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Erdogan e Putin ottengono la tregua in Libia (prego Europa)

Daniele Ranieri

Il libico Serraj atteso a Roma dopo Bruxelles ma tira dritto verso la Libia. Haftar parla molto a Palazzo Chigi

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Roma. Oggi le auto dell’ambasciata libica a Roma sono andate a prendere il capo del governo di Tripoli, Fayez al Serraj, all’aeroporto. Serraj era atteso alle diciotto a Palazzo Chigi per un incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, subito dopo un incontro fra Conte e il suo acerrimo nemico, il generale Khalifa Haftar. Ma le auto hanno aspettato invano: quando Serraj ha saputo che anche Haftar era a Roma, ha preferito far tirare dritto l’aereo che lo portava verso sud dalla giornata trascorsa a Bruxelles e tornare direttamente a Tripoli. Haftar ha fatto l’opposto, ha parlato per quasi due ore con Conte e invece non è andato a Bruxelles. I diplomatici europei da tempo tentano di farlo arrivare a parlare di persona nella sede della diplomazia dell’Unione europea e ancora una volta hanno fallito. I due leader libici, che rappresentano i due fronti della guerra civile, si sottraggono alla mediazione diretta e a qualsiasi tentativo di risolvere la crisi “con il dialogo”. Per fortuna ci pensano il presidente turco Erdogan e quello russo Putin, che oggi si sono visti a Istanbul per l’inaugurazione del gasdotto Turkish Stream e hanno anche parlato in privato di Libia. Non si sa di preciso cosa si siano detti, ma al termine del loro incontro il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha annunciato che Russia e Turchia invitano tutte le parti coinvolte nel conflitto in Libia a un cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte di domenica 12 gennaio.

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Roma. Oggi le auto dell’ambasciata libica a Roma sono andate a prendere il capo del governo di Tripoli, Fayez al Serraj, all’aeroporto. Serraj era atteso alle diciotto a Palazzo Chigi per un incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, subito dopo un incontro fra Conte e il suo acerrimo nemico, il generale Khalifa Haftar. Ma le auto hanno aspettato invano: quando Serraj ha saputo che anche Haftar era a Roma, ha preferito far tirare dritto l’aereo che lo portava verso sud dalla giornata trascorsa a Bruxelles e tornare direttamente a Tripoli. Haftar ha fatto l’opposto, ha parlato per quasi due ore con Conte e invece non è andato a Bruxelles. I diplomatici europei da tempo tentano di farlo arrivare a parlare di persona nella sede della diplomazia dell’Unione europea e ancora una volta hanno fallito. I due leader libici, che rappresentano i due fronti della guerra civile, si sottraggono alla mediazione diretta e a qualsiasi tentativo di risolvere la crisi “con il dialogo”. Per fortuna ci pensano il presidente turco Erdogan e quello russo Putin, che oggi si sono visti a Istanbul per l’inaugurazione del gasdotto Turkish Stream e hanno anche parlato in privato di Libia. Non si sa di preciso cosa si siano detti, ma al termine del loro incontro il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha annunciato che Russia e Turchia invitano tutte le parti coinvolte nel conflitto in Libia a un cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte di domenica 12 gennaio.

 

È un invito gentile, considerato che la Turchia di fatto è diventata il pilastro di difesa degli assediati di Tripoli – che ora si sentono ancora più assediati perché anche la città di Misurata, che provvede alla capitale la forza militare, adesso deve fronteggiare l’avanzata di Haftar. Oggi Erdogan può chiedere qualsiasi cosa a Serraj, perché il leader libico deve alla Turchia ogni residua speranza di sopravvivere a questa crisi. Dalla parte di Haftar c’è Putin, che ha fatto meno della Turchia e per ora ha mandato soltanto – soltanto si fa per dire – centinaia di mercenari molto competenti ma che si è già guadagnato in Siria la credibilità di alleato spietato e capace di prevalere a qualsiasi costo. Se Erdogan e Putin invitano le parti a rispettare una tregua in Libia, è molto probabile che le parti rispetteranno la tregua. Al contrario degli europei, che chiamano Haftar a Bruxelles e sono snobbati, e dell’Italia, che ieri non è riuscita a convincere Serraj a incontrare Conte, i due autocrati hanno una presa molto salda sulle vicende libiche. Fonti diplomatiche citate da Ansa dicono che Serraj temesse di finire incastrato in un vertice a tre con Haftar a Roma, cosa che avrebbe fatto infuriare la sua metà di Libia.

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