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Ecco l’Europa del nuovo mondo

David Carretta

D’ora in poi sarà inutile discutere di Patto di stabilità o tetto del 3 per cento. Ci vorrà un’economia di guerra, e una “legge d’emergenza”, ci dice la vicedirettrice del Bruegel. Il potenziale del tanto vituperato Mes, soprattutto per l’Italia

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Bruxelles. Il vecchio mondo dell’Unione europea è finito questa settimana e d’ora in poi sarà inutile continuare a discutere di Patto di stabilità e crescita, Fiscal Compact o tetto del deficit al 3 per cento. Alcuni stati membri hanno deciso di reintrodurre le frontiere, imponendo il divieto di accesso agli altri cittadini europei non residenti, cancellando di colpo non solo Schengen (l’assenza di controlli ai confini) ma anche la libera circolazione di merci e persone. Ma è soprattutto sul piano economico che tutto è cambiato per la crisi del coronavirus e l’impatto economico della decisione di imporre una quarantena generalizzata. Gli stati membri sono entrati in una fase di “economia di guerra”, “con le scuole chiuse, porti l’economia in uno stato di coma artificiale”, spiega al Foglio l’economista Maria Demertzis, vicedirettrice del think tank Bruegel. Se la quarantena durerà 10-12 settimane, la perdita di pil per l’Ue sarà di circa il 10 per cento, dice Demertzis. Per rispondere alla recessione serviranno quindi stimoli fiscali per il 10 per cento del pil. L’1,4 per cento di deficit in più dell’Italia? “That’s nothing”, risponde Demertzis: non è nulla rispetto a quanto servirà. Lo stesso vale per gli altri paesi: è solo l’inizio.

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Bruxelles. Il vecchio mondo dell’Unione europea è finito questa settimana e d’ora in poi sarà inutile continuare a discutere di Patto di stabilità e crescita, Fiscal Compact o tetto del deficit al 3 per cento. Alcuni stati membri hanno deciso di reintrodurre le frontiere, imponendo il divieto di accesso agli altri cittadini europei non residenti, cancellando di colpo non solo Schengen (l’assenza di controlli ai confini) ma anche la libera circolazione di merci e persone. Ma è soprattutto sul piano economico che tutto è cambiato per la crisi del coronavirus e l’impatto economico della decisione di imporre una quarantena generalizzata. Gli stati membri sono entrati in una fase di “economia di guerra”, “con le scuole chiuse, porti l’economia in uno stato di coma artificiale”, spiega al Foglio l’economista Maria Demertzis, vicedirettrice del think tank Bruegel. Se la quarantena durerà 10-12 settimane, la perdita di pil per l’Ue sarà di circa il 10 per cento, dice Demertzis. Per rispondere alla recessione serviranno quindi stimoli fiscali per il 10 per cento del pil. L’1,4 per cento di deficit in più dell’Italia? “That’s nothing”, risponde Demertzis: non è nulla rispetto a quanto servirà. Lo stesso vale per gli altri paesi: è solo l’inizio.

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“In un’economia di guerra, devi dare un salario a tutti”, spiega Demertzis. Oltre le spese per l’emergenza sanitaria, vanno pagati i soldati che rimangono a combattere dentro casa, i più fortunati con lo smart working, gli altri in cassa integrazione o disoccupati. Vanno massicciamente aiutate le imprese per fare in modo che, una volta usciti dalla quarantena, si rimetta in moto qualcosa. Vanno salvate le banche altrimenti collassa tutto il sistema economico. Il pil della zona euro ammonta a 12 trilioni di euro. Il 10 per cento di stimolo fiscale equivale a 1.200 miliardi. “In un’economia di guerra fai finanziamento monetario. Si stampa moneta, la dai al governo e il governo la spende”, spiega Demertzis. Il problema nel vecchio mondo dell’Ue è che “il finanziamento monetario è proibito” dal Trattato. “Invece di sprecare tempo a discutere di come usare gli strumenti attuali, le circostanze eccezionali danno carta bianca per disegnare nuovi strumenti e il quadro legale per usarli”, dice Demertzis: serve una “legge d’emergenza”.

 

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Il quadro legale è importante per determinare quale sarà il nuovo mondo. L’Ue si fonda su regole e fiducia. Nel momento in cui prevale la tentazione della chiusura e dell’egoismo (e ancor più di fronte allo sforzo che impone la crisi) basta poco per fare venire giù tutto, compreso l’euro. Secondo Demertzis, lo scudo anti spread Omt di Mario Draghi, così come è, non è “la soluzione per l’Italia”. Per essere attivato richiede condizionalità in stile Grecia: l’Italia non accetterà di cedere la sua sovranità nel momento in cui è “colpita dalla peggiore crisi a parte le guerre”. Quelli che servono all’Italia sono “trasferimenti fiscali”, avverte.

 

Lunedì il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, ha tracciato una pista: il Meccanismo europeo di stabilità (l’odiato Mes) ha 410 miliardi di capacità di prestito. “Difenderemo l’euro e i nostri cittadini con tutto ciò che abbiamo”, ha detto. Interrogato sulla condizionalità, Centeno ha lasciato intendere che non ci sarà o sarà molto leggera. “Abbiamo costruito il Mes nel mezzo di una crisi molto diversa”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo: “Non ci sono problemi di azzardo morale legati a questa crisi”. Per l’Italia, una linea di credito o un prestito del Mes, con scadenze decennali e tassi di interesse quasi nulli, permetterebbe di abbassare la curva del servizio del debito dopo quella del contagio. Nei fatti, sarebbe un trasferimento fiscale impossibile nel vecchio mondo dell’Ue. Se sarà possibile nel nuovo mondo, lo decideranno le prossime settimane.

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