insinuava che forse quei dati erano inventati (“sta dicendo che la Corea del sud ha falsificato i dati?” “Non lo so, abbiamo buone relazioni con quel paese, ma non lo sai mai”), e infine, il presidente ha detto: “Stanno morendo, è vero. E bisogna – it is what it is, questo è, ma questo non vuol dire che non stiamo facendo tutto il possibile. E’ sotto controllo. Possiamo controllare” la situazione. “It is what it is”.

   

John Lewis. Trump non ha partecipato al funerale dell’uomo simbolo della battaglia per i diritti civili della comunità afroamericana, “scelse di non venire alla mia inaugurazione”. Trump non ha mai incontrato Lewis, ma lo considera una persona straordinaria? “Conosco tante persone straordinarie”.

   

I brogli. I preparativi di Trump per la notte elettorale continuano secondo i due filoni che ha scelto: il voto via posta, che sarà “enorme” in proporzione agli altri anni, è sinonimo di errori e soprattutto di ritardi. “Potremmo non sapere il risultato delle elezioni il 3 novembre. Potrebbero volerci due mesi” e nel frattempo “possono succedere molte cose”. Il timore di un conteggio lungo è condiviso da molti, anzi, forse dovremmo già abituarci all’idea, ma che il ritardo sia sinonimo di frode elettorale, questa è un’esclusiva di Trump.

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Le taglie dei russi per uccidere soldati americani in Afghanistan. Il presidente ha avuto una conversazione telefonica con Vladimir Putin il 23 luglio scorso, ma non ha parlato della questione, così come non lo ha fatto in passato, “mai”, perché la considera “una fake news”. Secondo il presidente, le prove del coinvolgimento dei russi “non sono mai arrivate sulla mia scrivania”. Trump poi dice a Swan che non riesce a capire perché tutti sono ossessionati con la Russia e non con la Cina. Questo scambio finisce così: “Lei legge i briefing?”. “Sì, li leggo. Li leggo tutti. Leggo molto, anche se tutti sostengono che non leggo niente. E capisco le cose straordinariamente bene. Credo di essere la persona che comprende meglio le cose che lei abbia mai intervistato”.

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