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Vince Boris Johnson

Paola Peduzzi

Gli exit poll danno ai Tory inglesi la maggioranza assoluta nel prossimo Parlamento. Cosa aspettarsi ora dal premier, i dolori di Corbyn

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Secondo gli exit poll pubblicati alla chiusura dei seggi, nel prossimo Parlamento inglese i Tory avranno 368 seggi, il Labour 191, i Lib-dem 13.

 

Il premier conservatore, Boris Johnson, ha vinto la sua scommessa – alla grande – secondo le proiezioni: potrà governare in maggioranza e “get Brexit done”. Questo dovrebbe consentire a Londra di risolvere la prima fase della Brexit (durata tre anni) il 31 gennaio 2020 con l’accordo siglato con l’Ue e passare alla seconda fase, quella sulle relazioni future tra il Regno Unito e l’Europa. Questa fase si deve chiudere entro la fine del 2020: senza accordo si rischia un altro tormentone “no deal”.

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La vittoria dei Tory dovrebbe anche porre fine allo stallo politico e istituzionale che ha bloccato il Regno negli ultimi anni. L’ispirazione liberale di Johnson condizionerà le scelte economiche: il programma elettorale era molto cauto, e molti sostengono che in realtà il governo abbia progetti più austeri di quanto abbia detto. Di certo, come capita quando si vince, si metteranno a tacere molte delle faide che hanno tormentato i Tory per lungo tempo.

 

Il Labour perde e ora dovrà declinare la “pausa di riflessione” post elettorale di cui si parla da tempo. Jeremy Corbyn, leader del Labour, ha perso due elezioni di fila pur con un Partito conservatore diviso e incattivito dalle sue liti: molti pensano che non possa più restare alla guida del partito. Ma del post Corbyn non si sa nulla: come la Brexit, è diventato un tabù.

 

Una considerazione finale: nel 2017, gli exit poll dissero che Theresa May aveva perso la maggioranza come poi accadde, ma in realtà i Tory conquistarono più seggi di quanto previsto. Nel 2015, gli exit poll dissero “Hung Parliament” invece David Cameron ottenne la maggioranza. Nel 2016, al referendum sulla Brexit, sbagliarono, come è noto. In questa tornata elettorale, ci sono 85 seggi in bilico, e la campagna è stata dominata dagli appelli al “voto tattico”.

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Quindi, buona nottata elettorale.

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