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Assedio all’Occidente

Micol Flammini

Il libro di Maurizio Molinari ci dice che la Seconda guerra fredda è già iniziata. E noi siamo al centro

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Si è chiuso un anno di equilibrismi impegnativi. Qualche funambolo è rimasto in piedi sul filo delle relazioni internazionali, qualcuno rimane appeso, qualcuno è già caduto e qualcun altro si concede addirittura qualche capriola, sicuro di avere in pugno amici e nemici, alleati e oppositori. L’Europa, attaccata da ogni parte, è riuscita a resistere a forti scossoni. Ai tumulti interni di populismi e nazionalismi convinti di voler distruggere il sistema europeo, la sua moneta, il suo mercato, i suoi diritti, i suoi valori e anche i suoi confini. Poi ci sono state le spinte che arrivavano dall’esterno, gli Stati Uniti troppo lontani e disinteressati dei quali gli europei non riescono più a fidarsi. Tra Washington e Bruxelles sono volate parole grosse, minacce importanti, più volte è stata messa in discussione la sicurezza e la forza dell’alleanza più naturale che c’è, la Nato – e la definizione di Emmanuel Macron sulla sua “morte cerebrale” rimarrà tra le più dolorose dell’anno che se n’è appena andato.

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Si è chiuso un anno di equilibrismi impegnativi. Qualche funambolo è rimasto in piedi sul filo delle relazioni internazionali, qualcuno rimane appeso, qualcuno è già caduto e qualcun altro si concede addirittura qualche capriola, sicuro di avere in pugno amici e nemici, alleati e oppositori. L’Europa, attaccata da ogni parte, è riuscita a resistere a forti scossoni. Ai tumulti interni di populismi e nazionalismi convinti di voler distruggere il sistema europeo, la sua moneta, il suo mercato, i suoi diritti, i suoi valori e anche i suoi confini. Poi ci sono state le spinte che arrivavano dall’esterno, gli Stati Uniti troppo lontani e disinteressati dei quali gli europei non riescono più a fidarsi. Tra Washington e Bruxelles sono volate parole grosse, minacce importanti, più volte è stata messa in discussione la sicurezza e la forza dell’alleanza più naturale che c’è, la Nato – e la definizione di Emmanuel Macron sulla sua “morte cerebrale” rimarrà tra le più dolorose dell’anno che se n’è appena andato.

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Nonostante i rapporti a volte faticosi con l’America, l’assalto all’Europa è però arrivato da oriente, dalla Russia e dalla Cina. La prima interessatissima alla disunione dell’Europa, alle liti tra paesi membri e al depotenziamento della coesione. La seconda invece – quasi non ce ne eravamo accorti ma anche Pechino si è unita al circolo delle potenze che vede l’Ue come un territorio di conquista – non utilizza la forza o la sfrontatezza di Mosca, ma gli obiettivi sono simili. La Guerra fredda, la seconda, è già iniziata, come scrive nel suo ultimo libro Maurizio Molinari, “Assedio all’Occidente”, uscito per La Nave di Teseo. Molinari, direttore della Stampa, ci presenta le sfide, i leader, i fronti, i pericoli, le vie di fuga e ci mostra come siamo cambiati in questi ultimi anni. Siamo entrati in questa Seconda guerra fredda in silenzio, a passi felpati e già “sta cambiando le nostre vite”. Siamo cambiati noi, è cambiata l’Unione europea e sono cambiati tanti attorno a noi, anche e soprattutto gli Stati Uniti. Ma oltre alle nostre democrazie sono cambiate anche le dittature e le autarchie che cercano di indebolire l’occidente che è così diventato un territorio, un’idea, un valore da mettere sotto assedio. La Guerra fredda non è più un gioco a due, non sono più Stati Uniti e Russia e contendersi lo spazio tra di loro, è un gioco rischiosissimo a cui partecipano numerosi protagonisti. Da una parte Vladimir Putin con la sua ansia di riscossa, tratto forte del putinismo che nel 2020 compie vent’anni, che tramite la dottrina militare del generale Valery Gerasimov ha trovato i suoi princìpi e le sue vie per essere attuata. Nella dottrina del 2013, l’ex capo di stato maggiore delineava le nuove mire, le nuove guerre, le nuove conquiste da ottenere generando il caso. Dall’altra parte c’è la Cina, che agisce con tattiche diverse, la sua arma migliore è il tempo, non punta ai terreni di scontro, punta ai mercati, non a una conquista militare. Mosca e Pechino sono unite dalla volontà di trasformare l’Europa, di conquistarla, di indebolirla con nemici interni e spintoni esterni, minando, oltre ai suoi mercati, le sue economie e i suoi valori, e i suoi legami: indebolendo l’Unione europea ma anche la Nato e soprattutto rendendo più fragile il rapporto che lega Bruxelles e Washington. In questo anno l’Ue dovrà prendere decisioni importanti soprattutto in campo di politica estera, dovrà stabilire di quale natura saranno le sue relazioni con Mosca, con Pechino, ma anche con l’Iran, dovrà svegliarsi, proteggersi e decidere con chi vuole stare per fermare l’assalto.

 

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Al centro dell’assedio all’occidente c’è l’Ue e ancora più al centro c’è l’Italia, virgola tra oriente e occidente e laboratorio di sovranismi, nazionalismi, euroscetticismo, dipendenze russe e dipendenze cinesi. Se la Lega è legata alla Russia, Molinari nota come invece il Movimento cinque stelle sia legato alla Cina e abbia costretto l’Italia tutta a questo vincolo innaturale e forzoso attraverso la firma del Memorandum nel marzo scorso. Roma, tra i gialli e tra i verdi del Conte 1, è diventata il terzo paese europeo, dopo Ungheria e Grecia, a essere guardato con sospetto dai suoi alleati naturali perché il patto con Pechino non appare soltanto come un accordo di cooperazione economica, ma anche “un patto di amicizia politica”.

 

Maurizio Molinari, oltre a descrivere i protagonisti e le tattiche di questo assalto, delinea anche delle vie di fuga che consistono nel rafforzare ciò che l’occidente ha di più caro: le sue democrazie. I nemici dell’occidente puntano a slegare quella coesione considerata naturale fino a ieri tra paesi democratici, ed è guardando ai cittadini e ai loro diritti che le grandi democrazie possono fornire una risposta decisiva, forte, univoca contro il desiderio delle potenze, che democratiche di non sono, di “trasformare l’Europa in un terreno di conquiste, politiche ed economiche”.

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