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Elogio delle leadership in trasformazione

Giuliano Ferrara

Cambiare senza rinnegarsi si può. Le splendide simmetrie di Merkel e Macron

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Si chiama uomo di stato ma è uomo di mutamento, o donna. Di movimento. Nuove opinioni, nuove posizioni. L’Europa ha in Emmanuel Macron e in Angela Merkel due esempi di flessibilità felice, che non è opportunismo, ma realismo e pragmatismo. Angela è stata a lungo ferma nell’ortodossia economica e finanziaria dei bilanci a posto e del rifiuto di mutualizzare debiti fatti senza riforme e senza sforzi di rilancio e crescita da paesi “colpevoli”. Come lei il suo ministro, competitore e compagno di strada Wolfgang Schäuble. Una posizione ferma per entrambi, dura o aspra per lui, argomentata con una sorta di egemonismo del buon senso da lei. Ma la stessa posizione, la stessa opinione, consiglio europeo dopo consiglio europeo, quali che fossero le obiezioni di alleati e partner. Come disse Lutero alla Dieta di Worms, di fronte alla richiesta di ritrattare la sua stessa coscienza: io sto qui e non mi muovo, non posso muovermi. 

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Si chiama uomo di stato ma è uomo di mutamento, o donna. Di movimento. Nuove opinioni, nuove posizioni. L’Europa ha in Emmanuel Macron e in Angela Merkel due esempi di flessibilità felice, che non è opportunismo, ma realismo e pragmatismo. Angela è stata a lungo ferma nell’ortodossia economica e finanziaria dei bilanci a posto e del rifiuto di mutualizzare debiti fatti senza riforme e senza sforzi di rilancio e crescita da paesi “colpevoli”. Come lei il suo ministro, competitore e compagno di strada Wolfgang Schäuble. Una posizione ferma per entrambi, dura o aspra per lui, argomentata con una sorta di egemonismo del buon senso da lei. Ma la stessa posizione, la stessa opinione, consiglio europeo dopo consiglio europeo, quali che fossero le obiezioni di alleati e partner. Come disse Lutero alla Dieta di Worms, di fronte alla richiesta di ritrattare la sua stessa coscienza: io sto qui e non mi muovo, non posso muovermi. 

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Ora questa linea è cambiata. Il debito è mutualizzabile, a certe condizioni. E’ necessario superare la linea divisoria tra finanze creative e finanze rigorose. E’ opportuno che le economie europee convergano, questa la nuova lezione impartita dai governanti tedeschi all’unisono, non più solo dal lato delle riforme e della moneta, stavolta devono convergere nello slancio legato alla produttività, agli investimenti, all’integrazione di bilancio e bancaria, forse all’integrazione fiscale, fino all’assistenza e alle riparazioni di guerra, per dir così, successive al grande trauma della pandemia. A sorpresa la Merkel aveva stupito Europa e mondo con il suo “wir schaffen das”, pronunciato quando un milione di siriani premevano alle frontiere. I costi politici dell’accoglienza furono esorbitanti, il sistema fu appesantito da un’ondata demagogica di destra e xenofoba, ma alla fine vinse lei, che è tornata a essere una donna estremamente popolare, ai limiti del quinto mandato di cancelliere. Cambiando status senza rinnegarsi.

 

 

Identica la parabola di Macron, del quale si dice che ora è impopolare, la grogne lo perseguita, il mugugno lo assedia, ma nessuno azzarda la possibilità che non ottenga il secondo mandato presidenziale fra un paio d’anni, sebbene in Francia come in Italia tutto sia possibile. Macron si afferma a sorpresa come banchiere Rothschild prestato al socialismo riformatore di un politico di risulta, Hollande. Della specie dei Tony Blair nel paese dei Robespierre veri e finti, e dei sindacalisti con i mustacchi, e dei patron compromissori all’italiana, non tutti come da noi, e di una egemonica ambientazione e impollinazione culturale di sinistra, ah, la gauche, Macron legittimato in quegli ambienti in realtà conquista l’Eliseo e fa riforme di tipo liberale. Tosto diventa il presidente dei ricchi, il presidente delle città e dei bobo, l’uomo che dice le verità sociali del mercato in modo sprezzante, intollerabile la start up nation nel paese dell’égalité, e gli si pone contro una vera insurrezione di burini col Suv, i gilet gialli, con tanto di sociologi e politologi alle calcagna per fargli letteralmente la pelle. Sa convertirsi, sa cambiare posizione, scegliere nuovi tempi, nuove vie per comunicare i fatti e le misure di governo, e insomma muta stato, con quella fissa dell’Europa da riempire di un contenuto nuovo definita in grandi discorsi che si scontravano con le immense difficoltà del populismo marciante ovunque. La Merkel lo incoraggiava e lo bloccava, quando era sull’altra posizione, e gli diceva ironica: “Ho sentito il suo discorso alla Sorbona, ma lei è un vulcano di idee!”. Che era un modo per dire: quanta chiacchiera. Ora tutto cambia, in simmetria degli opposti. Macron ha vinto la sua battaglia, o quasi. Le sue idee non sono più chiacchiera. Ora il presidente che libera è ovviamente, nella situazione data dopo la pandemia, il presidente che libera e sopra tutto protegge. La Francia, come l’Italia e in parte sulla scia dell’esperienza italiana oltre che del miracolo tedesco, ha evitato la via inglese del gregge e di tutte quelle altre follie iperliberiste, ha chiuso e riaperto con misura, e sussidia come sussidia un altro che ha saputo cambiare posizione Conte. Ben scavato vecchie talpe, avrebbe detto Carlo Marx.

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