Derecha responsable
Il Partito conservatore spagnolo chiede che il Recovery fund dell’Ue sia vincolato alle riforme. Strano, eh?
Milano. In Spagna l’opposizione conservatrice contro il governo socialista di Pedro Sánchez ha adottato una linea di durezza e responsabilità in questi mesi di crisi da coronavirus. Non esce dal Parlamento in protesta e non diserta gli eventi per il rilancio del paese. Il leader del Partito popolare, Pablo Casado, è durissimo con Sánchez (di recente ha denunciato in un discorso infuocato quelle che secondo lui sono state le manchevolezze del governo nella crisi) ma non ha negato il suo appoggio a misure che giudica corrette, come un reddito minimo garantito per le famiglie più povere che è stato votato da tutte le forze politiche tranne i neofranchisti di Vox. Allo stesso modo, quando si parla di aiuti Ue, Casado non fa antieuropeismo da due soldi per guadagnare punti facili, anzi, rimane nel campo degli europeisti perché sa che il suo compito di leader dell’opposizione spagnola è quello di assicurarsi che una volta che i miliardi dell’Ue saranno arrivati nelle casse di Madrid siano utilizzati per gli scopi che i conservatori considerano adatti. Questi scopi, secondo Casado, sono “aiutare i più colpiti” e soprattutto “riforme strutturali”. Sembra strano letto dall’Italia, ma per questa ragione Casado ha sostenuto sia in sede nazionale sia in sede europea che il Recovery fund arrivi alla Spagna soltanto se accompagnato da una forte condizionalità, che non significa obbligare Madrid a lacrime e sangue, ma garantire le riforme ed evitare che i fondi siano dispersi in sussidi e “progetti ideologici”. Scrive il País che dentro al Partito popolare europeo Casado si è alleato con alcuni eurodeputati tedeschi e con quelli dei quattro paesi “frugali” (Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia) per creare un gruppo di lavoro che monitori le condizioni di accesso al Recovery fund. E mentre Podemos accusa i popolari di non essere patriottici, i socialisti di Sánchez dicono che loro sono favorevoli alle riforme. E’ un buon inizio.
I conservatori inglesi