L'ingrediente Q

Luciana Grosso

Teorie del complotto, uso dei social e i retweet di Trump. La strada di QAnon verso le istituzioni americane

Milano. Se la ricetta per trasformare le istituzioni di una qualsivoglia repubblica in un guscio vuoto e caotico fosse come quella di una torta di mele, suonerebbe più o meno così: “Prendi una teoria della cospirazione, che sia abbastanza vaga e spaventosa da farci entrare tutte le peggiori nefandezze ti vengano in mente, dal satanismo alla pedofilia. E’ importante che sia vaga, mi raccomando perché se la fai precisa e circostanziata poi c’è il rischio che sia smentibile. Poi aggiungi una diffusione capillare sui social network, così da darle una platea ampia e veloce e farla arrivare alle orecchie di più persone possibile. Non è necessario ci credano tutti, basta che ci creda qualcuno. Poi prendi un po’ di quelli che hanno sposato le ricostruzioni vaghe della tua teoria, e fallo entrare in parlamento, negli uffici, lì dove si prendono le decisioni. Il resto vien da sé”.

 

Al di là delle metafore pseudo culinarie, è più o meno questo quello che sta succedendo negli Stati Uniti con la candidatura, al Senato e al Congresso, di circa 30 sostenitori di QAnon, una venefica e distruttiva teoria della cospirazione. La teoria (primo passo della ricetta di cui sopra) è stata portata alla luce (diciamo così) dall’account anonimo Q che, dal 2017, ha iniziato a pubblicare una serie di post nei quali diceva di poter provare l’esistenza di una serie di apparati corrotti (il ‘deep state’) che agiva di nascosto per fermare e boicottare l’operato dell’altrimenti eccellente presidente Trump. Sempre QAnon sostiene che di questo enorme e malvagio collettivo antiTrump farebbero parte, oltre a oscuri burocrati, anche attori del cinema e star della musica. Gente come Bruce Springsteen o Beyoncé, impegnati a lavorare alacremente per consentire ai sacerdoti oscuri dello stato profondo (Hillary Clinton, Bill Gates, George Soros) di compiere il loro raccapricciante progetto a base di potere, controllo, pedofilia, cannibalismo e riti satanici. L’unico argine tra le brave persone e questa multinazionale del male, secondo Q, sarebbe quell’Avenger del presidente Trump che, tra l’altro, avrebbe preso il posto di Lady Diana, non a caso (of course) assassinata in un finto incidente, proprio perché si opponeva a questa orrenda macchinazione.

 

Vi sembra strampalato? Beh, lo è. Ma, che lo sia, fa parte delle ricetta.

 

Il secondo passaggio, poi, prescrive diffusione. E su questo i social sono imbattibili: secondo una paziente cernita fatta dal New York Times, sarebbero circa 23 mila gli account che nel nome e nei contenuti rimandano alla teoria di Q (se siete curiosi li riconoscete, oltre che da QAnon nel nome anche da hashtag come #redpill o #WWG1WGA, acronimo del motto di Q “Where we go one, we go all” o #TheGreatAwakening). Di questi account, almeno 500, compaiono nel feed del presidente Donald Trump. E non di rado trovano la sua approvazione e il suo retweet, che si traduce in un endorsement e in pubblicità. Sempre secondo i certosini giornalisti-contabili di NYT, da quando è presidente, Trump avrebbe ritwittato 145 volte contenuti a vario titolo cospirazionisti, alcuni dei quali con espliciti riferimenti a Q, offrendoli in pasto a una platea di 82 milioni di follower.

 

Ora, perché la ricetta sia completa e la torta pronta, manca il terzo pezzo: l’ingresso degli alfieri della cospirazione nelle istituzioni. Ci siamo quasi, però. Secondo il sito Media Matters, sono 51 gli esponenti del Partito repubblicano che, a vario titolo e in vario modo, hanno sostenuto e diffuso le teorie di Q. Inoltre, alle prossime elezioni, ci saranno 28 candidati che seguono e sostengono le teorie improbabili di Q: due al Senato (in Oregon e Delaware) e 26 alla Camera.

 

Qualcuno di loro vincerà, qualcuno di loro perderà, qualcuno arriverà a più miti consigli, qualcun altro continuerà a credere che Bill Gates e Hillary Clinton hanno ucciso Lady D e ne hanno bevuto il sangue. Pazienza. Quel che rimarrà, in ogni caso, sarà il riconoscimento di dignità politica ai sostenitori di una delle teorie più strampalate di sempre (un filo sotto il terrapiattismo, decisamente sopra la convinzione che Elvis sia vivo e nascosto a Cuba), e il fatto che al delirio tossico di Q, verrà dato riconoscimento e ruolo. Oltre che, ovvio, accesso a uffici e palazzi nei quali dare la caccia a quel “deep state” che tanto dice di voler distruggere. Probabilmente non troverà niente di “deep”. Ma in quel caso, mal che vada, potrebbe accontentarsi di distruggere lo “state”, e buona notte.

Di più su questi argomenti: