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La guerra del pin parental

Giulio Meotti

“I figli non sono dello stato come a Cuba”. In Spagna è battaglia fra due visioni sulla scuola della diversidad

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Roma. I toni sembrano quelli delle vecchie guerre culturali zapateriste. “Il marxismo è rinato e governa in Spagna”, ha detto il cardinale Antonio Cañizares Llovera. “Sono i genitori che dovrebbero educare; in caso contrario, non abbiamo lasciato la cultura comunista”. Il ministro dei Trasporti del governo spagnolo, José Luis Ábalos, ha risposto parlando di “ritorno al fascismo”. “E’ guerra culturale di classe in Spagna”, titola il Financial Times.

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Roma. I toni sembrano quelli delle vecchie guerre culturali zapateriste. “Il marxismo è rinato e governa in Spagna”, ha detto il cardinale Antonio Cañizares Llovera. “Sono i genitori che dovrebbero educare; in caso contrario, non abbiamo lasciato la cultura comunista”. Il ministro dei Trasporti del governo spagnolo, José Luis Ábalos, ha risposto parlando di “ritorno al fascismo”. “E’ guerra culturale di classe in Spagna”, titola il Financial Times.

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Il caso è quello del pin parental, o veto dei genitori. E’ la possibilità delle famiglie di dare o negare il consenso alla partecipazione dei figli alle attività complementari a scuola nel caso in cui il loro contenuto vada “contro i loro princìpi morali”, come la teoria gender e la diversità sessuale. Il pin è stato introdotto da Vox nella comunità autonoma della Murcia, dove la destra è al governo con il Partito popolare e Ciudadanos, e ora gli ultraconservatori si stanno preparando a “esportare” la norma anche altrove, nei comuni e nelle regioni in cui non governano, in particolare a Madrid e in Andalusia.

 

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Il nuovo governo guidato da Pedro Sánchez, leader del Partito socialista alleato di Podemos, ha promesso di fermare il pin, se necessario con mezzi legali perché va “contro i valori costituzionali”. La ministra della Pubblica istruzione, Isabel Celaá, si è schierata con la ministra per l’Uguaglianza, Irene Montero, che ha detto: “I figli e le figlie di genitori omofobi hanno lo stesso diritto di tutti gli altri a essere educati al rispetto, alla promozione dei diritti umani e alla capacità di amare chi vogliono. I figli e le figlie dei genitori machisti hanno lo stesso diritto degli altri di essere educati alla libertà, al femminismo e all’uguaglianza”. E’ intervenuto anche l’ex premier José Luis Rodríguez Zapatero, che ha definito il pin un “orrore”. Ha alzato ancora di più i toni l’ideologo di Podemos, Juan Carlos Monedero: “Un padre non può abusare sessualmente dei propri figli anche se sono suoi, o picchiarli o negare loro cibo e istruzione”. Dunque un genitore che esercita l’obiezione di coscienza su temi sensibili sarebbe come un molestatore.

 

Il sindaco di Madrid, José Luis Martínez-Almeida, ha detto che qualsiasi iniziativa che garantisca “il diritto fondamentale” dei genitori a educare “liberamente” i figli sembra “appropriata e corretta”. Gli ha risposto il leader di Podemos, Pablo Iglesias: “Almeida, né io né tu né Abascal dobbiamo educare i bambini, ma gli insegnanti delle scuole pubbliche”. Il leader di Vox, Santiago Abascal, ha risposto: “No Pablo, tu educhi i tuoi, quel che è certo è che tu e la tua setta comunista non educherete la mia”. Il presidente del Partito popolare, Pablo Casado, ha paragonato la linea del governo a quella del regime di Castro: “I miei figli sono miei e non della rivoluzione, come a Cuba”. Il cardinal Cañizares, definito in passato il “piccolo Ratzinger” per il profilo di sfida alla cultura dominante, ha detto che la Spagna si trova in “una situazione critica, una vera emergenza”. Gli intellettuali spagnoli si schierano col governo. Lo scrittore e filosofo José Antonio Marina ha detto che quella del pin è “una controversia da XIX secolo e dei tempi di Cánovas” e che sarebbe un “ritorno del franchismo”.

 

Il filosofo e storico francese Rémi Brague, professore di Filosofia araba e medievale alla Sorbona, ricevendo due giorni fa la laurea honoris causa dell’Università San Pablo ha detto che “se vuoi ottenere qualcosa, anche le cose più stupide, basta dire che l’avversario è dalla parte di Franco”, ha spiegato che “l’attacco alla chiesa è perfetto per sembrare progressista” e che il problema del pin è reale, perché “alcuni insegnanti non insegnano più ma sono militanti di un’ideologia”.

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Il dibattito si riapre in Spagna mentre su Publico escono i dati relativi a una scristianizzazione inarrestabile: “La chiesa cattolica sta attraversando un’intensa crisi in Spagna che sta causando la perdita di oltre un quarto di milione di credenti ogni anno. Il numero di cattolici si è ridotto di quasi 5,6 milioni in vent’anni”. Vedremo come finirà la battaglia del pin. Ma sulla secolarizzazione, la guerra in Spagna appare già persa.

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