Brune Poirson, segretaria di stato alla Transizione ecologica e solidale (foto LaPresse)

"La Tav vada avanti, aspettiamo solo l'Italia", ci dice la ministra di Macron

Mauro Zanon

Per Brune Poirson, la Torino-Lione “è indispensabile” e fermare tutto "sarebbe uno spreco da molti punti di vista”

Parigi. “Vogliamo lavorare mano nella mano con gli italiani perché dall’Europa abbiamo ricevuto dei finanziamenti molto importanti. I lavori sulla Tav Torino-Lione sono già iniziati e ora bisogna continuare a dare dei segnali di avanzamento per non perdere questa preziosa opportunità. La strategia e la volontà della Francia è questa”. Brune Poirson, segretaria di stato alla Transizione ecologica e solidale, è il volto green della macronia dopo la partenza dell’ex icona ambientalista Nicolas Hulot, ma anche una grande sostenitrice dell’alta velocità Torino-Lione contro chi, come i 5 Stelle, parla di “rischi per l’ambiente”. Il Foglio l’ha incontrata nel suo ministero, a boulevard Saint-Germain, a due settimane dalla nomina a vicepresidente dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unea): una vetrina prestigiosa per la 36enne nata a Washington e formatasi tra Aix-en-Provence, dove ha fatto Sciences Po, e Londra, dove ha frequentato la London School of Economics. “Non spetta a me commentare le divergenze politiche sul dossier Tav tra Lega e Movimento 5 Stelle, ma è indispensabile che l’Italia ci dia il più rapidamente possibile una risposta per sapere se ha intenzione di continuare a portare avanti questo progetto o no”, dice al Foglio la ministra francese, prima di aggiungere: “Spero vivamente che l’Italia decida di proseguire i lavori, i quali, ribadisco, sono già cominciati. Sarebbe uno spreco da molti punti di vista”. Le sue parole rappresentano l’insofferenza del governo di Parigi per quella che il Point ha definito “la schizofrenia della diplomazia italiana”.

 

Sulla Tav, come ha detto Macron a marzo suscitando l’irritazione del governo gialloverde, “non c’è tempo da perdere”, anche perché sul tavolo ci sono i finanziamenti europei (l’Ue copre il 40 per cento dei costi della Tav, lo stato italiano il 35, quello francese il 25), e i tentennamenti sono soltanto un “problema italiano”, perché l’esecutivo francese è compatto. “La Francia è risolutamente impegnata nel progetto della nuova linea Torino-Lione”, si legge in un comunicato del ministero dei Trasporti francese di una settimana fa. In conformità a questo impegno, la ministra dei Trasporti di Parigi, Elisabeth Borne, ha chiesto ufficialmente a Sncf Réseau, la divisione delle ferrovie francesi che si occupa della rete, di “lanciare un programma di studi che permetta di precisare gli investimenti necessari alla modernizzazione della reta esistente e alla realizzazione di nuove linee”. Tra queste “nuove linee”, in prima fila, c’è appunto la Tav. “Aspettiamo soltanto l’Italia”, dice al Foglio Brune Poirson.

 

Alcuni, con un po’ di malizia, la chiamano la “chouchou du président”, la pupilla di Macron, altri sottolineano la sua umiltà e i suoi modi concilianti che fanno bene a una macronia spesso percepita come spigolosa e sconnessa dalla realtà. Lei dice che è anche merito di un stage di kung-fu che ha seguito a Shaolin. “Mi ha insegnato la resistenza e il rigore. Il kung-fu è imparare a compiere un gesto perfetto in totale armonia con il proprio spirito. E l’autodifesa, in politica, può servire: soprattutto contro la misoginia e l’arroganza tecnocratica”, spiega la ministra. Interrogata sul delicato tema del nucleare, lei che nel passato ha lavorato su diversi progetti di sviluppo sostenibile per il gigante esagonale Veolia, risponde che la Francia “è concentrata nel voler ridurre la quota di nucleare dal 75 al 50 per cento entro il 2035 (all’inizio del quinquennio, si parlava invece del 2025, ndr), ma non solo: vogliamo aiutare i paesi stranieri a sviluppare le energie rinnovabili. In Africa, per esempio, ci siamo alleati con l’India (Alliance solaire internationale, ndr) per sviluppare massivamente l’energia solare, e permettere ai suoi stati di saltare la tappa delle centrali a carbone”. Sui recenti accordi sulla Cina nel campo del trattamento dei rifiuti nucleari che hanno fatto storcere il naso ad alcuni ambientalisti locali, la ministra dice che la Francia “ha soltanto messo a disposizione la sua expertise”.

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