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Al vertice, e dopo

David Carretta

Il budget dell’Ue o fondi speciali per il coronavirus? Le divisioni europee e la proposta spagnola

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Bruxelles. I capi di stato e di governo dell’Unione europea non sono ancora pronti a lanciare un Fondo per la ripresa di dimensioni tali da rianimare l’economia del Vecchio continente dal coma artificiale imposto dal coronavirus. In una riunione degli ambasciatori dei 27 ieri, destinata a preparare il Consiglio europeo in teleconferenza di giovedì, non è emerso consenso sul tipo di strumento da utilizzare per il Fondo per la ripresa, sul volume di denaro a disposizione e sul grado di mutualizzazione dei rischi e del debito. L’incontro in video-conferenza dei leader potrebbe limitarsi a un via libera simbolico, ributtando la palla del Fondo per la ripresa nel campo dell’Eurogruppo. Secondo lo schema studiato in queste ore dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, i leader dovrebbero mettere il bollino “approvato” sull’utilizzo immediato del pacchetto “Mes, Bei e Sure”, rinviando l’accordo definitivo sul Recovery Fund a giugno. Eppure le cose si muovono. Nei prossimi giorni e settimane, il dibattito sarà tra chi vuole usare il bilancio 2021-2027 dell’Ue (il quadro finanziario pluriennale) e chi insiste per mettere in piedi un apposito fondo speciale. Tra chi sostiene che la solidarietà debba prendere la forma di prestiti agli stati e chi vuole finanziamenti ai paesi più colpiti con debito da rimborsare tutti insieme. Tra chi insisterà per chiavi di ripartizione e condizionalità macro-economiche tradizionali e chi farà valere che il coronavirus ha posto fine al vecchio mondo dell’Ue.

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Bruxelles. I capi di stato e di governo dell’Unione europea non sono ancora pronti a lanciare un Fondo per la ripresa di dimensioni tali da rianimare l’economia del Vecchio continente dal coma artificiale imposto dal coronavirus. In una riunione degli ambasciatori dei 27 ieri, destinata a preparare il Consiglio europeo in teleconferenza di giovedì, non è emerso consenso sul tipo di strumento da utilizzare per il Fondo per la ripresa, sul volume di denaro a disposizione e sul grado di mutualizzazione dei rischi e del debito. L’incontro in video-conferenza dei leader potrebbe limitarsi a un via libera simbolico, ributtando la palla del Fondo per la ripresa nel campo dell’Eurogruppo. Secondo lo schema studiato in queste ore dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, i leader dovrebbero mettere il bollino “approvato” sull’utilizzo immediato del pacchetto “Mes, Bei e Sure”, rinviando l’accordo definitivo sul Recovery Fund a giugno. Eppure le cose si muovono. Nei prossimi giorni e settimane, il dibattito sarà tra chi vuole usare il bilancio 2021-2027 dell’Ue (il quadro finanziario pluriennale) e chi insiste per mettere in piedi un apposito fondo speciale. Tra chi sostiene che la solidarietà debba prendere la forma di prestiti agli stati e chi vuole finanziamenti ai paesi più colpiti con debito da rimborsare tutti insieme. Tra chi insisterà per chiavi di ripartizione e condizionalità macro-economiche tradizionali e chi farà valere che il coronavirus ha posto fine al vecchio mondo dell’Ue.

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La Spagna ieri ha fatto circolare un “non-paper” sul Fondo per la ripresa che indica la cifra di 1-1,5 trilioni di euro, da raccogliere sui mercati grazie a emissioni di “bond perpetui”, i cui interessi verrebbero ripagati da tasse Ue (carbon tax alla frontiera, emissioni di CO2, eccetera). Germania e Olanda, per costrizioni politiche e costituzionali, non sono pronte a fare il grande balzo verso gli Eurobond. Tuttavia “la Germania non solo vuole dimostrare solidarietà, ma dimostrerà solidarietà”, ha spiegato Angela Merkel. La cancelliera tedesca ha detto di poter “immaginare” di usare l’articolo 122 comma 2 del Trattato, che consente alla Commissione di emettere bond e fare prestiti agli stati per catastrofi naturali o rischi per la stabilità finanziaria (fu utilizzato nel 2011 per Irlanda e Portogallo e nel 2015 per la crisi dei migranti in Grecia). La Commissione di Ursula von der Leyen è convinta di poter utilizzare il bilancio 2021-2027 per mobilitare almeno un trilione di euro, da trasferire poi agli stati membri sotto forma di finanziamenti o prestiti. Ma, come ha spiegato Gerald Knaus del think tank European Stability Initiative, il bilancio Ue potrebbe avere effetti perversi, come far arrivare più soldi all’Ungheria di Viktor Orbán che all’Italia vittima del Covid-19. Il 30 marzo la Commissione ha annunciato la Coronavirus Response Investment Initiative per mobilitare 37 miliardi grazie ai fondi Ue non utilizzati e da restituire. Ma all’Italia sono stati allocati 2,3 miliardi (lo 0,1 per cento del suo pil) contro i 5,6 all’Ungheria (il 3,9 per cento del suo pil). “La Commissione ha ammesso che questa non era ‘un'allocazione ottimale’. Ma era un affare perfetto per Orbán”, che quello stesso giorno stava facendo passare al Parlamento ungherese la legge per darsi i pieni poteri, dice il rapporto dell’European Stability Initiative.

 

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A sostenere l’uso del bilancio Ue per il Recovery Fund sono i paesi del Nord, ostili a ogni forma di mutualizzazione del debito. Von der Leyen si è schierata con loro: la presidente della Commissione continua a ripetere che il bilancio Ue sarà il motore del Piano Marshall per la ripresa post-Covid-19 e, dopo il Consiglio europeo di giovedì, intende presentare una nuova proposta di quadro finanziario pluriennale per il 2021-2027. I paesi del Sud preferirebbero l’idea francese di creare uno Special Purpose Vehicle (uno strumento finanziario come l’antesignano del Mes, l’European Financial Stability Facility), ma sia Parigi sia Madrid sono pronti a un compromesso per integrare il Fondo per la ripresa nel bilancio Ue, purché con risorse consistenti. Il rischio vero è che ci si impantani nei negoziati sul quadro finanziario pluriennale, come accaduto negli ultimi 18 mesi per una manciata di miliardi in più o in meno. L’unica certezza – come emerge dal non-paper della Spagna – è che il Fondo per la ripresa non sarà operativo prima del 1 gennaio 2021. Fino a allora, se i paesi vogliono la solidarietà dell’Ue, dovranno usare il Mes, la Bei e Sure.

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