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Il presidente ha scelto

Paola Peduzzi

La storia del nuovo premier francese Castex, le infradito di Philippe e i due guai di Macron

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Milano. Edouard Philippe si è dimesso ieri mattina sul presto, mettendo fine a chiacchiere e ipotesi che da una settimana occupavano i media francesi: il suo mandato da premier si è concluso, il presidente Emmanuel Macron ha infine deciso di sostituirlo. Al suo posto arriva Jean Castex, noto alle cronache di recente come “Monsieur déconfinement” perché ha gestito il piano di uscita dal lockdown della Francia in stretta (e buona) collaborazione con Philippe. Per dirla in breve: Castex è un Philippe meno ingombrante di Philippe, e per questo oggi più gradito a Macron che, secondo molti retroscena, era diventato piuttosto insofferente rispetto al suo premier, ne subiva la personalità politica sempre più definita e molto rassicurante durante la crisi e anche i suoi buonissimi indici di popolarità. Nonostante il destino di Philippe sembrasse segnato dal deterioramento dei rapporti con il presidente, moltissimi sostenevano che Macron avrebbe dovuto evitare “l’errore” di licenziare Philippe per ragioni politiche – l’ex premier è un esponente della destra moderata che ha permesso al presidente di conservare l’equilibrio incerto “né di destra né di sinistra” fino a oggi – e per ragioni personali: se elimini chi sta facendo bene è perché hai paura che faccia meglio di te. Invece i tre anni “turbolenti”, come li definivano ieri i giornali, di convivenza tra Macron e Philippe sono finiti, e il presidente ha scelto come sostituto un politico che ha un profilo molto simile a quello del premier escluso dall’ultima fase di governo del quinquennato. 

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Milano. Edouard Philippe si è dimesso ieri mattina sul presto, mettendo fine a chiacchiere e ipotesi che da una settimana occupavano i media francesi: il suo mandato da premier si è concluso, il presidente Emmanuel Macron ha infine deciso di sostituirlo. Al suo posto arriva Jean Castex, noto alle cronache di recente come “Monsieur déconfinement” perché ha gestito il piano di uscita dal lockdown della Francia in stretta (e buona) collaborazione con Philippe. Per dirla in breve: Castex è un Philippe meno ingombrante di Philippe, e per questo oggi più gradito a Macron che, secondo molti retroscena, era diventato piuttosto insofferente rispetto al suo premier, ne subiva la personalità politica sempre più definita e molto rassicurante durante la crisi e anche i suoi buonissimi indici di popolarità. Nonostante il destino di Philippe sembrasse segnato dal deterioramento dei rapporti con il presidente, moltissimi sostenevano che Macron avrebbe dovuto evitare “l’errore” di licenziare Philippe per ragioni politiche – l’ex premier è un esponente della destra moderata che ha permesso al presidente di conservare l’equilibrio incerto “né di destra né di sinistra” fino a oggi – e per ragioni personali: se elimini chi sta facendo bene è perché hai paura che faccia meglio di te. Invece i tre anni “turbolenti”, come li definivano ieri i giornali, di convivenza tra Macron e Philippe sono finiti, e il presidente ha scelto come sostituto un politico che ha un profilo molto simile a quello del premier escluso dall’ultima fase di governo del quinquennato. 

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Castex – moglie “angelo del focolare”, quattro figli, la passione per il rugby fin da quando era bambino – è sindaco della piccola cittadina di Prades (seimila abitanti), nei Pirenei orientali, dal 2008 con i Républicains, e ha sostenuto il gollista François Fillon alle presidenziali del 2017. E’ però entrato presto nell’orbita macroniana, anche grazie al suo buon rapporto proprio con Philippe.

 

Nel 2018, quando si consumò il primo atto della romanzesca rottura tra il presidente e il macroniano della prima ora Gérard Collomb, circolò il nome di Castex come sostituto al ministero dell’Interno. Ma l’occasione di farsi notare per questo enarca abituato (e anche contento, dicono gli amici) a lavorare dietro le quinte è arrivata con la pandemia, non per ragioni politiche ma di competenza: Castex ha lavorato al ministero della Salute e del Lavoro dal 2005 al 2009, conosce molto bene il sistema ospedaliero francese e anche i meccanismi del potere – è stato consigliere all’Eliseo ai tempi di Nicolas Sarkozy. Così con l’arrivo del Covid, Castex ha messo a frutto l’esperienza che già si era fatto con l’influenza aviaria nella prima decade dei Duemila e ha elaborato il piano di gestione dell’uscita dal lockdown per quel che riguarda sia le misure sanitarie sia quelle economiche. Secondo Libération, giornale di sinistra quindi non molto contento della scelta fatta da Macron, gli “atout” di Castex sono: “Ha il polso del paese, ha il senso del territorio e ha un ottimo rapporto con i sindaci”. In questa crisi il dialogo tra governo e autorità locali è indispensabile e anche dal punto di vista più generale della necessità di avvicinare il palazzo alla gente, Castex potrebbe essere un buon ponte, per quanto la sua immagina pubblica sia quella tipica del funzionario francese.

 

Come prima scelta, a capo del suo gabinetto Castex ha nominato Nicolas Revel, enarca anche lui ma di sinistra (aveva coabitato all’Eliseo di François Hollande proprio con Macron), per confermare il progetto ibrido destra-sinistra del presidente. Ma l’equilibrio, come si diceva, è incerto: per il segretario dei socialisti Olivier Faure, “il giorno dopo sarà di destra come il giorno prima”; per Christian Jacob, presidente dei Républicains, la direzione “tecnocratica” di Macron è inquietante, “non c’è più un primo ministro, c’è un collaboratore”. Altri esponenti dei Républicains che hanno lavorato con Castex sono meno impietosi, raccontano, ha scritto il Monde, che il nuovo premier è “di una simpatia incredibile, e di un’empatia e umiltà naturali. Lavora alla velocità della luce conservando una calma a prova di ogni scossone”. Ma oggi il punto non è Castex è Macron: c’è una specie di maledizione, iniziata da quando il mandato presidenziale è passato da sette a cinque anni, secondo la quale il rimpasto cosiddetto “di rilancio” è stato sempre fallimentare. E poi c’è il fatto che Macron ha giudicato Philippe un pericolo da allontanare perché rischiava di adombrarlo. Chissà se il presidente rimpiangerà questa scelta – è meglio tenersi vicini i pericoli e governarli, o lasciarli liberi là fuori? – di certo Philippe ha fatto di tutto per sembrare sollevato. Con un sorriso enorme si è preparato a tornare a Le Havre dove è stato riconfermato sindaco domenica scorsa: nelle foto aveva dei gemelli rosa a forma di infradito, che sanno di spensieratezza ritrovata, e stanno già andando a ruba.

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