PUBBLICITÁ

500 mila polacchi sanciscono la rielezione di Duda

Micol Flammini

In Polonia rivince il presidente uscente, con uno scarto ridotto che è il ritratto dell’elettorato sovranista europeo

PUBBLICITÁ

Roma. La fotografia della Polonia che esce dopo il voto di ieri è quella di una nazione a metà. Un confine ideale definisce dove termina la nazione liberale ed europeista e dove inizia quella conservatrice e nazionalista. Sono due Polonie che non la pensano uguale su nulla, distanti da sempre . Anche cinque anni fa, quando a sfidare Andrzej Duda, il candidato del PiS, c’era l’ex presidente Bronislaw Komorowski le due nazioni si guardavano, diffidenti, diverse, ognuna radicata nella propria idea di futuro.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. La fotografia della Polonia che esce dopo il voto di ieri è quella di una nazione a metà. Un confine ideale definisce dove termina la nazione liberale ed europeista e dove inizia quella conservatrice e nazionalista. Sono due Polonie che non la pensano uguale su nulla, distanti da sempre . Anche cinque anni fa, quando a sfidare Andrzej Duda, il candidato del PiS, c’era l’ex presidente Bronislaw Komorowski le due nazioni si guardavano, diffidenti, diverse, ognuna radicata nella propria idea di futuro.

PUBBLICITÁ

 

Duda vinse con il 51,5 per cento e Komorowski ottenne il 48,5. Domenica scorsa, Duda ha avuto il 51 e Rafal Trzaskowski il 48,9 per cento. La differenza tra le percentuali è di meno di cinquecentomila elettori e il candidato dell’opposizione e sindaco di Varsavia Trzaskowski è riuscito in poche settimane ad aumentare i consensi e a risollevare il suo partito. Per l’opposizione è stata una battaglia durissima che non ha portato a una vittoria, ma adesso c’è un leader attorno al quale ricostruire tutto e una guida carismatica mancava da anni. “Da quando Donald Tusk è stato nominato presidente del Consiglio europeo nel 2014 – dice al Foglio Pawel Bravo, caporedattore del settimanale cattolico Tygodnik Powszechny – nessun politico dell’opposizione è riuscito a essere convincente. Trzaskowski inizialmente sembrava un candidato colto e aperto, ma nulla di più, sembrava non avere la grinta o la voglia di lottare. Quella sete di sangue in politica che aveva Tusk”, che negli ultimi anni è diventato anche uno dei bersagli preferiti della propaganda del partito nazionalista PiS. “ Tusk era eccezionale come leader, capiva che la politica è un gioco brutale e lo sapeva condurre ma sapeva anche mostrare la dolcezza per confortare i cittadini. Di lui, però, all’inizio si diceva che fosse preparato ma poco grintoso, e si spera che Trzaskowski abbia la stessa evoluzione”. Un leader giovane pronto a prendere la guida di metà del paese e di farlo crescere “e in questo potrebbe essere aiutato dal fatto che dall’altra parte invece ci sia un capo che invecchia. Jaroslaw Kaczynski sa che sono i suoi ultimi anni alla guida del PiS, un partito che continua a vincere, ma che alle ultime amministrative ha perso la maggioranza al Senato”.

 

PUBBLICITÁ

L’elezione di domenica ha confermato che le due Polonie hanno anche età diverse, quella che sostiene Trzaskowski è più giovane, quella che sostiene Duda è più anziana. Trzaskowski ha conquistato le città, ma ha anche tolto, un pezzettino alla volta, alcuni paesi più piccoli, bacini elettori affezionati al PiS che invece si è riconfermato forte nelle zone rurali. “La Polonia è un paese conservatore che ha un’economia robusta dove il progresso, in fatto di valori, procede lentamente. Uno dei segreti della sopravvivenza del partito di Kaczynski in questi anni è stato quello di essere un partito di destra che ha fatto riforme di sinistra, ha abbassato molte diseguaglianze economiche e in queste condizioni è difficile togliergli il voto dell’elettorato sindacale e operaio”. Poi c’è il peso della chiesa che, secondo Pawel Bravo, diventa sempre meno forte ma che, senza dubbio, ha aiutato Duda a vincere le elezioni. Sta anche qui la differenza di quei cinquecentomila voti, nelle preferenze di una chiesa che negli ultimi anni si è sempre schierata dalla parte del PiS, nonostante anche Piattaforma civica (Po) prima e Coalizione civica (Ko, l’unione di diversi partiti di cui fa parte anche il Po) si siano sempre definite cattoliche. “Parte della chiesa polacca è apertamente contro Trzaskowski, lo hanno definito un progressista, un anticristiano contrario ai valori della famiglia tradizionale. La Polonia è un paese in cui nessuno si definirà mai anticlericale, ma la popolazione che rispetta quello che dice la chiesa sta diminuendo. Sono pochi i vescovi polacchi che cercano di stare lontani dalla politica e questa alleanza tra trono e altare è troppo stretta: quando il PiS inizierà a perdere consensi, la chiesa pagherà un appoggio così diretto”, talmente diretto che diverse personalità ecclesiastiche hanno associato il voto a Trzaskowski, alla destra moderata, al peccato.

 

Ieri il sindaco di Varsavia si è congratulato con Duda, gli ha detto che questa è la sua occasione per agire come politico indipendente dalle volontà del capo del suo partito, Jaroslaw Kaczynski. L’opposizione spera che il voto di domenica sia un inizio, la battaglia di un leader giovane che ha ancora tanto da combattere e forse anche da vincere. Intanto ha vinto Duda, una metà del paese festeggia, l’altra metà conta i danni che altri cinque anni di PiS potrebbero fare alla democrazia polacca.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ