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Troppa pressione su Serraj a Tripoli (e Di Maio è tentato da Haftar)

Daniele Ranieri

Il premier libico non voleva e non poteva apparire nei paraggi di Haftar. Di Maio vuole spostarsi verso la Russia

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Roma. Con la decisione di rifiutare l’incontro con il premier Conte a Roma viene fuori il grande problema del leader Fayez al Serraj: fuori dalla Libia rappresenta il governo assediato di Tripoli grazie alla sua presenza rassicurante da nonno gentile che piace negli incontri internazionali, ma in patria deve obbedire a blocchi di potere che gli dettano cosa fare. La decisione mercoledì di non atterrare a Roma e di tirare dritto verso Tripoli è stata presa da lui – dice al Foglio una fonte libica che preferisce non apparire con nome e cognome – perché sapeva che se avesse dato l’impressione di aprire un negoziato con Haftar all’atterraggio sarebbe stato considerato un traditore. Molti nel campo degli anti Haftar lo considerano troppo debole e la falsa notizia di un suo rapimento circolata mercoledì sera è sembrata verosimile: come se un’accoglienza brusca fosse nell’ordine delle cose. 

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Roma. Con la decisione di rifiutare l’incontro con il premier Conte a Roma viene fuori il grande problema del leader Fayez al Serraj: fuori dalla Libia rappresenta il governo assediato di Tripoli grazie alla sua presenza rassicurante da nonno gentile che piace negli incontri internazionali, ma in patria deve obbedire a blocchi di potere che gli dettano cosa fare. La decisione mercoledì di non atterrare a Roma e di tirare dritto verso Tripoli è stata presa da lui – dice al Foglio una fonte libica che preferisce non apparire con nome e cognome – perché sapeva che se avesse dato l’impressione di aprire un negoziato con Haftar all’atterraggio sarebbe stato considerato un traditore. Molti nel campo degli anti Haftar lo considerano troppo debole e la falsa notizia di un suo rapimento circolata mercoledì sera è sembrata verosimile: come se un’accoglienza brusca fosse nell’ordine delle cose. 

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Il rifiuto di incontrare Conte è stato annunciato da Hafed Gaddur, ambasciatore libico a Bruxelles che è imparentato con il leader delle milizie al Nawasi che a Tripoli proteggono l’area dove vive Serraj e sono contrarie con durezza a ogni tipo di apertura verso Haftar. “Non ci sarà mai alcun dialogo con il criminale di guerra Haftar”, ha spiegato Gaddur. Ci sono anche altri che hanno la forza per fare pressione su Serraj, come per esempio Osama al Juwaili, leader delle Brigate Zintan. Ma il primo sospettato è Fathi Bashagha, ministro dell’Interno di Serraj e uomo di Misurata (la città che con le sue forze militari difende Tripoli) che non dispone di una sua milizia ma ha abbastanza capitale politico per dire al suo diretto superiore che cosa fare. Mercoledì quando il governo italiano ha annunciato che Serraj era atteso a Palazzo Chigi dopo Haftar il ministro libico ha detto ai media nazionali che la notizia era soltanto propaganda messa in giro dagli Emirati Arabi Uniti che sono alleati con Haftar (fonte: Agenzia Nova). Insomma, Serraj non poteva sgarrare. E ieri Bashagha è arrivato lui alle sei e un quarto di sera a Roma, con molta più discrezione, per parlare con l’ambasciatore americano a Tunisi Donald Blome. 

 

 

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte si sono incontrati ieri a Palazzo Chigi per parlare di Libia e c’era anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini collegato via telefono. Di Maio è tentato di schierare l’Italia con il generale Haftar e con la Russia perché li considera i probabili vincitori della guerra civile e anche in questo senso può essere letta la lunga lettera che ieri ha mandato a Repubblica. A un certo punto scrive che tra le cose che farà nel prossimo futuro c’è anche parlare con Haftar – il che suona perlomeno strano visto che Conte mercoledì ha parlato faccia a faccia con Haftar per più di due ore. Come se non fosse stato detto tutto. Inoltre Di Maio a differenza di Conte sponsorizza come inviato speciale per la Libia l’ex ministro Franco Frattini, che in un’intervista alla Stampa ha detto che è necessario cancellare le sanzioni alla Russia in cambio di una soluzione in Libia.

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