Walter Lübcke

L'assassino di Walter Lübcke

Andrea M. Jarach

Ha confessato Stephan E. Dice di aver agito da solo in reazione alla politica d'accoglienza. Il mondo dell'estrema destra in Germania

Stephan E. ha confessato. E’ l’assassino di Walter Lübcke, il presidente del governo di Kassel, in Assia, trovato moribondo il 2 luglio sul terrazzo di casa propria a Wolfhagen con un colpo sparato a distanza ravvicinata alla testa. Stephan E. ha dichiarato di avere agito da solo senza coinvolgere altri in reazione alle esternazioni del politico della Cdu in favore dell’accoglienza ai rifugiati nel 2015.

  

Questa confessione esclude responsabilità di terzi, ma non per questo pone fine alle indagini sull’assassinio e sulla possibile esistenza di un gruppo terroristico, ha dichiarato il procuratore generale Peter Frank. All’indomani del suo fermo, Stephan E. era stato indicato come un simpatizzante neonazista ma, anche se aveva preso parte ad una manifestazione elettorale della NPD nel 2002, era ormai slegato dall’ambiente dell’estrema destra.  Nei giorni scorsi sono però emersi altri dettagli sulla sua militanza: avrebbe partecipato il 23 marzo 2019 a un incontro segreto a Mücka in Sassonia con componenti di Combat 18 (il 18 sta per A. H.), il braccio armato della disciolta sezione tedesca di Blood & Honour, che costituì il gruppo centrale di sostegno della cellula terroristica Clandestinità nazionalsocialista (NSU). Presso il suo domicilio sono stati sequestrati molti elementi di prova, ma non è stata trovata l’arma del delitto, una pistola 9 mm., e Stephan E. - secondo quanto riportano media tedeschi - non ha fornito ulteriori indicazioni. Il presidente del Verfassungschutz, Thomas Haldenwang, avrebbe dichiarato alla Commissione parlamentare per gli Affari interni che Stephan E. non era un informatore dei servizi e per quanto il suo nome fosse in alcuni casi emerso, non c’era un fascicolo su di lui.

  

La sua confessione giunge a ridosso della notizia della richiesta di rinvio a giudizio per 8 persone, tutte tra 21 e 31 anni, accusate di avere costituito un gruppo terroristico neonazista con la sigla “Revolution Chemnitz”. A Chemnitz avevano trovato sicuro rifugio per anni, prima di nascondersi a Zwickau, i terroristi dello NSU. Tra gli accusati il ruolo di punta è ascritto a Christian K., già membro della cellula di destra “Sturm 34” resasi responsabile di diversi atti criminali e disciolta dal ministero dell’Interno della Sassonia nel 2007, il quale avrebbe raccolto attorno a sé elementi scelti legati agli hooligan ed al movimento di estrema destra “Pro Chemintz”.

  

“Revolution Chemnitz” aveva in animo di fare attentati attribuendoli all’estrema sinistra e provocare un sollevamento a Berlino il 3 ottobre 2018 per rovesciare l’ordine democratico, confidando di ottenere appoggio da componenti della polizia. Gli inquirenti non hanno indicato quanto fosse effettivamente prossimo a concretizzarsi il piano, quando il 1° ottobre del 2018 hanno arrestato il gruppo, e anche se non trovarono armi lo scambio di messaggi intercettati tra gli accusati aveva già evidenziato la loro pericolosità.

  

Nei mesi scorsi diversi agenti sono stati sospesi dopo che a una legale che aveva assistito i familiari della prima vittima dello NSU, il grossista di fiori Enver Simşek, furono recapitate lettere minatorie siglate “NSU 2.0” con dati che potevano essere stati estratti solo dai computer della Polizia di Francoforte. Sull’onda delle indagini sono quindi emersi diversi nuclei di agenti con simpatie di estrema destra dall’Assia alla Baviera. Come se non bastasse, si sa già che il rapporto annuale per il 2018 del Verfassungschutz tedesco, che sarà diffuso domani, registra un aumento di simpatie per il movimento dei Reichsbürger, cittadini che non riconoscono la legittimità democratica della Germania, e tra di essi di frange armate.

 

Già a maggio il presidente del Verfassungschutz Thomas Haldenwang, intervenendo in un dibattito televisivo, ha sottolineato la nuova dinamicità dei gruppi di estrema destra: per dare un'idea del loro potenziale Haldenwang aveva ricordato come il primo maggio un gruppo marciò per le strade di Plauen, in Sassonia, richiamandosi apertamente allo stile delle SA, con uniformi, stendardi, tamburi e fiaccole.

  

Il politico della Cdu Friedrich Merz in un’intervista alla Bild am Sonntag di pochi giorni fa ha lanciato l’allarme sulle simpatie per l'AfD nelle forze di polizia e nell’esercito. La sua diagnosi ha trovato successivamente conferma da parte del vicepresidente del sindacato della polizia, Jörg Radek, in un servizio del Bayerischer Rundfunk. I primi bersagli di questa nuova destra sono i rifugiati e  i politici ritenuti colpevoli per la politica di accoglienza. Centinaia di sindaci di comuni tedeschi hanno risposto ad un’indagine affermando di avere ricevuto lettere minatorie sullo stile di quelle nuovamente denunciate dalla prima cittadina di Colonia, Henriette Reker, e quello di Altena, Andeas Hollstein: entrambi già furono aggrediti da estremisti di destra.

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