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“Debito perpetuo” è difficile da digerire. Ma l’Ue va verso un accordo complicato

David Carretta

Lo spagnolo Garicano ci dice che i “perpetual bond” sono un affare per Bruxelles ma resta da convincere il nord frugale

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Bruxelles. I leader dell’Unione europea oggi troveranno un accordo di principio sulla necessità di lanciare un Fondo per la ripresa dopo la grande depressione del coronavirus, dando mandato alla Commissione di Ursula von der Leyen di presentare proposte concrete su come costruirlo, come finanziarlo e come spendere i soldi. Dopo settimane di bagarre, l’Italia ha abbandonato la linea rossa degli Eurobond, mentre i paesi del nord si stanno lentamente muovendo verso l’idea di emissioni comuni. Rimangono distanze profonde su questioni chiave, come il livello di mutualizzazione del debito e la possibilità per la Commissione di concedere stanziamenti a fondo perduto invece che prestiti agli stati membri. Ma “ci sono movimenti”, spiega al Foglio Luis Garicano, economista spagnolo ed europarlamentare di Renew, che è all’origine di una delle proposte più innovative e controverse che saranno sul tavolo dei leader in teleconferenza: un Recovery fund da 1-1,5 trilioni di euro, finanziato con titoli perpetui, i cui interessi dovrebbero essere pagati attraverso tasse Ue. Il “non-paper” presentato dalla Spagna, ispirato da Garicano e commentato positivamente sui giornali, viene già definito “inaccettabile” da Germania e Olanda. 

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Bruxelles. I leader dell’Unione europea oggi troveranno un accordo di principio sulla necessità di lanciare un Fondo per la ripresa dopo la grande depressione del coronavirus, dando mandato alla Commissione di Ursula von der Leyen di presentare proposte concrete su come costruirlo, come finanziarlo e come spendere i soldi. Dopo settimane di bagarre, l’Italia ha abbandonato la linea rossa degli Eurobond, mentre i paesi del nord si stanno lentamente muovendo verso l’idea di emissioni comuni. Rimangono distanze profonde su questioni chiave, come il livello di mutualizzazione del debito e la possibilità per la Commissione di concedere stanziamenti a fondo perduto invece che prestiti agli stati membri. Ma “ci sono movimenti”, spiega al Foglio Luis Garicano, economista spagnolo ed europarlamentare di Renew, che è all’origine di una delle proposte più innovative e controverse che saranno sul tavolo dei leader in teleconferenza: un Recovery fund da 1-1,5 trilioni di euro, finanziato con titoli perpetui, i cui interessi dovrebbero essere pagati attraverso tasse Ue. Il “non-paper” presentato dalla Spagna, ispirato da Garicano e commentato positivamente sui giornali, viene già definito “inaccettabile” da Germania e Olanda. 

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L’idea del debito perpetuo nasce dal fatto che questa è una crisi straordinaria che ha bisogno di risposte straordinarie, spiega Garicano: “I perpetual bond vennero utilizzati durante la guerra napoleonica e la Prima guerra mondiale”. Dal punto di vista finanziario, le condizioni sono favorevoli: “Se si usa debito perpetuo in una situazione di tassi di interesse così bassi, c’è la possibilità di avere molta più leva”. Sul Guardian George Soros ha appoggiato la proposta “perché sarebbe il modo più facile, veloce e meno costoso” per salvare non solo le economie, ma anche il progetto politico dell’Ue. “Un bond perpetuo di 1 trilione di euro con un coupon dello 0,5 per cento costerebbe al bilancio Ue appena 5 miliardi all’anno”, ha scritto il finanziere di origine ungherese. Garicano è meno ottimista: “Mi piacerebbe chiedere a Soros se sarebbe disposto a comprare bond perpetui con quel tasso”. Ma, secondo l’economista spagnolo, anche con un rendimento più elevato sarebbe un affare. “La mia stima è un tasso di interesse al 2,5 per cento che costerebbe 25 miliardi l’anno” di interessi da rimborsare con le nuove risorse proprie proposte dalla Commissione nel bilancio pluriennale 2021-2027 dell’Ue: carbon tax, plastic tax, digital tax e sistema di scambi di emissioni permetteranno di generare “tra i 20 e i 40 miliardi l’anno”, spiega Garicano. “Se si assegnano queste risorse proprie per pagare gli interessi si può avere 1 trilione di euro senza aumentare il contributo degli stati membri” al bilancio Ue. Sarebbe questa una delle chiavi per convincere i paesi del nord, a partire dai “quattro frugali” (Olanda, Svezia, Danimarca e Austria) che non vogliono aumentare il tetto del bilancio Ue oltre l’1 per cento del pil. Per i nordici i “perpetual bond hanno senso politicamente perché sarebbero meno cari da emettere”, dice Garicano.

 

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Eppure la reazione dei nordici non è stata così entusiasta (in realtà nemmeno quella dell’Italia, irritata dal ruolo da protagonista avanguardista della Spagna). L’Olanda ha subito sollevato obiezioni giuridiche: “Emettere debito per l’eternità e finanziarlo con tasse non è il ruolo della Commissione e non vogliamo darle questo ruolo. Solo gli stati membri possono farlo”, spiegano all’Aia. I diplomatici di Berlino avvertono che la proposta spagnola rischia di “alienare” alcuni paesi pro emissioni comuni. “Le parole ‘debito e perpetuo’ sono difficili da ingoiare per alcuni stati membri per ragioni politiche”, spiega un funzionario Ue: “I leader hanno opinioni pubbliche e parlamenti nazionali. Sui perpetual bond non ci sarà consenso, ma l’idea di prestiti di lungo periodo ha buone chance”. E' su questo che dovrà lavorare von der Leyen da venerdì. Ed è su questo che ci saranno scontri tra gli stati membri nelle prossime settimane: prestiti come vuole il nord o sovvenzioni come vuole il sud? Correre il rischio di dover passare dalla ratifica dei parlamenti nazionali per alzare il tetto delle risorse proprie del bilancio Ue? Per quanto tempo spendere soldi e quale scadenza dare al debito? Un accordo definitivo sul Recovery fund non ci sarà prima di giugno. E nel frattempo? “E’ increscioso che l’Italia si sia infilata in un vicolo cieco facendo pensare che il Mes sia impossibile da utilizzare”, spiega Garicano. Di fronte a questa crisi è necessario “usare tutti gli strumenti finanziari che possono essere usati”. Il Mes “non mutualizza il debito, ma mutualizza il tasso di interesse abbassandolo. E’ una cosa buona. L’Italia dovrebbe usare questo denaro meno caro e spenderlo per l’emergenza”, dice Garicano.

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