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Gli inglesi fanno spontaneamente quello che negli altri paesi è stato imposto

Cristina Marconi

Dominic Sandbrook ci spiega le parole di Boris Johnson, lo spirito del blitz e l’amore inglese per l’onestà

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Londra. “A noi piace così: andare a fare razzia di carta igienica con la solita aria impassibile”. Per Dominic Sandbrook, storico, scrittore e presentatore di formidabili programmi televisivi sull’identità culturale del Regno Unito, il discorso alla nazione di Boris Johnson, premier politico circondato da due scienziati, ha colpito nel segno: senza mostrare tracce di quell’inaccettabile “tabù nazionale” che è il panico, ha convinto le persone che il coronavirus non è più solo una piaga esotica e, con l’affermazione brutale che si “perderanno persone care prima del tempo”, è anche riuscito a passare come schietto. Così, quando ieri ha annunciato quelle “azioni drastiche” che erano nell’aria già la settimana scorsa, il paese l’ha ascoltato senza protestare anche se l’impatto sull’economia, su cui già incombe la grande incognita autoinflitta dalla Brexit, sarà pesante. Ogni leader parla all’inconscio del paese che ha davanti e questo, secondo Sandbrook, è la chiave per capire un discorso che ha fatto giustamente venire i brividi all’estero (ma anche nel paese, come previsto e sperato). Se Giuseppe Conte cita Churchill, il suo biografo Boris suona l’arpa dell’immaginario collettivo, “puritano e sempre sensibile al fascino di una doccia fredda”, riecheggiando il cupo, tonante “non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”. Prova è che gli scaffali dei supermercati sono stati svuotati e che le scuole sono semideserte anche senza che il governo le chiuda, anche perché ha il problema di cosa fare con tutti quei bimbi che senza free meals semplicemente smetterebbero di mangiare. Per il resto, da ieri chi ha sintomi deve restare a casa per 14 giorni con tutta la famiglia e tutti devono ridurre all’osso la vita sociale – niente pub o ristoranti, al limite qualche jogging in solitaria. 

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Londra. “A noi piace così: andare a fare razzia di carta igienica con la solita aria impassibile”. Per Dominic Sandbrook, storico, scrittore e presentatore di formidabili programmi televisivi sull’identità culturale del Regno Unito, il discorso alla nazione di Boris Johnson, premier politico circondato da due scienziati, ha colpito nel segno: senza mostrare tracce di quell’inaccettabile “tabù nazionale” che è il panico, ha convinto le persone che il coronavirus non è più solo una piaga esotica e, con l’affermazione brutale che si “perderanno persone care prima del tempo”, è anche riuscito a passare come schietto. Così, quando ieri ha annunciato quelle “azioni drastiche” che erano nell’aria già la settimana scorsa, il paese l’ha ascoltato senza protestare anche se l’impatto sull’economia, su cui già incombe la grande incognita autoinflitta dalla Brexit, sarà pesante. Ogni leader parla all’inconscio del paese che ha davanti e questo, secondo Sandbrook, è la chiave per capire un discorso che ha fatto giustamente venire i brividi all’estero (ma anche nel paese, come previsto e sperato). Se Giuseppe Conte cita Churchill, il suo biografo Boris suona l’arpa dell’immaginario collettivo, “puritano e sempre sensibile al fascino di una doccia fredda”, riecheggiando il cupo, tonante “non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”. Prova è che gli scaffali dei supermercati sono stati svuotati e che le scuole sono semideserte anche senza che il governo le chiuda, anche perché ha il problema di cosa fare con tutti quei bimbi che senza free meals semplicemente smetterebbero di mangiare. Per il resto, da ieri chi ha sintomi deve restare a casa per 14 giorni con tutta la famiglia e tutti devono ridurre all’osso la vita sociale – niente pub o ristoranti, al limite qualche jogging in solitaria. 

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Soprattutto vale a Londra dove il picco si raggiungerà “qualche settimana prima” che altrove. Gli indomiti ultrasettantenni dovranno stare a casa per mesi, mentre altre misure verranno annunciate “al momento opportuno”, quando il loro effetto sarà massimo. “Un sacco di gente apprezza l’onestà” e questo lo confermano le vox pop raccolte in una Londra svuotata di persone e macchine ma attraversata da un numero inconsueto di ambulanze. “Noi abbiamo il mito del blitz, una fantasia in cui noi siamo stoici e risoluti davanti alle avversità e che ha già fatto vari danni, il primo dei quali è il fatto che non possiamo mostrarci mai impauriti o peggio, fuori controllo”, prosegue Sandbrook, che ammette che la “psicologia pop” in situazioni di questo tipo “conta eccome” e che Boris ha dimostrato di sapere come muoversi. Anche chi lo critica risponde a certi messaggi subliminali, e intanto “le persone hanno fatto spontaneamente quello che stanno facendo in tutti gli altri paesi” e non è qualche “stranezza della psiche britannica” che fa sì che un premier possa ammettere che moriranno delle persone “quando ha intorno due massimi esperti scientifici del paese” di cui “si fa portavoce”. L’Organizzazione mondiale della sanità ribadisce di “testare e isolare”, mentre il Regno Unito, dove anche gli scienziati di Oxford restano convinti – e te lo dicono candidamente – di avere conoscenze epidemiologiche superiori al resto del mondo, pensa già a come testare i “salvati”, ossia coloro che hanno contratto la malattia. Boris vuole stimolare la produzione nazionale di impianti di ventilazione per cercare di tenere in piedi l’industria ed evitare di dover accettare la mano tesa di Ursula von der Leyen, anche perché la Brexit è l’ombra lunga che incombe su tutto e con la Ue non si scherza. “Con questo virus la gente tornerà a essere un po’ più ‘local’ nel comportamento e tutto questo è molto Brexity”, conclude Sandbrook, ricordando la storia del villaggio di Eyam, unico vero mito nazionale alla voce “pestilenze”. “Fu colpito dal flagello nel 1666 e gli eroici abitanti, per non contagiare il resto d’Inghilterra, chiusero le porte del paese. Morirono tutti”.

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