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Manca qualcuno?

Redazione

Le colpe del caos Brexit sono dei Tory. Ma il Labour ha enormi responsabilità

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L’impasse istituzionale del Regno Unito è ancora lì, in bella vista, esposta al riso amaro di tutto il mondo. Theresa May ha offerto le sue dimissioni in cambio di un voto sul suo accordo con l’Ue di gestione della Brexit, ma ancora non si sa se la proposta sarà considerata sufficiente dai suoi compagni di partito e di coalizione parlamentare per concederle la vittoria che sancisce la sua fine.

 

L’Economist dice che no, il caos non si risolve affatto così, e mette una mappa del Regno Unito in copertina con il titolo “The Silly Isles”, isole sceme. Il magazine conservatore Spectator, che sulla May aveva riposto grandi speranze, poi sì, poi no, ha una cover bianca, con soltanto le scarpe leopardate della May buttate lì, in disordine, e il titolo “Dopo la May”, un paese a caccia di un leader. Il NewStatesman, magazine di sinistra, fa un passo ulteriore: di chi è la colpa?

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I condannati sono David Cameron, Boris Johnson, Theresa May, un partito conservatore che ha dato il peggio di sé e che condanna il Regno al peggio di sé. Manca qualcuno nell’elenco dei colpevoli? Sì. Il Labour e il suo leader, Jeremy Corbyn, che pur di fronte a un vuoto di leadership tanto evidente non è riuscito a costruire e proporre un’alternativa. Se i Tory hanno trasformato la Brexit in una lotta di potere interna, il Labour non è stato da meno: non c’è un piano laburista per la Brexit o contro la Brexit, i parlamentari votano in ordine sparso, di ribellione in ribellione. Corbyn vuole un’altra elezione e potrebbe ottenerla e potrebbe vincerla, e ci costringerà a dire che aveva ragione lui. Ma è una ragione di potere, la stessa che condanniamo quando si parla dei Tory e se è vero che chi è al governo ha più responsabilità di chi sta all’opposizione, anche non saperla fare, un’opposizione sensata nel nome di un interesse collettivo e non personale, è, resta e sarà una colpa.

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