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Rafal, che schiocco!

Micol Flammini

Trzaskowski non è solo lo sfidante vivace del sovranismo polacco. E’ il volto e il simbolo della “ribellione dei moderati”

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Roma. Quando il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski, è stato scelto come candidato per le elezioni presidenziali dal maggior partito di opposizione, Coalizione civica (Ko), sapeva di avere pochissimo tempo e il compito grandissimo di riorganizzare la campagna elettorale contro il suo principale rivale: il presidente in carica e candidato del PiS (Diritto e giustizia), Andrzej Duda. C’erano altre cose però da rifare, da ristabilire, da chiarire, come l’identità del suo partito e anche della nazione. E lui con vivacità, forza e testardaggine è andato a ricordare a ogni città e paesino della Polonia quali sono le idee della sua coalizione e cos’è l’anima polacca. Perché anche di questo lo avevano accusato: di non rappresentare bene l’anima della nazione e lui invece quest’anima l’ha fatta venire fuori e le ha dato un’identità. In questa campagna elettorale paese per paese, con il motto “per un presidente forte e una Polonia per tutti”, i comizi del sindaco di Varsavia sono suonati come uno schiocco – lo chiamano Trzask, che è la prima parte del suo cognome ma che vuole anche dire schiocco (provate a pronunciarlo: “Ciask!”. Lo sentite?). Non ha mai provato a parlare come i populisti. Non si è mai sottratto alle domande di nessun giornalista, mentre Duda si faceva intervistare soltanto dalla televisione di stato e di propaganda. Ieri la campagna è andata avanti fino all’ultimo secondo prima di mezzanotte. L’ordine da parte di Tusk, l’ex presidente del Consiglio europeo e fondatore del partito di Trzaskowski, era: “Non piagnucolare, non lamentarsi. Convincere e mobilitare, chiunque, ovunque fino all’ultimo istante. Dai la caccia al bolscevico!”, così aveva scritto su Twitter. E così ha fatto Trzask, uno schiocco dopo l’altro: ha incontrato il premio Nobel Olga Tokarczuk; è stato in sei comuni diversi, inclusa Varsavia, a ogni incontro ha ripetuto come è, secondo lui, la nazione che lo hanno accusato di non rappresentare: “E’ giusta, è saggia, ospitale, sorridente, per tutti”. 

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Roma. Quando il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski, è stato scelto come candidato per le elezioni presidenziali dal maggior partito di opposizione, Coalizione civica (Ko), sapeva di avere pochissimo tempo e il compito grandissimo di riorganizzare la campagna elettorale contro il suo principale rivale: il presidente in carica e candidato del PiS (Diritto e giustizia), Andrzej Duda. C’erano altre cose però da rifare, da ristabilire, da chiarire, come l’identità del suo partito e anche della nazione. E lui con vivacità, forza e testardaggine è andato a ricordare a ogni città e paesino della Polonia quali sono le idee della sua coalizione e cos’è l’anima polacca. Perché anche di questo lo avevano accusato: di non rappresentare bene l’anima della nazione e lui invece quest’anima l’ha fatta venire fuori e le ha dato un’identità. In questa campagna elettorale paese per paese, con il motto “per un presidente forte e una Polonia per tutti”, i comizi del sindaco di Varsavia sono suonati come uno schiocco – lo chiamano Trzask, che è la prima parte del suo cognome ma che vuole anche dire schiocco (provate a pronunciarlo: “Ciask!”. Lo sentite?). Non ha mai provato a parlare come i populisti. Non si è mai sottratto alle domande di nessun giornalista, mentre Duda si faceva intervistare soltanto dalla televisione di stato e di propaganda. Ieri la campagna è andata avanti fino all’ultimo secondo prima di mezzanotte. L’ordine da parte di Tusk, l’ex presidente del Consiglio europeo e fondatore del partito di Trzaskowski, era: “Non piagnucolare, non lamentarsi. Convincere e mobilitare, chiunque, ovunque fino all’ultimo istante. Dai la caccia al bolscevico!”, così aveva scritto su Twitter. E così ha fatto Trzask, uno schiocco dopo l’altro: ha incontrato il premio Nobel Olga Tokarczuk; è stato in sei comuni diversi, inclusa Varsavia, a ogni incontro ha ripetuto come è, secondo lui, la nazione che lo hanno accusato di non rappresentare: “E’ giusta, è saggia, ospitale, sorridente, per tutti”. 

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Il confronto di domenica tra Trzaskowski e Duda sarà il confronto tra due destre. La prima liberale ed europeista, la seconda reazionaria ed euroscettica. Il sindaco di Varsavia si è assunto il compito in queste settimane di campagna elettorale di ridare un volto a quella destra moderata che ormai ovunque in Europa sembra aver perso la voce. In Polonia, dove da sempre il Po – il partito di maggioranza all’interno della Coalizione civica – e il PiS – il partito che governa la nazione dal 2015 – si contendono la scena politica, l’identità di questa destra si era persa. Ma Trzaskowski ha ridefinito i confini di un partito che si considera il diretto discendente di Solidarnosc, e si è ripreso tutte quelle parole d’ordine, come atlantismo e cattolicesimo, che Diritto e giustizia aveva strappato ai suoi avversari. Il sindaco di Varsavia – che lo scorso anno assieme ai primi cittadini di Praga, Bratislava e Budapest aveva stretto un patto per mostrare all’Ue che esiste una Visegrád pronta a battersi per i valori democratici – ha mostrato alla Polonia la buona destra, quella di cui anche la sinistra, che nella nazione ha poco sostegno, è pronta a fidarsi soprattutto durante queste elezioni, che saranno una lotta per la democrazia. Se vincerà Duda, il governo sarà certo di poter portare avanti le sue riforme illiberali e di rovinare il rapporto con Bruxelles. Se vincerà Trzaskowski, ci sarà un sistema di contrappesi e di freni e il presidente potrà ostacolare i progetti del governo. I sondaggi danno i due candidati testa a testa, come è stato sempre, ma quest’anno la sfida è una battaglia per il futuro del paese, per l’anima della Polonia, che può essere europeista, aperta e liberale, uno schiocco alla volta.

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