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Cocci di democrazia

Chi è Bill Barr, “l’uomo più pericoloso degli Stati Uniti”

Paola Peduzzi

Occhio al ministro della Giustizia di Trump che organizza la guerriglia nelle città e una sorpresa per ottobre

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Milano. C’è chi dice che il presidente dell’America, in questo momento, sia Bill Barr, il ministro della Giustizia dell’Amministrazione Trump. Uno dei sostenitori di questa tesi è Tom Nichols, autore di “The Death of Expertise” (il saggio che spiega il rapporto diretto tra incompetenza e crisi della democrazia) e oggi consulente del Lincoln Project, il Pac anti trumpiano fondato da repubblicani ed ex repubblicani. Nichols dice che quel che sta accadendo a Portland e in altre città, con le forze federali mandate a ristabilire l’ordine per volere del governo cui rispondono in modo esclusivo, mostra che Barr “è come un super ministro dell’Interno”, si arroga il potere di gestire le relazioni con gli stati perché “sa che Donald Trump è incapacitato dal punto di vista funzionale”. Secondo Nichols, l’America è di fronte “al collasso totale dell’ordine costituzionale nel potere esecutivo” e i tribunali, i procuratori e le autorità statali, “non i manifestanti nudi, devono fermare” Barr, oggi “l’uomo più pericoloso degli Stati Uniti”.

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Milano. C’è chi dice che il presidente dell’America, in questo momento, sia Bill Barr, il ministro della Giustizia dell’Amministrazione Trump. Uno dei sostenitori di questa tesi è Tom Nichols, autore di “The Death of Expertise” (il saggio che spiega il rapporto diretto tra incompetenza e crisi della democrazia) e oggi consulente del Lincoln Project, il Pac anti trumpiano fondato da repubblicani ed ex repubblicani. Nichols dice che quel che sta accadendo a Portland e in altre città, con le forze federali mandate a ristabilire l’ordine per volere del governo cui rispondono in modo esclusivo, mostra che Barr “è come un super ministro dell’Interno”, si arroga il potere di gestire le relazioni con gli stati perché “sa che Donald Trump è incapacitato dal punto di vista funzionale”. Secondo Nichols, l’America è di fronte “al collasso totale dell’ordine costituzionale nel potere esecutivo” e i tribunali, i procuratori e le autorità statali, “non i manifestanti nudi, devono fermare” Barr, oggi “l’uomo più pericoloso degli Stati Uniti”.

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Nichols è molto allarmato, il ruolo di Barr, che si è già dimostrato un solerte guardiano di Trump, è molto discusso e uno dei messaggi su cui puntano gli anti Trump è proprio l’incapacità a livello operativo del presidente, oltre all’inadeguatezza in generale. Può essere che si esageri quindi, ma più escono dettagli sugli agenti federali mandati nelle città a guida democratica perché da sole non ce la fanno – anzi non vogliono farcela: hanno paura dei manifestanti, sostiene Trump – più diventa visibile quanto il trumpismo stia consumando la democrazia americana.

 

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Steve Vladeck ha spiegato la questione legale sul Washington Post con il dialogo tra federalismo e autorità statali e “il diavolo nei dettagli”, che è questo: a chi dai ragione se i “feds” – agenti dello Special Response Team del dipartimento e della Unità tattica dei Border Patrol – si scontrano fisicamente con le forze dello stato? È quel che sta accadendo in questi giorni. La discussione diventa inevitabilmente tecnica, ma il risvolto politico è chiaro ed è quella che Ed Luce chiama sul Financial Times “la guerra di Trump alle città” portata avanti con i suoi “omini verdi”, quelli che operavano nell’est dell’Ucraina per conto della Russia. La differenza è che Vladimir Putin non ha mai ammesso questa ingerenza, mentre Trump va fiero dei suoi “feds”. I “feds” invece non tanto, o almeno non tutti: BuzzFeed ha pubblicato un articolo in cui raccoglie le voci di alcuni di questi agenti che dipendono dal dipartimento della Sicurezza nazionale e hanno avuto mandato dal governo di esercitare i propri poteri anche a discapito di quelli statali. “Nonostante io lavori per il dipartimento della Sicurezza nazionale, guardo e riconosco ogni giorno lo scivolamento del paese nell’autoritarismo e nell’assenza della legge come nel resto del mondo”, ha detto un dipendente del ministero. Ricostruire la fiducia: questo sarà il compito di tutti in America, istituzioni e cittadini.

    

I timori nei confronti di Barr non si fermano soltanto a questa sua presa di potere. Molti sono convinti che sarà Barr a portare a Trump la “sorpresa d’ottobre” delle elezioni 2020 (al netto del Covid, ipotesi sempre più difficile da considerare): sta cercando di dimostrare, con una controinchiesta e un team di fedelissimi, che la “Russia connection” non è mai esistita, è un’invenzione democratica. Trump ha già iniziato: secondo lui, il voto postale è peggio di qualsiasi ingerenza straniera, un broglio fatto in casa, altro coccio della democrazia americana.

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