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editoriali

Il focolaio indipendentista spagnolo

Redazione

Il disastro della Catalogna indipendentista nella lotta contro il virus

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In Spagna il primo mese di normalizzazione dopo i picchi della pandemia va piuttosto male. Da quando, un mese fa, sono state ridotte le restrizioni, si sono accesi centinaia di focolai e la curva del contagio ha ricominciato a salire, al punto che, rispetto alla situazione di fine giugno, la media dei contagi è cresciuta di quattro volte.

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In Spagna il primo mese di normalizzazione dopo i picchi della pandemia va piuttosto male. Da quando, un mese fa, sono state ridotte le restrizioni, si sono accesi centinaia di focolai e la curva del contagio ha ricominciato a salire, al punto che, rispetto alla situazione di fine giugno, la media dei contagi è cresciuta di quattro volte.

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I focolai più pericolosi sono in Aragona e in Catalogna, in quest’ultima comunità è particolarmente grave la situazione nelle province di Lleida e di Barcellona, dove si sono verificati più di quattromila nuovi contagi nell’ultima settimana. La Catalogna confina con la Francia e il governo di Parigi osserva la situazione con preoccupazione e non esclude di dover nuovamente chiudere i confini ai Pirenei. La Spagna a occidente rappresenta il caso di ripresa del virus più rilevante in Europa, mentre a oriente si aggrava la situazione nei Balcani. Sulle decisioni da adottare, in particolare in Catalogna, pesa l’ostilità dell’amministrazione regionale indipendentista nei confronti dello stato spagnolo. Durante la fase più acuta la Generalitat aveva addirittura protestato per la presenza di medici militari mandati a soccorrere i comuni catalani più colpiti, ma alla fine erano stati gli stessi sindaci a ringraziare il governo di Madrid per gli aiuti. D’altra parte il sistema istituzionale è assai confuso, non si sa a chi spetti emanare ordinanze e ci si mette di mezzo anche la magistratura: il primo ordine restrittivo della Catalogna è stato bocciato da un giudice, ma poi riammesso da un altro. Ora ci si limita a invitare i cittadini di Barcellona a rimanere in casa, senza stabilire però un obbligo.

 

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Indeciso a tutto, l’indipendentismo catalano ha trovato l’unità solo nella protesta contro la breve visita che il re Filippo VI ha fatto ieri in questa regione. Gli indipendentisti si sono radunati in qualche centinaio per contestare la visita nei pressi di un monastero e hanno inscenato una manifestazione senza mascherine o distanziamento, proprio a Barcellona, al grido “la Catalogna non ha re”, con i rischi sanitari conseguenti. Ma su questo assembramento la Generalitat non ha espresso alcuna critica, anzi alcuni esponenti del governo locale hanno espresso la loro soddisfazione. Meglio il virus del re?

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