Mohamed Sifaoui (foto Facebook)

In Francia avanza il “fascismo accademico”. La Sorbona censura l'anti islamista

Giulio Meotti

La conferenza di Agacinski era stata appena annullata a Bordeaux

Roma. “Il nuovo fascismo accademico”. Lo definisce così la direttrice del settimanale Marianne, Natacha Polony. “Piccoli gruppi radicali che creano un clima di terrore per imporre le opinioni e mettere a tacere gli avversari. Godono di infinita clemenza da parte di alcuni circoli politici e mediatici nella misura in cui pretendono di incarnare il Bene. Chi oserebbe sfidarli?”.

 

Giovedì sera si sarebbe dovuta tenere all’Università Montaigne di Bordeaux una conferenza della filosofa Sylviane Agacinski su “L’essere umano al tempo della sua riproducibilità tecnica”. E’ stata cancellata dagli organizzatori perché la “sicurezza” non poteva essere garantita. Gruppi di studenti di sinistra e Lgbt avevano denunciato l’arrivo di una “famigerata omofoba” e avevano chiesto la cancellazione dell’evento (Agacinski è solo contraria alla procreazione estesa alle coppie lesbiche). “Faremo tutto il possibile per garantire che questa conferenza non abbia luogo”. E hanno vinto. Di “maccartismo accademico” e “sottomissione dell’università ai nuovi campioni della virtù” parla sul Figaro Eugénie Bastié. Trascorrono poche ore e stavolta alla Sorbona di Parigi rotola un’altra testa. Stavolta è quella del giornalista franco-algerino Mohamed Sifaoui, sotto scorta per le minacce islamiste. Il suo corso di “prevenzione della radicalizzazione” è stato appena sospeso alla Sorbona. Sifaoui accusa “le pressioni delle associazioni islamiche e dei sindacati di sinistra”. Doveva essere un corso di formazione offerto a funzionari di polizia, gendarmi, funzionari, proprio quelli sotto scacco dopo l’uccisione di quattro poliziotti dentro alla prefettura di Parigi da parte di un loro collega. Di “offensiva islamofobica per stabilire un clima di paura e denuncia contro i musulmani” aveva parlato contro Sifaoui l’organizzazione studentesca di estrema sinistra Le Poing Levé. “Il fondamentalismo è pericoloso. Anche il dogmatismo. La codardia è mortale”, tuitta il filosofo Raphaël Enthoven. Si inizia con un testo teatrale e si finisce a censurare persone in carne e ossa. A marzo, sempre alla Sorbona, c’era stato il caso delle “Supplici”, il dramma di Eschilo sullo sbarco ad Argo delle figlie di Danao, fuggite dall’Egitto per sottrarsi a un matrimonio coatto. La messa in scena delle “Supplici” è stata cancellata alla Sorbona in seguito a una protesta di un gruppo che accusava l’opera di “diffondere l’odio”. La colpa? Indossare  maschere di rame corrispondenti ai codici del teatro antico. E per le donne egizie, maschere di colore. Quindi “razziste”.

 

Un mese dopo, il filosofo dell’“identità infelice”, Alain Finkielkraut, teneva una conferenza a Sciences Po protetto dalle forze dell’ordine e dalla Dgsi, i servizi segreti interni, perché il collettivo di antifà voleva linciarlo. Intanto, da sinistra, si tace sul fascismo in nome del bene. E se Sébastien Le Fol chiama la Francia “paradiso della censura”, sul Point Sophie Coignard scrive di “un silenzio spaventoso su queste milizie politicamente corrette” e di un conformismo che “baratta il silenzio in cambio della tranquillità. Sappiamo dove portano tali rinunce”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.