La Nato tra dieci anni

Jens Stoltenberg

Jens Stoltenberg lancia un processo di riflessione per l’Alleanza del 2030 che immagina più unita e più politica. I valori irrinunciabili, gli avversari vecchi e nuovi e i partner del futuro

Pubblichiamo ampi stralci dell’intervento del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che questa settimana a Bruxelles ha lanciato il progetto Nato 2030, per riflettere su quali saranno le caratteristiche dell’Alleanza nel mondo dopo il coronavirus: un’organizzazione multilaterale che senza perdere di vista i suoi compiti militari diventi sempre più politica.

   

Lo scorso dicembre, i leader della Nato mi hanno chiesto di rendere ancora più forte la nostra forte Alleanza, assicurandoci di essere politicamente efficaci quanto lo siamo militarmente, e di far fronte oggi alle sfide di domani. Questa è un’opportunità per riflettere su come immaginiamo la nostra Alleanza tra dieci anni e come continuerà a tenerci al sicuro in un mondo sempre più incerto. Quindi oggi sono felice di lanciare la mia riflessione su Nato 2030. Il Covid-19 ha cambiato la nostra vita in un modo che a malapena potevamo immaginare, e ha amplificato le tendenze e le tensioni che già esistevano nell’ambito della sicurezza. La Russia continua le sue attività militari senza sosta. L’Isis e altri gruppi terroristici si stanno facendo forza. Attori statali e non promuovono la disinformazione e la propaganda e l’ascesa della Cina sta spostando sostanzialmente l’equilibrio globale del potere riscaldando la corsa per la supremazia economica e tecnologica e moltiplicando le minacce per le società aperte e le libertà individuali, e anche aumentando la concorrenza sui nostri valori e sul nostro modo di vivere. Nato 2030 riguarda il modo in cui ci adattiamo a questa nuova normalità. E per fare questo dobbiamo: restare forti militarmente, più uniti politicamente e adottare un approccio più ampio a livello globale.

 

Quindi, prima di tutto, abbiamo bisogno di una forte alleanza militare in grado di proteggere le nostre democrazie, e che sia competitiva. Le minacce alla nostra sicurezza non sono sparite mentre ci stiamo concentrando sulla pandemia. E’ il contrario.

 

 “Nato 2030” riguarda il modo in cui ci adattiamo al new normal. Dobbiamo restare forti militarmente e più uniti politicamente

Guardando al 2030, dobbiamo continuare a investire nelle nostre forze armate e in moderne capacità militari. Ci hanno tenuti al sicuro per oltre 70 anni. La sicurezza è il fondamento della nostra prosperità. Adesso e in futuro. Ma la forza militare è solo una parte della risposta. Dobbiamo anche usare la Nato in modo più politico. Ciò significa portare sul tavolo della Nato tutte le questioni che incidono sulla nostra sicurezza, in modo che possiamo ottenere un consenso più forte in modo più rapido e sistematico. Dai conflitti nella più ampia regione del medio oriente, al controllo globale degli armamenti e alle conseguenze sulla sicurezza dei cambiamenti climatici, usare la Nato in modo più politico significa anche usare una gamma più ampia di strumenti. Militari e non militari. Economici e diplomatici. (...)

 

La Nato potrebbe non essere sempre in prima linea per agire. Ma deve sempre essere il forum per una discussione sincera e un’autentica consultazione. In effetti, la Nato è l’unico posto che congiunge l’Europa e il Nord America, ogni giorno. Abbiamo le strutture e le istituzioni, quello di cui abbiamo bisogno è la volontà politica di usare la Nato. Decidere, e dove necessario, agire per la nostra sicurezza condivisa.

 

Le sfide che dovremo affrontare sono maggiori di ciò che ognuno di noi può sostenere da solo. Né l’Europa da sola. Né l’America da sola.

Infine, in un mondo di maggiore competizione globale, in cui vediamo la Cina avvicinarsi a noi dall’Artico al cyberspazio, la Nato ha bisogno di un approccio più globale. Non si tratta di una presenza globale, ma di un approccio globale. La Nato riunisce 30 alleati. Su entrambe le sponde dell’Atlantico. Quasi un miliardo di persone. Metà della potenza militare ed economica del mondo e una rete di partner globali. Se guardiamo al 2030, dobbiamo lavorare ancora più da vicino con i paesi che la pensano come noi, come Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del sud, difendere le regole e le istituzioni globali che ci hanno tenuto al sicuro per decenni, stabilire norme e standard nello spazio e nel cyberspazio, norme sulle nuove tecnologie e sul controllo globale degli armamenti. E infine, difendere un mondo costruito sulla libertà e sulla democrazia, non sul bullismo e sulla coercizione. Le sfide che dovremo affrontare nel prossimo decennio sono maggiori di quelle che ognuno di noi può affrontare da solo. Né l’Europa da sola. Né l’America da sola. Quindi dobbiamo resistere alla tentazione di soluzioni nazionali e dobbiamo essere all’altezza dei nostri valori: libertà, democrazia e stato di diritto. Questi valori sono ciò che ci definisce. Sono ciò che ci rende forti come nazioni e come alleanza. Mentre continuiamo a competere in un mondo più competitivo, dobbiamo mantenere forti le nostre democrazie.

 

La mia visione per la Nato 2030 non riguarda il reinventare la Nato. Si tratta di rendere la nostra forte Alleanza ancora più forte. Militarmente forte. Politicamente più forte. E più globale. Per aiutarci a raggiungere questo obiettivo ho chiesto a un gruppo di esperti di fornire nuove idee. Continuerò a consultarmi attivamente con gli alleati, contatterò la società civile, il settore privato e i leader più giovani. (…)

 

Non vediamo la Cina come un nuovo nemico. Ma la sua ascesa sta cambiando radicalmente l’equilibrio globale del potere

La Nato non vede la Cina come un nuovo nemico o come un avversario. Ma quello che vediamo è che l’ascesa della Cina sta cambiando radicalmente l’equilibrio globale del potere e i leader della Nato, capi di stato e di governo, quando si sono incontrati a Londra a dicembre, hanno concordato, per la prima volta nella storia, che la Nato deve affrontare le conseguenze sulla sicurezza dell’ascesa della Cina.

 

Ci sono alcune opportunità, la crescita economica della Cina ha alimentato la crescita economica nella nostra parte del mondo e ha contribuito a riscattare centinaia di milioni di persone dalla povertà. Ma allo stesso tempo, vediamo che presto la Cina avrà la più grande economia del mondo, hanno già il secondo budget per la difesa. Stanno investendo molto nelle moderne capacità militari, inclusi i missili che possono raggiungere tutti i paesi alleati della Nato. Si stanno avvicinando a noi nel cyberspazio. Li vediamo nell’Artico, in Africa. Li vediamo investire nelle nostre infrastrutture strategiche. E stanno lavorando sempre di più assieme alla Russia. Tutto ciò ha conseguenze per la sicurezza degli alleati della Nato. E quindi, dobbiamo essere in grado di rispondere, di affrontarlo. E dobbiamo farlo forgiando la Nato come un’Alleanza politica più forte. Dobbiamo farlo, stiamo collaborando con partner, non da ultimo nell’Asia del Pacifico, con Australia, Giappone, Corea del sud, Nuova Zelanda, che sono partner molto vicini e affini alla Nato. (...)

 

Per quanto riguarda l’Unione europea, credo fermamente nella cooperazione tra l’Unione europea e la Nato. E saluto con grande favore il fatto che siamo stati in grado di elevare questa cooperazione a livelli senza precedenti. Dobbiamo continuare a farlo. E saluto con favore anche gli sforzi dell’Ue in materia di difesa. Ma allo stesso tempo, l’Ue non può sostituire la Nato. Dobbiamo ricordare che quasi il 60 percento delle persone che vivono in un paese della Nato, vivono in uno stato non Ue. L’80 percento delle spese di difesa della Nato proviene da membri extra Ue. E dobbiamo essere in grado di proteggere il 100 per cento delle nostre persone. Quindi non c’è modo che l’Ue possa sostituire la Nato. Finché lavoriamo insieme in modo positivo, possiamo completarci a vicenda. (...)

 

Credo fermamente che in tempi incerti abbiamo bisogno di forti istituzioni multilaterali e che la Nato sia una delle istituzioni internazionali più grandi e importanti che abbiamo istituito. Abbiamo visto la Nato emergere dalla Seconda guerra mondiale e l’intera istituzione è stata creata per impedire che la guerra colpisca nuovamente le persone nei paesi alleati della Nato.

 

E credo fermamente che se c’è qualcosa che possiamo imparare dalla crisi e dai decenni trascorsi da quando la Nato è stata istituita è questo: quando siamo di fronte all’incertezza, allora abbiamo bisogno di forti istituzioni internazionali. Quindi, penso che questo sia il momento di rafforzare le istituzioni multilaterali, per rafforzare la cooperazione e anche per rafforzare la Nato. Ed è esattamente per questo che abbiamo lanciato Nato 2030, il processo di riflessione, per assicurarci di cambiare, di adattarci mentre il mondo sta cambiando.

 

Presto la Cina avrà la più grande economia del mondo, sta guidando negli investimenti in molte tecnologie avanzate e intelligenza artificiale, calcolo quantistico e così via, quindi è ancora più importante che stiamo insieme, Nord America ed Europa insieme, perché non possiamo gestirlo da soli. Dobbiamo farlo insieme.

 

Quindi il mio messaggio è che, quando le cose sono difficili, è ancora più importante stare insieme per farcela, Nord America ed Europa insieme. (...)

 

Quindi, prima di tutto, ancora una volta, penso che sia un po’ troppo presto per dire se il processo Nato 2030 porterà a un nuovo concetto strategico per la Nato. Per me, la cosa più importante è che continuiamo a cambiare e ad adattarci. Uno dei motivi principali per cui la Nato è l’alleanza di maggior successo nella storia è che siamo stati in grado di cambiare ogni volta che il mondo è cambiato. E dobbiamo continuare a cambiare, perché il mondo continua a cambiare. Lo scopo di Nato 2030 è assicurarsi che ciò accada. Nel concetto strategico che la Nato ha oggi, abbiamo identificato tre compiti fondamentali: la difesa collettiva; la gestione delle crisi, compresa la lotta al terrorismo; e la sicurezza cooperativa, quindi, lavorare con i partner di tutto il mondo. Il concetto strategico di oggi è stato concordato nel 2010. Prima della Crimea, prima dell’Isis, dell’Iran, dell’Iraq, della Siria e di tutte le sfide che abbiamo affrontato da allora. (...) Quindi per me la cosa più importante non è se avremo un nuovo concetto strategico o no. La cosa più importante è essere in grado di cambiare la Nato mentre il mondo sta cambiando. (...)

 

Le nostre relazioni con la Russia si basano su quello che chiamiamo approccio a doppio binario: deterrenza e dialogo

Le relazioni della Nato con la Russia si basano su quello che chiamiamo un approccio a doppio binario. Abbiamo visto una Russia più assertiva. Abbiamo visto una Russia disposta a usare la forza militare contro i vicini in Georgia, in Ucraina, investendo pesantemente in nuove e moderne capacità, tra cui nuove capacità nucleari. Stanno schierando ora un nuovo missile chiamato SSC-8, un missile che può raggiungere le città europee e abbatte la soglia per un potenziale uso di armi nucleari in un conflitto armato e ha portato alla fine del Trattato INF, un trattato che bandiva tutte le armi nucleari a raggio intermedio. E così stanno modernizzando pesantemente i loro arsenali nucleari e hanno anche adeguato le loro dottrine.

 

Abbiamo risposto a questo senza rispecchiare le loro azioni, ma assicurandoci di avere deterrenza e difesa credibili, perché questo è il modo migliore per prevenire un conflitto: rimuovere ogni spazio per i dubbi, qualsiasi spazio per errori di calcolo sulla prontezza della Nato e la sua volontà di proteggere tutti gli alleati. E fintanto che forniremo tale deterrenza, non ci saranno conflitti né attacchi.

 

Quindi questa è una parte: continuare a fornire deterrenza e difesa. Allo stesso tempo, la Russia è il nostro vicino, è qui per restare, la Russia non andrà via. E crediamo nel dialogo con la Russia. Ci impegneremo per una migliore relazione. Crediamo fortemente nel controllo degli armamenti. Una nuova corsa agli armamenti sarà pericolosa e molto costosa. E quindi continuiamo a lavorare sodo per il controllo degli armamenti con la Russia. E questo fa parte di ciò che chiamiamo approccio a due binari, l’approccio del dialogo con la Russia.

 

Quello che posso dire, in quanto ex politico norvegese, primo ministro per dieci anni, è questo: so che è possibile parlare con i russi e prendere accordi con loro. Lo abbiamo fatto, Norvegia-Russia per molti molti anni hanno preso accordi su questioni militari, su energia, su frontiere e molte altre questioni come ambiente e pesca. E questo non era nonostante la Nato, ma era grazie alla Nato. La Nato ci ha fornito una piattaforma per lavorare con la Russia.

  

(a cura di Micol Flammini)

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