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Grane cinesi sul governo

Redazione

Il Copasir convoca una seduta sul tema Huawei. M5s in imbarazzo

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E così, dopo le fanfare per le arance siciliane spedite in Cina (ricordate Giancarlo Cancelleri, attuale viceministro dei Trasporti, che inscenava finte telefonate per esultare coi suoi conterranei?), ora la diplomazia della seta regala un nuovo successo all’Italia a cinque stelle: cento milioni di mascherine. Questa è la fornitura, subito celebrata via Twitter dai grillini Francesco D’Uva e Laura Castelli, che una “azienda cinese”, grazie all’operosa intermediazione di Luigi Di Maio, sta per offrire al nostro paese. E chissà se anche stavolta si allestiranno dirette sui social dalla Farnesina e photo opportunity per salutare il salvifico sbarco degli “aiuti” cinesi, spacciati per regali e invece pagati (comme il faut).

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E così, dopo le fanfare per le arance siciliane spedite in Cina (ricordate Giancarlo Cancelleri, attuale viceministro dei Trasporti, che inscenava finte telefonate per esultare coi suoi conterranei?), ora la diplomazia della seta regala un nuovo successo all’Italia a cinque stelle: cento milioni di mascherine. Questa è la fornitura, subito celebrata via Twitter dai grillini Francesco D’Uva e Laura Castelli, che una “azienda cinese”, grazie all’operosa intermediazione di Luigi Di Maio, sta per offrire al nostro paese. E chissà se anche stavolta si allestiranno dirette sui social dalla Farnesina e photo opportunity per salutare il salvifico sbarco degli “aiuti” cinesi, spacciati per regali e invece pagati (comme il faut).

 

Quel che è certo è che l’eccessivo entusiasmo, ai limiti della proskynesis, con cui lo stato maggiore del M5s sta magnificando il sostegno della Cina (in verità tutt’altro che eccezionale), sta diventando anche un problema politico. Perché, che ne siano consapevoli o meno, nel prestarsi come utili idioti della propaganda imperialista di Pechino, i grillini stanno gettando le basi per una specie di “Belt and Road sanitaria”, visto che nel frattempo il M5s continua ad alimentare i sospetti legati a un’eccessiva vicinanza con Pechino. L’ultimo episodio ha riguardato il progetto della ministra Paola Pisano sul piano di digitalizzazione della Pa per favorire il telelavoro in tempi di coronavirus: un sistema che, a giudizio dei ministri del Pd, rischia di mettere i dati sensibili (compresi quelli sanitari) di milioni di italiani in mano a Huawei, e dunque al governo cinese. Anche su questo, non a caso, il Copasir ha deciso di accendere un faro, convocando una seduta straordinaria mercoledì prossimo per le comunicazioni del presidente del Comitato per la sicurezza della Repubblica, il leghista Raffaele Volpi. Una riunione che avrà lo scopo, tra l’altro, di ribadire l’opportunità – avvertita anche dal Pd e da un pezzo del M5s – di affidare la delega ai servizi segreti a un sottosegretario ad hoc. Ipotesi che finora Giuseppe Conte ha sempre ripudiato, tenendo nelle sue mani la delega. Ma le grane cinesi, unite ai rischi di scorribande straniere sui mercati finanziari italiani, potrebbero rimettere la cosa in discussione.

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