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Trump fa il Khamenei sul coronavirus

Daniele Ranieri

Il presidente minimizza molto e male la crisi da Covid-19, sparge fake ottimismo in stile Iran

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Roma. Il presidente americano Donald Trump risponde in modo confusionario alla crisi coronavirus, aggrava il problema invece che contribuire alla soluzione e fa tutto questo con uno stile da satrapo sulla difensiva – come se qualcuno lo avesse accusato di essere il responsabile. Ieri mattina ha detto con molto ottimismo: “We have closed it, we have stopped it”, abbiamo chiuso la questione, e si riferiva specificamente all’epidemia di Covid-19. Ma è evidente che l’America è appena alle fasi iniziali del contagio e che i numeri, come succede da noi, sono destinati a crescere. Mercoledì 26 in conferenza stampa davanti ai giornalisti Nancy Messonnier, direttrice del Centro nazionale per le malattie respiratorie, ha detto che l’epidemia è inevitabile. Subito dopo Trump, dal palco accanto a lei, ha detto che “i casi sono quindici e presto li vedremo scendere a zero” (è furioso con lei, hanno poi scritto i giornali). In una settimana il numero dei contagiati americani ha superato quota duecento e ci sono quindici decessi – ed è impossibile conciliare questi dati con le dichiarazioni del presidente. Poche ore dopo avere detto “We have stopped it”, Trump ha cancellato la visita al Centro per la prevenzione delle malattie perché c’era il rischio che uno dei dipendenti fosse infetto.

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Roma. Il presidente americano Donald Trump risponde in modo confusionario alla crisi coronavirus, aggrava il problema invece che contribuire alla soluzione e fa tutto questo con uno stile da satrapo sulla difensiva – come se qualcuno lo avesse accusato di essere il responsabile. Ieri mattina ha detto con molto ottimismo: “We have closed it, we have stopped it”, abbiamo chiuso la questione, e si riferiva specificamente all’epidemia di Covid-19. Ma è evidente che l’America è appena alle fasi iniziali del contagio e che i numeri, come succede da noi, sono destinati a crescere. Mercoledì 26 in conferenza stampa davanti ai giornalisti Nancy Messonnier, direttrice del Centro nazionale per le malattie respiratorie, ha detto che l’epidemia è inevitabile. Subito dopo Trump, dal palco accanto a lei, ha detto che “i casi sono quindici e presto li vedremo scendere a zero” (è furioso con lei, hanno poi scritto i giornali). In una settimana il numero dei contagiati americani ha superato quota duecento e ci sono quindici decessi – ed è impossibile conciliare questi dati con le dichiarazioni del presidente. Poche ore dopo avere detto “We have stopped it”, Trump ha cancellato la visita al Centro per la prevenzione delle malattie perché c’era il rischio che uno dei dipendenti fosse infetto.

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Per due settimane abbiamo visto come in Iran i vertici autoritari del paese hanno continuato a negare che ci fosse un problema e hanno censurato le fonti mediche che tentavano di dare l’allarme. Il risultato è orrendo: gli esperti avvertono che i contagiati sono decine di migliaia, quindi molti di più dei tremila ufficiali, e il governo per la prima volta ha sospeso le preghiere del venerdì dopo avere sostenuto fin dall’inizio di febbraio che le dicerie sul contagio erano messe in giro “dai nemici del paese”. Lo ha detto l’autorità massima in persona, l’ayatollah Khamenei. La contraddizione fra la versione ufficiale e la realtà ha prodotto un contagio di dimensioni pari a quello cinese – ma non si può dire. Alcuni zeloti, convinti dalla propaganda del regime, si sono filmati nella città di Qom mentre leccavano la grata di un santuario per dimostrare di non avere paura delle dicerie del nemico. Quel santuario è uno dei centri del contagio perché ci passano decine di migliaia di persone ogni settimana.

 

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Senza che nessuno lo accusasse di nulla, Trump si è messo a minimizzare come Khamenei. Giovedì sera in un’intervista tv sulla Fox ha detto che la gente ora che ha paura di prendere gli aerei “starà negli Stati Uniti, spenderà negli Stati Uniti e mi piace. E’ una cosa che volevo da tempo”. Non tiene in nessun conto i danni che la strozzatura degli spostamenti provocherà all’economia di scambio. Mercoledì durante un briefing alla Casa Bianca ha detto che il ritardo nella produzione di kit per fare i test è dovuto a una decisione del suo predecessore, Barack Obama, e che lui ha invertito quella decisione, ma nemmeno i suoi fedelissimi sono riusciti a spiegare di cosa stesse parlando. I democratici presenti si sono infuriati e il capo della task force antivirus, Alex Azar, ha detto loro che non c’è nessuna decisione precedente che ha peggiorato la situazione e che non c’è nessuna decisione attuale che l’ha migliorata. Poi Azar ha smentito di avere detto queste cose, ma il risultato è che è sparito dalle conferenze stampa sulla crisi del coronavirus – era stato nominato capo della task force una settimana fa.

 

Trump detesta questa crisi sanitaria perché teme che danneggi la sua campagna presidenziale. Il Los Angeles Times scrive che i dottori protestano perché le regole imposte dall’Amministrazione per l’uso e la distribuzione dei kit per fare i test sono troppo restrittive – e molti hanno notato che il numero delle persone sottoposte al tampone ogni giorno è sparito dai dati ufficiali.

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