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Il new normal secondo Vestager

David Carretta

La vicepresidente della Commissione europea ci dice come il Recovery fund aiuterà gli stati più colpiti dal Covid e mette dei paletti alle asimmetrie create dagli aiuti di stato. L’Ue deve ritrovare “fiducia in se stessa”

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Bruxelles. L’Unione europea deve affrontare “scelte fondamentali” per il suo futuro post Covid, ma se riscoprirà “i suoi capisaldi” e “il senso della fiducia in se stessa” può costruire una “nuova normalità” e “rinnovare” economia e società attorno ai valori che fanno dell’Europa un luogo migliore per vivere e fare impresa. A parlare è Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione europea, tre mesi dopo che il coronavirus ha innescato una catena di riflessi nazionalistici che mettono a repentaglio le fondamenta dell’Ue. “Se penso a qualcosa che avrei fatto in modo diverso, direi: affrontare sin dall’inizio il Covid-19 tutti insieme, invece che ciascuno per sé. Se avessimo iniziato ad aiutarci reciprocamente anche nei primissimi giorni, sarebbe stato comunque doloroso e difficile, ma non doloroso e difficile come oggi”, dice Vestager al Foglio: “Fa davvero male quando in stato di necessità bussi al tuo vicino e il tuo vicino ti volta le spalle. Ci vuole molto tempo per curare queste ferite”.

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Bruxelles. L’Unione europea deve affrontare “scelte fondamentali” per il suo futuro post Covid, ma se riscoprirà “i suoi capisaldi” e “il senso della fiducia in se stessa” può costruire una “nuova normalità” e “rinnovare” economia e società attorno ai valori che fanno dell’Europa un luogo migliore per vivere e fare impresa. A parlare è Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione europea, tre mesi dopo che il coronavirus ha innescato una catena di riflessi nazionalistici che mettono a repentaglio le fondamenta dell’Ue. “Se penso a qualcosa che avrei fatto in modo diverso, direi: affrontare sin dall’inizio il Covid-19 tutti insieme, invece che ciascuno per sé. Se avessimo iniziato ad aiutarci reciprocamente anche nei primissimi giorni, sarebbe stato comunque doloroso e difficile, ma non doloroso e difficile come oggi”, dice Vestager al Foglio: “Fa davvero male quando in stato di necessità bussi al tuo vicino e il tuo vicino ti volta le spalle. Ci vuole molto tempo per curare queste ferite”.

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Eppure l’Ue ci sta provando. Negli ultimi due mesi ha fatto piccoli rapidi passi in avanti con il Mes, il Sure e la Bei. Poi Francia e Germania hanno proposto un Recovery fund di debito comune da 500 miliardi da distribuire sotto forma di stanziamenti. “E’ un passo molto grande quello che hanno fatto Francia e Germania”, anche se “ora servono altri 25 paesi per avere un accordo”, dice Vestager. Non vuole svelare nulla sui numeri della proposta che la Commissione presenterà mercoledì, ma anticipa che il Recovery fund servirà a dare “nei prossimi due anni molto più sostegno agli stati membri che sono stati colpiti duramente dalla crisi del Covid”.

 

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Il Recovery fund non è solo un pioggia di miliardi di solidarietà. E’ anche un investimento per preservare il mercato interno, nel momento in cui i due trilioni di euro di aiuti di stato adottati a livello nazionale stanno creando una asimmetria insostenibile nell’Ue. Vestager riconosce che c’è un “tema”: la Germania può “aiutare le sue imprese in modo molto più elevato di ogni altro stato membro”. Se non si fa nulla, le imprese tedesche riemergeranno dalla crisi con un vantaggio imbattibile. Vestager ha messo qualche paletto. Per esempio “non può esserci un’impresa aiutata dallo stato che poi va a fare shopping di altre imprese che non sono state aiutate da uno stato”. Ma “la cosa più importante per fronteggiare questa situazione è avere un piano europeo per la ripresa che possa essere complementare a ciò che i singoli paesi possono fare. Alcuni paesi non hanno il margine di bilancio necessario a fare ciò che è necessario per rimettere in piedi le loro imprese. La risposta europea è assolutamente necessaria in questo contesto”, avverte Vestager. Se tutti possono spendere allo stesso modo, “possiamo limitare la frammentazione del mercato unico. E abbiamo davvero bisogno del mercato unico per aiutare la ripresa”.

 

Rimane che in tre mesi sono tornati gli egoismi nazionali, gli aiuti di stato, le frontiere chiuse, i divieti alle esportazioni. L’Ue tornerà quella di prima? “Non dobbiamo ricostruire da capo” ma ci sarà “una nuova normalità”, risponde Vestager. “Dobbiamo rinnovare le nostre economie e perseguire l’ambizione di combattere il cambiamento climatico e digitalizzare. Ma dobbiamo anche assicurarci che la ripresa sia una ripresa in cui la gente senta che è fatta per loro”. L’Ue post Covid deve essere costruita anche per medici, infermieri, commessi di supermercato, spazzini, camerieri, ristoratori, proprietari di bed&breakfast. “Lo abbiamo visto durante l’isolamento: molte persone fanno un lavoro che normalmente non è riconosciuto come la colonna vertebrale della nostra economia”, spiega Vestager.

 

Nel post Covid occorre cambiare. Prendete il turismo. E’ un settore “sottovalutato perché non è industria, non è aeronautica, non è costruire aeroplani, ma è fondamentale per molte famiglie perché fornisce posti di lavoro a moltissime persone”. Secondo Vestager, “in una economia rinnovata dobbiamo tenere conto del rispetto che tutti noi dobbiamo alle persone che fanno funzionare la nostra società”. Le scelte da fare sono “fondamentali”. E molto può andare “storto”. Tanti dibattiti sulle conseguenze della crisi sono basati su “posizioni molto difensive” e, “se guardiamo a noi stessi come deboli e indietro, allora rimarremo deboli e indietro”. Ma, “se riscopriamo i capisaldi che l’Europa ha, se riscopriamo gli elementi di forza che ci hanno permesso di arrivare fino a qui, allora l’Europa sarà un luogo molto migliore per essere cittadini e fare impresa”. Per Vestager, “solo se riscopriamo il senso di fiducia in noi stessi, potremo costruire una ripresa sufficientemente forte”.

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