La controcampagna di Barr
Il ministro di Trump vuole incriminare gli investigatori del Russiagate
Il ministero della Giustizia americano aveva cominciato una revisione amministrativa della lunga inchiesta sul Russiagate, quindi sulla possibile collusione fra il comitato elettorale di Trump e il governo russo. Adesso quella revisione diventa per ordine del ministero un’inchiesta giudiziaria e questo vuol dire che il magistrato che la guida, John Durham, potrà chiamare testimoni, ottenere documenti e chiedere una pena contro ipotetici criminali. A capo del ministero c’è naturalmente William Barr, un fedelissimo del presidente Trump e quindi l’idea che si tratti di una manovra pretestuosa per accusare gli accusatori è piuttosto plausibile.
Trump ha ordinato una controcampagna per distruggere la mole di accuse che rischia di schiacciarlo prima delle elezioni dell’anno prossimo, a partire dalla richiesta di impeachment per il caso ucraino. E infatti i repubblicani questa settimana hanno fatto irruzione nella sede dove sta andando avanti l’inchiesta per l’impeachment – per bloccare una deposizione. Ora Barr lancia l’inchiesta che potenzialmente potrebbe incriminare chi ha osato indagare sul presidente. Ma lo scopo non è l’incriminazione – per crimini che non è dato ancora sapere – ma l’offuscamento della realtà, la creazione dal nulla di una notizia che galvanizzerà la base di Trump, l’incremento della temperatura politica fino al punto di fusione, quello in cui tutte le versioni sono uguali, nessuna parte ha ragione e si parla con eccitazione di guerra civile. Per gli italiani è roba grossa: Barr ordina l’inchiesta poco dopo due viaggi in Italia per incontrarsi con i servizi segreti italiani da cui, dice il presidente del Consiglio Conte, non ha ottenuto nulla.
E però l’Amministrazione Trump dice che non è vero, che sono stati forniti elementi. Che possono esistere oppure no ma saranno usati per gettare fango sull’inchiesta del procuratore Mueller – la stessa che ha stabilito con certezza la responsabilità russa nell’aggressione alle elezioni americane 2016. Nostro malgrado, siamo risucchiati in una storia che sarebbe meglio non sfiorare nemmeno.
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