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Richiudersi in casa

Cristina Marconi

Perché il secondo lockdown in Germania è ordinato e quello inglese a Leicester è un conflitto continuo

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Londra. Ora vallo a spiegare, a quelli di Leicester, che non sono untorelli da rinchiudere prima di buttare la chiave, che la libertà di tutti dipende dalla capacità di agire rapidamente e di isolare i focolai quando emergono. Difficile, soprattutto se tutta la comunicazione di Boris Johnson, pre e post-Covid, si è basata sulla confusione e sull’idea di far sentire il popolo molto molto speciale e al di sopra delle volgari regole valide per il resto del mondo. Però bisogna far ripartire il paese, spiegare che l’“animazione sospesa” della cassintegrazione sta per finire e che la scuola da settembre sarà obbligatoria, cercando di dare sostanza alla strategia del “colpisci la talpa”, ossia zone rosse tempestive. Per ora il primo lockdown locale britannico si sta trasformando in un conflitto tra autorità locali e governo centrale, con il sindaco della città Peter Soulsby e il capo della polizia che dicono di aver ricevuto raccomandazioni “raffazzonate” e tardive e lo stupore un po’ indignato per tutte le misure che verranno usate per mantenere l’efficacia della chiusura – e sì, questo vuol dire agenti in grado di fermare chi scappa e una situazione in cui tu non puoi muoverti e il tuo vicino sì – come fosse la prima volta, il primo lockdown.

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Londra. Ora vallo a spiegare, a quelli di Leicester, che non sono untorelli da rinchiudere prima di buttare la chiave, che la libertà di tutti dipende dalla capacità di agire rapidamente e di isolare i focolai quando emergono. Difficile, soprattutto se tutta la comunicazione di Boris Johnson, pre e post-Covid, si è basata sulla confusione e sull’idea di far sentire il popolo molto molto speciale e al di sopra delle volgari regole valide per il resto del mondo. Però bisogna far ripartire il paese, spiegare che l’“animazione sospesa” della cassintegrazione sta per finire e che la scuola da settembre sarà obbligatoria, cercando di dare sostanza alla strategia del “colpisci la talpa”, ossia zone rosse tempestive. Per ora il primo lockdown locale britannico si sta trasformando in un conflitto tra autorità locali e governo centrale, con il sindaco della città Peter Soulsby e il capo della polizia che dicono di aver ricevuto raccomandazioni “raffazzonate” e tardive e lo stupore un po’ indignato per tutte le misure che verranno usate per mantenere l’efficacia della chiusura – e sì, questo vuol dire agenti in grado di fermare chi scappa e una situazione in cui tu non puoi muoverti e il tuo vicino sì – come fosse la prima volta, il primo lockdown.

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In Nord Reno-Westfalia, le cose sembrano essere andate diversamente. Quando a metà giugno nel mattatoio e centro di produzione di prodotti di carne di Gütersloh, dove tra le altre cose si è scoperto che questo tipo di impianti sono perfetti per il virus perché sono freddi, affollati e la gente per parlarsi ha bisogno di urlare, c’è stata una comprensibile rabbia per il ritorno alle regole della quarantena, ma a farne le spese non sono stati i politici, che hanno cercato soprattutto di accompagnare la popolazione in questo momento difficile, bensì chi, con leggerezza, ha permesso che si riaccendesse un focolaio: Clemens Tönnies, amministratore delegato dell’omonima azienda alimentare, non solo sta pagando di tasca sua la procedura di test, ma i tifosi dello Schalke, squadra di calcio del cui board è presidente, hanno protestato dopo che lui ha ammesso di aver applicato male le regole. Pure lì ci sono stati malumori, è difficile per tutti prendere con filosofia il ritorno a una vita di reclusione regolata, ma certo che se c’è Angela la Scienziata a spiegarti bene le cose e a poter vantare una gestione razionale e intelligente della crisi del coronavirus, la differenza c’è. Anche se pure loro non possono più viaggiare neppure in Germania. Li rimandano indietro, li mettono al bando. E in Austria, Sebastian Kurz, sempre di manica larga quando si tratta di divieti, ha detto che le porte saranno chiuse a tutti i tedeschi provenienti dall’intera regione, non solo dalla zona rossa.

 

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Anche a Leicester c’è un’azienda finita sotto i riflettori, ed è la ditta di abbigliamento online Boohoo, che per far fronte all’aumento della domanda online avrebbe chiesto ai suoi dipendenti di andare a lavorare anche con i sintomi del Covid. Non solo: anche a quelli in cassa integrazione è stato detto che se non fossero andati a lavorare non avrebbero ricevuto i soldi. A Leicester, dove hanno sede molte aziende di abbigliamento low cost e dove Boohoo copre tre quarti della produzione, la pratica sarebbe stata molto diffusa. E altre città del nord, la zona più colpita dal Covid, starebbero assistendo a un aumento dei contagi e questo, per Johnson, rende impellente trovare una linea. Per Simon Kuper del Financial Times il problema è quel senso di eccezionalità su cui i populisti hanno incentrato il loro messaggio: noi siamo diversi, noi avremo l’immunità di gregge, noi non possiamo adottare misure illiberali come gli altri paesi e dobbiamo salvaguardare l’economia. Da quando si è ammalato Johnson ha un po’ abbassato i toni, ma il danno era fatto, e forse era irreversibile. E il viaggio a Durham del consigliere Dominic Cummings in pieno lockdown non sta aiutando il governo a suonare convincente su Leicester, proprio ora che tutto sta per riaprire e il resto del paese potrà andare al pub.

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