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Scenari concreti dell’impatto del Covid-19 sugli Stati Uniti

Gianluca Pastori*

L'economia americana comincia a mostrare le prime difficoltà a causa del coronavirus

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Mentre cresce il numero di casi confermati e tre stati (California, Washington e Florida) hanno dichiarato lo stato di emergenza sanitaria, l’impatto del Covid-19 sugli Stati Uniti resta ancora, in larga misura, da determinare. Nelle ultime settimane hanno tuttavia cominciato a materializzarsi le prime difficoltà in campo economico. Le istituzioni finanziare internazionali hanno avviato la revisione al ribasso delle prospettive di crescita globali. Parallelamente, nell’ultima settimana di febbraio, gli indici statunitensi (Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq) hanno fatto registrare pesanti flessioni, trascinati dalle vendite nei settori tecnologici e del trasporto aereo. Potrebbe trattarsi dei primi segnali di difficoltà più ampie. Nelle scorse settimane, le realtà come Apple e WalMart, più legate al mercato cinese, hanno dato segni di difficoltà e anche la ripresa delle attività dopo il picco della crisi sembra procedere più lentamente del previsto.

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Mentre cresce il numero di casi confermati e tre stati (California, Washington e Florida) hanno dichiarato lo stato di emergenza sanitaria, l’impatto del Covid-19 sugli Stati Uniti resta ancora, in larga misura, da determinare. Nelle ultime settimane hanno tuttavia cominciato a materializzarsi le prime difficoltà in campo economico. Le istituzioni finanziare internazionali hanno avviato la revisione al ribasso delle prospettive di crescita globali. Parallelamente, nell’ultima settimana di febbraio, gli indici statunitensi (Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq) hanno fatto registrare pesanti flessioni, trascinati dalle vendite nei settori tecnologici e del trasporto aereo. Potrebbe trattarsi dei primi segnali di difficoltà più ampie. Nelle scorse settimane, le realtà come Apple e WalMart, più legate al mercato cinese, hanno dato segni di difficoltà e anche la ripresa delle attività dopo il picco della crisi sembra procedere più lentamente del previsto.

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Le cause di questa flessione sono diverse. In primo luogo, i consumatori statunitensi sembrano avere cominciato a prendere in considerazione la possibilità di una diffusione del contagio nel paese e a modificare le loro scelte di spesa sulla base di questa possibilità. In secondo luogo, il sistema produttivo sta scontando i problemi di approvvigionamento legati alla diffusione del virus nei mercati asiatici e alla chiusura degli impianti che ne è seguita. In terzo luogo, la contrazione della domanda di beni statunitensi negli stessi mercati sta cominciando a ripercuotersi sulla produzione interna, concorrendo ad alimentare i timori per il futuro dell’economia nazionale. Molto dell’impatto di queste dinamiche dipenderà, quindi, dai tempi di propagazione del virus: secondo le stime di Morgan Stanley, più il picco epidemico tarderà a manifestarsi, maggiori saranno gli effetti, con un risultato che oscilla fra un rallentamento della crescita nel primo trimestre dell’anno e la recessione su larga scala.

 

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Martedì il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha annunciato il taglio di cinquanta punti base (mezzo punto percentuale) del tasso d’interesse, con il duplice obiettivo di sostenere i mercati in difficoltà e di mandare agli operatori economici e all’opinione pubblica un segnale forte di fiducia. Sono stati, tuttavia, sollevati dubbi rispetto all’utilità di questo strumento di fronte ai problemi creati dalla diffusione del Covid-19, problemi che – come detto – si legano da una parte ai crescenti timori sul lato della domanda e dall’altra allo scardinamento di catene di fornitura spesso molto ramificate. Nel complesso, le previsioni sembrano puntare all’ottimismo, data anche la buona situazione di partenza. Molto dipenderà, comunque, dalla capacità delle autorità di porre in essere misure di contrasto efficaci, anche per l’effetto che queste misure possono avere sulla percezione della minaccia da parte dell’opinione pubblica e sul comportamento dei consumatori.

 

* Gianluca Pastori è professore associato di Storia delle relazioni politiche fra il Nord America e l’Europa, Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, Università Cattolica del Sacro Cuore

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