PUBBLICITÁ

Orbán: pieni poteri per sempre

Micol Flammini

La legge di emergenza in Ungheria è il compimento del sogno illiberale del primo ministro. Il mondo dopo il virus

PUBBLICITÁ

Roma. La legge che assegna al premier ungherese Viktor Orbán poteri illimitati è stata approvata lunedì con la maggioranza dei due terzi del Parlamento ungherese (137 a favore, 53 contrari e 9 astenuti). Parlamento che da mezzanotte è stato sospeso e così da oggi in Ungheria la democrazia illiberale ha trovato il suo compimento. Orbán ha approfittato dell’emergenza sanitaria, del coronavirus e della necessità di limitare il contagio per prendere quel poco di potere che gli mancava e annullare la voce dell’opposizione, che fino lunedì era debole ma aveva pur sempre una rappresentanza. La legge approvata dal Parlamento e firmata dal presidente János Áder dà all’esecutivo la possibilità di governare attraverso decreti, non dovrà neppure consultarsi con l’Aula, chiusa fino a data da destinarsi. Sospese anche tutte le elezioni, fino a data da destinarsi. Chi non rispetterà la quarantena dovrà scontare fino a otto anni di carcere e i giornalisti che pubblicheranno fake news o rumors sul coronavirus potranno essere condannati a cinque anni, fino a data da destinarsi. Nessuna data, nessun inizio e nessuna fine, da mezzanotte in Ungheria è cominciato un nuovo mondo che potenzialmente potrebbe anche durare per sempre. La notizia ha subito riscosso l’approvazione di Matteo Salvini, il leader leghista è stato tra i primi a congratularsi con il premier ungherese e ha definito i pieni poteri “una decisione democratica”. Alla legge di emergenza non è stato posto alcun limite temporale e quindi chi stabilirà quando l’emergenza sarà finita? La decisione spetta al governo che in questa crisi ha saputo cogliere subito un’opportunità contro i partiti di opposizione che, dopo anni di sconfitte, erano finalmente riusciti a trovare una strategia contro il primo ministro. A ottobre dello scorso anno si erano uniti e insieme avevano conquistato Budapest alle elezioni amministrative. Un colpo durissimo per il premier perdere la capitale, una boccata d’aria per la democrazia ungherese, la più fragile d’Europa. Con la sospensione sine die del Parlamento sarà difficile per l’opposizione ritrovare un’organizzazione e uno spazio di confronto. Tanto più che la legge di emergenza restringe ancora la libertà di stampa. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. La legge che assegna al premier ungherese Viktor Orbán poteri illimitati è stata approvata lunedì con la maggioranza dei due terzi del Parlamento ungherese (137 a favore, 53 contrari e 9 astenuti). Parlamento che da mezzanotte è stato sospeso e così da oggi in Ungheria la democrazia illiberale ha trovato il suo compimento. Orbán ha approfittato dell’emergenza sanitaria, del coronavirus e della necessità di limitare il contagio per prendere quel poco di potere che gli mancava e annullare la voce dell’opposizione, che fino lunedì era debole ma aveva pur sempre una rappresentanza. La legge approvata dal Parlamento e firmata dal presidente János Áder dà all’esecutivo la possibilità di governare attraverso decreti, non dovrà neppure consultarsi con l’Aula, chiusa fino a data da destinarsi. Sospese anche tutte le elezioni, fino a data da destinarsi. Chi non rispetterà la quarantena dovrà scontare fino a otto anni di carcere e i giornalisti che pubblicheranno fake news o rumors sul coronavirus potranno essere condannati a cinque anni, fino a data da destinarsi. Nessuna data, nessun inizio e nessuna fine, da mezzanotte in Ungheria è cominciato un nuovo mondo che potenzialmente potrebbe anche durare per sempre. La notizia ha subito riscosso l’approvazione di Matteo Salvini, il leader leghista è stato tra i primi a congratularsi con il premier ungherese e ha definito i pieni poteri “una decisione democratica”. Alla legge di emergenza non è stato posto alcun limite temporale e quindi chi stabilirà quando l’emergenza sarà finita? La decisione spetta al governo che in questa crisi ha saputo cogliere subito un’opportunità contro i partiti di opposizione che, dopo anni di sconfitte, erano finalmente riusciti a trovare una strategia contro il primo ministro. A ottobre dello scorso anno si erano uniti e insieme avevano conquistato Budapest alle elezioni amministrative. Un colpo durissimo per il premier perdere la capitale, una boccata d’aria per la democrazia ungherese, la più fragile d’Europa. Con la sospensione sine die del Parlamento sarà difficile per l’opposizione ritrovare un’organizzazione e uno spazio di confronto. Tanto più che la legge di emergenza restringe ancora la libertà di stampa. 

PUBBLICITÁ

 

Sarà difficile che le voci di dissenso potranno essere ospitate su qualche testata, l’orbanizzazione dei media è iniziata anni fa quando un gruppo di aziende ha deciso di cedere 400 fra televisioni, stampa e siti, a una fondazione presieduta da un uomo molto vicino al premier, Gábor Liszkay. Il pluralismo, per quanto l’attività mediatica in Ungheria sia molto produttiva, è stato eliminato da tempo e le voci flebili che in punta di piedi cercavano di criticare e segnalare con questa legge di emergenza si sentono ancora di più a rischio: la legge punisce chi riporta un fatto giudicato non veritiero o distorto e che potrebbe interferire con l’ordine pubblico, creare agitazione o allarmare.

 

PUBBLICITÁ

Gli altri paesi, tra cui l’Italia, che hanno adottato delle misure di emergenza per combattere il coronavirus lo hanno fatto stabilendo sin dall’inizio un limite di tempo. Per Budapest la crisi potrebbe protrarsi per sempre, potenzialmente, e i pieni poteri consentiranno a Viktor Orbán di trasformare il paese, orbanizzare ogni suo aspetto, bloccare le elezioni anche in futuro.

 

In Ungheria i contagiati dal coronavirus lunedì erano 447 e i morti 15, è tra le nazioni in Europa meno colpite. Non era stato difficile per il premier trasformare la lotta contro il coronavirus in una battaglia contro gli stranieri, i primi due casi erano due studenti iraniani, ma si è poi reso conto che il virus gli aveva offerto un’altra possibilità: accelerare i suoi piani politici e trasformare una crisi sanitaria in una crisi costituzionale, come hanno notato alcuni commentatori, soprattutto attivisti dei diritti umani che chiedono l’intervento dell’Europa. L’Ungheria sta affrontando la procedura di infrazione per la violazione dello stato di diritto, l’articolo 7 del trattato dell’Ue è rimasto fermo e incagliato tra i veti delle altre nazioni, il partito di Orbán, Fidesz, è stato anche sospeso dal Partito popolare europeo per le stesse ragioni. La legge di emergenza, che da mezzanotte sta mostrando all’Ue come potrebbe diventare il nuovo mondo dopo il coronavirus, potrebbe essere una spinta per Bruxelles e per il Ppe: a Budapest non è rimasto più nulla che ricordi i valori dell’Unione.

 

Proprio lunedì, trentadue anni fa, veniva fondato Fidesz da un gruppo di giovani, c’era il limite dei 35 anni per entrare nel partito, e tra loro c’era anche Orbán. Dicevano di voler ricostruire la nazione e la democrazia dopo il crollo della dittatura comunista. Lunedì è nata la nuova Ungheria dei pieni poteri, che ricorda tanto quella vecchia.

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ