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Ricomporre la sinistra è la nuova ossessione francese. Ci prova anche Joffrin

Mauro Zanon

Il direttore di Libé lascia il giornale per fondare un partito

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Parigi. Da lunedì Laurent Joffrin non sarà più il direttore della redazione di Libération, ma il promotore di un nuovo movimento politico che punta a ricomporre la gauche in vista delle presidenziali francesi del 2022. Joffrin ha annunciato giovedì la decisione di lasciare Libé, quotidiano che dirigeva dal 2014. A 68 anni, dopo una vita ai vertici del mondo editoriale parigino (è stato tre volte direttore del Nouvel Observateur, due di Libération), Joffrin si lancia in un’avventura che fino a qualche mese fa sembrava impensabile. “In un primo momento, creerò un’associazione per difendere alcune idee e definire una strategia al fine di rifondare una sinistra democratica”, ha dichiarato al Figaro il futuro ex direttore di Libération, prima di aggiungere: “Ciò sfocerà nella creazione di un nuovo movimento. Questa iniziativa si iscrive naturalmente nella prospettiva delle presidenziali”. Secondo quanto riportato dal Monde, Joffrin terrà una conferenza stampa lunedì alle ore 11, nell’Undicesimo arrondissement, durante il quale alzerà il velo sui nomi di un centinaio di intellettuali, esperti, militanti di associazioni che si assoceranno all’“appello per la ricomposizione della sinistra”. Stando alle informazioni del Monde, non ci sarà nessun responsabile politico né rappresentante locale tra i firmatari del testo, che servirà da base per costruire la formazione che verrà. Il 23 settembre, Joffrin uscirà anche con un libro il cui titolo riassume emblematicamente il motivo della sua riconversione politica: “Anti-Macron”, una raccolta delle sue “lettres politiques” pubblicate quotidianamente sul sito di Libé dal 2017 al 2020. “Se oggi non cambia nulla a sinistra, rischiamo di ritrovarci nuovamente con un Macron-Le Pen al secondo turno delle prossime elezioni presidenziali, ed è una prospettiva che non mi piace”, ha detto al Monde Joffrin.

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Parigi. Da lunedì Laurent Joffrin non sarà più il direttore della redazione di Libération, ma il promotore di un nuovo movimento politico che punta a ricomporre la gauche in vista delle presidenziali francesi del 2022. Joffrin ha annunciato giovedì la decisione di lasciare Libé, quotidiano che dirigeva dal 2014. A 68 anni, dopo una vita ai vertici del mondo editoriale parigino (è stato tre volte direttore del Nouvel Observateur, due di Libération), Joffrin si lancia in un’avventura che fino a qualche mese fa sembrava impensabile. “In un primo momento, creerò un’associazione per difendere alcune idee e definire una strategia al fine di rifondare una sinistra democratica”, ha dichiarato al Figaro il futuro ex direttore di Libération, prima di aggiungere: “Ciò sfocerà nella creazione di un nuovo movimento. Questa iniziativa si iscrive naturalmente nella prospettiva delle presidenziali”. Secondo quanto riportato dal Monde, Joffrin terrà una conferenza stampa lunedì alle ore 11, nell’Undicesimo arrondissement, durante il quale alzerà il velo sui nomi di un centinaio di intellettuali, esperti, militanti di associazioni che si assoceranno all’“appello per la ricomposizione della sinistra”. Stando alle informazioni del Monde, non ci sarà nessun responsabile politico né rappresentante locale tra i firmatari del testo, che servirà da base per costruire la formazione che verrà. Il 23 settembre, Joffrin uscirà anche con un libro il cui titolo riassume emblematicamente il motivo della sua riconversione politica: “Anti-Macron”, una raccolta delle sue “lettres politiques” pubblicate quotidianamente sul sito di Libé dal 2017 al 2020. “Se oggi non cambia nulla a sinistra, rischiamo di ritrovarci nuovamente con un Macron-Le Pen al secondo turno delle prossime elezioni presidenziali, ed è una prospettiva che non mi piace”, ha detto al Monde Joffrin.

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Maturava il progetto da inizio anno e pensava di esternare pubblicamente le sue intenzioni alla fine del 2020. Ma il trionfo della sinistra écolo alle ultime elezioni amministrative, e la necessità di non sprecare tutto per le solite battaglie di ego, lo hanno spinto ad accelerare le cose. Lui vorrebbe continuare a essere editorialista di Libération e membro del consiglio di amministrazione del futuro Fonds de dotation che controllerà il giornale e veglierà alla sua indipendenza, ma la società dei giornalisti e del personale del quotidiano (Sjpl) ha fatto sapere all’Afp che non lo vuole più tra i piedi. “Stiamo lavorando a una nuova carta etica che escluda qualsiasi persona appartenente a un movimento politico per dirigere e contribuire a questo fondo”, ha affermato la Sjpl.

 

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La partenza di Joffrin è il terzo coup de théâtre in tre mesi per il quotidiano della sinistra parigina. A metà maggio, il gruppo Altice del magnate Patrick Drahi, editore di Libé, ha annunciato la sua uscita di scena e il trasferimento della proprietà a una società senza scopo di lucro. L’11 giugno scorso è stato chiamato un manager vicino a Sarkozy come nuovo direttore generale della testata, Denis Olivennes: nomina che ha colto di sorpresa tutta la redazione. “La Francia non soffre di una deriva neoliberale, ma di un’embolia del suo sistema statale, troppo corporativista, troppo centralizzato, troppo burocratico”, ha detto in un’intervista Olivennes, facendo rizzare i capelli alle firme di Libé.

 

Figlio di Jean-Pierre Mouchard, editore, fedelissimo di Jean-Marie Le Pen e finanziatore per molto tempo del Front national, Laurent, da giovane, provava a convincere il padre di essere dalla “parte sbagliata” dello scacchiere politico: “Tra i 12 e i 18 anni, ho passato il mio tempo a convincere mio padre, a discutere, a tentare di dimostrargli che si sbagliava”. Invano. Alla direzione di Libération, potrebbe essere promosso Dov Alfon, giornalista franco-israeliano di grande esperienza. E’ stato caporedattore del quotidiano Haaretz tra il 2008 e il 2011, prima di diventarne, a partire dal 2016, il corrispondente da Parigi.

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