Cosa stanno facendo le navi turche al largo della Libia
Fregate della Marina militare di Ankara scortano un carico di armi diretto a Tripoli e salvano 30 migranti riportandoli indietro. Almeno una di queste unità è inquadrata in una missione Nato. Brutte notizie per l'Italia
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Nelle ultime ore cinque unità navali della Marina militare turca si sono avvicinate alle coste libiche: alcune hanno scortato almeno una nave cargo che era diretta al porto di Tripoli, mentre un’altra ha salvato 30 migranti che si trovavano su un barcone. Una volta recuperati i naufraghi, i militari turchi hanno offerto loro cure mediche ma subito dopo li hanno ricondotti in Libia e li hanno affidati alla cosiddetta "Guardia costiera libica", violando così le convenzioni internazionali del diritto del mare, dato che Tripoli è considerata dall’Onu un porto non sicuro. A confermare quanto accaduto al largo della Libia c'è anche Moonbird, l'aereo dell'ong SeaWatch che pattugliava la zona. "La Turchia, paese membro della Nato, firmatario della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e della Convenzione di Ginevra, si è resa complice di una ennesima grave violazione dei diritti dell'uomo. Un rifugiato, secondo il principio di non-refoulment, non può infatti essere deportato, espulso o trasferito verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate", ha commentato l'ong in un comunicato.
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- Luca Gambardella
Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.