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Toh chi si rivede: l’ordine liberale

Paola Peduzzi

La fine del sogno sovranista è un multilateralismo necessario che nasce dai nostri tinelli

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La distanza è cura degli altri, ha detto Angela Merkel annunciando misure di contenimento della pandemia in Germania, mettendo in una prospettiva storica questa crisi internazionale e ricordando: è dalla Seconda guerra mondiale che non dipendiamo così tanto dalla solidarietà di tutti. La cancelliera tedesca si è mossa in ritardo come altri leader occidentali ma ora che lo sta facendo, carica la battaglia di un significato ulteriore, di riordinamento globale dopo anni di pirateria sovranista che hanno alterato gli equilibri, le alleanze, anche le attese.

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La distanza è cura degli altri, ha detto Angela Merkel annunciando misure di contenimento della pandemia in Germania, mettendo in una prospettiva storica questa crisi internazionale e ricordando: è dalla Seconda guerra mondiale che non dipendiamo così tanto dalla solidarietà di tutti. La cancelliera tedesca si è mossa in ritardo come altri leader occidentali ma ora che lo sta facendo, carica la battaglia di un significato ulteriore, di riordinamento globale dopo anni di pirateria sovranista che hanno alterato gli equilibri, le alleanze, anche le attese.

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Volendo sporgersi ancora un po’ di più (la Merkel non lo fa, è regina di cautela, e in questo caso la cautela ha un costo collettivo elevato): questa è la fine del sogno sovranista com’è stato concepito fino a ora. Perché, come dice in una conversazione con il Foglio Edoardo Greppi, docente di Diritto internazionale all’Università di Torino, “l’inadeguatezza della risposta sovranista s’è vista benissimo”, e quando di mezzo c’è la salute, la meno ideologica delle faccende umane, certe improvvisazioni non si dimenticano. Forse il ripristino e il riassestamento dell’ordine liberale ammaccato da questi ultimi anni di martellate populiste comincia proprio da qui, dalla necessità vitale di quel multilateralismo organizzato che pareva destinato a esaurirsi. Senza troppe illusioni, ché i processi di apprendimento, come vediamo chiaramente in questi giorni, a volte sono lentini. “Non penso che Donald Trump abbia ancora capito che il coordinamento è essenziale”, dice il prof. Greppi: il presidente americano si muove ancora in modo autonomo e non concertato, in linea con le sue scelte passate, soprattutto nei confronti dell’Europa. L’unica differenza è che oggi sfiducia e disprezzo verso alleati storici rischiano di essere molto pericolosi proprio nella difesa del proprio interesse nazionale.

 

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L’ordine liberale si fonda proprio su questa base: difendendo l’interesse collettivo, difendi anche l’interesse nazionale. Il sovranismo del “first” ha creato una gerarchia tra interessi, considerando inutile e anzi dannoso tutto quello che è sovranazionale, e molti oggi sostengono che questi confini che riemergono, i muri che tutti corriamo a costruire perché la distanza è sopravvivenza, siano il compimento dei vari progetti nazionalisti, l’isolamento che diventa isolazionismo e non c’è nemmeno da litigare. In realtà di isolante c’è solo la necessità del non contatto, ma tutto il resto – che lo si prenda dal lato economico o da quello sanitario o da quello sociale – parla di solidarietà e di vicinanza, un multilateralismo che parte dal tinello di casa. Non è un caso, ricorda Greppi, che i primi esperimenti di multilateralismo che risalgono alla seconda metà dell’Ottocento, nascono con un’unione postale, antenata delle telecomunicazioni, e con un’unione sanitaria, antenata dell’Oms: i primi mattoni dell’ordine liberale sono stati messi molto tempo fa, e ora di fronte alla pandemia risultano ancora indispensabili.

 

Poi certo il sovranismo ha messo radici forti, e soprattutto ci sarà la tendenza da parte degli stati di recuperare sovranità attraverso le leggi di emergenza che ogni paese sta introducendo per costruire un sistema di protezione contro il virus – nel Regno Unito c’è già una grande polemica su una normativa che non è ancora stata approvata: siamo sicuri di voler dare tanti poteri per due anni a un governo che fino a qualche giorno fa teorizzava un sacrificio popolare necessario? Forse il risveglio liberale inizia così, mentre anche gli illiberali scoprono la potenza della libertà, foss’anche quella di una passeggiatina.

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